Buongiorno♡♡♡
Capitolo 8
NADINEJacob sfreccia per le vie della città senza nemmeno guardare gli stop. Sorpassa le macchine ferme ai semafori e quelle che circolano come se fosse il padrone della strada.
Non è la prima volta in cui vado in moto, Remo mi ci ha portata tante volte durante gli ultimi mesi, ma questo, più che un viaggio, sembra un'avventura pericolosa da cui prego di uscirne viva.
Le mie braccia circondano con forza la sua vita e sotto le mani riesco a sentire i suoi muscoli in tensione. Questo contatto mi rende più euforica di quanto dovrebbe e faccio fatica a controllare il battito frenetico del mio cuore.
«Dove stiamo andando?», gli chiedo nel momento in cui capisco che non sta prendendo la direzione del quartiere in cui abitiamo. Sorpassa invece la rotonda e continua dritto, passando davanti allo Stadio.
Non mi risponde e preferisco pensare che non mi abbia sentita, anche se sono consapevole che la verità è un'altra.
Alcuni minuti dopo sfreccia accanto al ponte per poi fare inversione alla successiva rotonda.
«Cosa stai facendo?», domando ancora. È stressante non riuscire a capire quali siano le sue intenzioni.
Ma ancora una volta non fiata.
Lascio andare un sospiro di sollievo quando realizzo che mi sta portando a casa. Ha soltanto fatto il giro largo della città e non mi spiego il perché.
Passano pochi minuti e Jacob ferma in modo brusco la moto all'angolo della via in cui abito. Normalmente, non sarei mai salita in sella insieme a una persona che ha bevuto, ma ero troppo spaventata per poter trovare un'altra soluzione. Il suo arrivo è stato fondamentale altrimenti non so fin dove era disposto a spingersi Alkan. Rabbrividisco soltanto al pensiero.
«Scendi!», è tutto ciò che mi dice Jacob senza nemmeno guardarmi.
Tolgo le mani dal suo corpo per poter sfilarmi il casco, e indietreggio sulla sella. Se pensa di liberarsi di me tanto facilmente si sbaglia di grosso.
«No! Voglio parlarti e tu starai a sentirmi», ribatto, cercando di controllare il tono della mia voce tremante.
Lui gira la testa e mi guarda da sopra la spalla, i suoi occhi sono due lame sottili. «Ho detto scendi!»
«No!» So essere molto persuasiva quando mi ci metto.
«Nadine, cazzo!», sbraita e balza giù dalla moto, rischiando di farmi finire per terra.
Si volta verso di me e mi prende per la vita. Mi sento subito andare a fuoco. Anche se mi sta toccando attraverso i vestiti, è come se le sue dita mi stessero sfiorando direttamente la pelle.
Mi solleva in aria con facilità, come se non pesassi niente, per mettermi poi con i piedi per terra, davanti a lui. Il suo casco cade rumorosamente sull'asfalto, ma non ci fa caso. È troppo concentrato a fulminarmi con lo sguardo.
«Pensavo che eri abituata a fare ciò che le persone ti dicono di fare», ringhia a un soffio di distanza dalla mia bocca e sento uno strano calore scaldarmi il bassoventre.
«Che fossi», lo correggo, schiarendomi la voce e tentando di scacciare via la pulsazione che avverto tra le gambe.
«Cosa?!» Mi guarda perplesso, allontanando di poco il capo.
«Si dice "pensavo che fossi abituata"», spiego con una smorfia, spostando lo sguardo da lui per un momento.
Le sue mani mi toccano ancora i fianchi e sento che la stoffa della mia maglietta sta per prendere fuoco. Deglutisco con fatica mentre riporto gli occhi nei suoi.
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IL MIO RAGAZZO IMPERFETTO
RomanceNadine è la classica brava ragazza, quella che ogni genitore vorrebbe avere. Carina, di buona famiglia, brava a scuola. Appena sedici anni e tanti sogni nel cassetto. Il suo primo incontro con Jacob è disastroso e le lascia un segno, in tutti i sen...