Capitolo 13 Jacob

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Buongiorno♥️

Capitolo 13
JACOB

Il suo profumo... Il suo profumo è così insopportabile, cazzo, ma allo stesso tempo così buono da farmi desiderare di leccare con la punta della lingua ogni centimetro della sua pelle.

Non dovrei voler baciarla come un ossesso e vederla nuda sotto di me, ma mi dico che sono solo un ragazzo di quasi diciotto anni e che è nella natura umana pensare al sesso quando si tratta di una bella ragazza.

Le sue labbra sono a un soffio di distanza dalle mie, riesco a sentire il suo alito che sa di ciliegie.

Sto per abbattermi sulla sua bocca e farle tutto ciò che mi passa per la testa, ma un cane abbaia all'improvviso, facendomi ritornare con i piedi per terra.

Mi stacco da lei e la guardo. Anche lei lo fa e il suo sguardo è... deluso, forse?

I miei occhi percorrono la sua faccia rossa come un peperone e si soffermano sui capezzoli turgidi che spingono vogliosi contro il tessuto della maglietta.

È così bella... Così eccitante...

Cazzo! Devo allontanarmi da lei.

«Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me», le dico. I suoi occhi chiari si accendono di speranza e il suo volto diventa più rilassato, ma si adombra nuovamente non appena aggiungo: «Però sei in debito con me». Senza proferire altro le passo di fianco ed entro nella villa. E finalmente i miei polmoni tornano a immagazzinare aria in modo corretto.

Non appena all'interno, vedo subito le scale, le stesse di quel giorno in cui ci siamo conosciuti, io e lei, e il corridoio lungo il quale mi aveva trascinato.

A mano a mano che avanzo, vedo anche la porta bianca del bagno in cui, infuriata, Nadine mi aveva preso a schiaffi solo perché volevo scoparla.

Il mio cazzo balza nei pantaloni davanti a quella possibilità.

Sospiro. La situazione sta diventando frustrante.

Imponendomi di non pensarci più, raddrizzo le orecchie e m'incammino verso il retro della casa, nel posto da cui proviene un gran chiacchiericcio.

Nel giardino, intorno a un enorme tavolo di legno pieno di bevande e cibo dall'aria piuttosto triste, si trovano tutte le persone che mi detestano. Tra di esse, anche i genitori di Marina, ma di lei non c'è traccia. Meglio così. Non mi andava di rivederla.

«Ehilà, bella gente! Come va?», domando spavaldo, lasciandomi cadere in maniera scomposta sulla sedia libera vicino a Remo, che è impeccabile come al solito nella sua polo blu griffata.

Lui mi fulmina con gli occhi, poi sposta lo sguardo su Luca, che siede davanti a lui e fa finta di non vedermi nemmeno.

Luminița mi guarda confusa, tanto quanto Pietro accanto a lei.

«Jacob, che piacere vederti! Pensavo non saresti venuto», esordisce la padrona di casa, mostrandomi un sorriso tirato.

Non mi vede da tempo e sta tentando in tutti i modi di celare il suo stupore dietro a un'espressione allegra.

La verità è che nessuno è felice che io sia qui, riesco a percepire il disagio di tutti. Mi fissano come se fossi una macchia nera che sporca il loro perfettino quadro del cazzo.

«Ho cambiato idea all'ultimo», spiego. «A proposito, auguri!» Faccio un cenno col capo.

Come risposta, Laura mi mostra un altro sorriso. «Grazie».

«Quello è il posto di Nadine», mi informa gentilmente Remo, tornando a guardarmi.

«Ma non mi dire», brontolo lanciando un'occhiata a Nadine che è appena andata a recuperare in silenzio una sedia di vimini vicino alla piscina.

IL MIO RAGAZZO IMPERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora