Capitolo 15 Nadine

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Capitolo 15
NADINE

«Posso entrare?» Busso alla porta della stanza di Marina, dopo aver convinto sua madre a permettermi di venire a trovarla.

Neanche ieri mi ha risposto al telefono e la signora Manuela mi ha proibito di cercarla di persona. Ho aspettato che le acque si calmassero un po' prima di farmi avanti.

Non ricevendo alcuna risposta, busso di nuovo, un po' più forte, prima che l'uscio si apra di colpo. Sulla soglia, Marina. Con un'espressione funesta dipinta sul volto.

Come me, anche lei ha un dolcevita addosso. Mentre il mio è bianco, il suo è rosso e abbellito da tantissime paillettes.

«Cos'hai fatto al collo?», le chiedo di getto senza nemmeno salutarla.

Una brutta sensazione mi avvolge all'improvviso lo stomaco, ma tento di scacciarla via. Tuttavia, non se ne va. L'idea che Jacob abbia fatto a entrambe la stessa cosa mi fa star male. Tanto. Forse troppo.

Lei sospira, costringendomi a portare lo sguardo nel suo. I suoi occhi sono gonfi e rossi, segno evidente che abbia pianto tantissimo.

«Marina, che succede? Parla, altrimenti mi fai preoccupare», quasi la supplico.

Non mi bevo la storia della litigata con la madre. Hanno già discusso in passato, ma non l'ho mai vista in questo stato.

Lei si sposta di poco per farmi avanzare nella sua camera dalle pareti rosa, sopra cui vi sono stati attaccati con lo scotch diversi poster delle sue band preferite e foto che ritraggono noi due in diverse situazioni.

Senza aprire bocca, si lancia a pancia in giù sul letto occupato da libri e quaderni.

Sospiro.

Tra poco più di una settimana inizieremo la scuola e lei non ha ancora finito i compiti che ci sono stati assegnati per le vacanze. Mi sono offerta per tutta l'estate di darle una mano, ma non ha mai accettato il mio aiuto.

«Cosa ti ha fatto Jacob?», vado dritta al sodo, raggiungendola e mandando giù con fatica la pallina da ping-pong che mi si è fermata in gola. Perché mi è chiaro che sia lui la causa dei suoi problemi.

Mi siedo sul bordo del letto, poi, incerta, decido di metterle una mano sulla schiena. Non so più come comportarmi con lei.

Questa ragazza non sembra più la mia migliore amica e non so cosa fare per aiutarla a stare meglio.

«Perché pensate tutti che Jacob mi abbia fatto qualcosa?», mi aggredisce, roteando su se stessa in modo da potermi fulminare con lo sguardo. «Non si può manco stare male adesso?»

La guardo allibita. Questa è la seconda volta che mi tratta da schifo e non ci sto più. Non ora che non è più ubriaca.

«Senti, tra poco ho gli allenamenti. O ti dai una calmata e mi dici cosa ti prende, o me ne vado», avviso in modo brusco, scattando in piedi. Sono stufa di essere trattata male senza che abbia fatto nulla per meritarmelo.

Il suo labbro inferiore inizia a tremare e io sospiro ancora una volta, dandomi subito dell'idiota per essermi rivolta a lei in quel modo.

Sto per chiederle scusa, ma Marina schizza giù dal letto e mi si lancia tra le braccia. Quando scoppia a piangere, mi sento ancora di più in colpa.

Sono un'amica terribile e non solo perché continuo a nasconderle ciò che è accaduto tra me e Jacob e ciò che lui mi fa provare.

«Ohi, va tutto bene», la abbraccio, cercando di darle conforto come meglio posso.

«Scusami, Didi, scusami! Sto passando un periodo di merda», si stacca da me e si passa, frettolosa, una mano sulla faccia. «Jacob non c'entra nulla, ho altri cazzi per la testa».

IL MIO RAGAZZO IMPERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora