16. It's a team work

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"I remember
When we made a thousand plans
A thousand promises
Hoping they would have last forever."

Le ultime giornate di scuola trascorsero abbastanza velocemente, e finalmente arrivò la tanto attesa estate; avrei potuto fare ciò che amavo senza impegni, uscire con la comitiva, viaggiare, rilassarmi e soprattutto, passare più tempo con Alex.

Quella mattina mi svegliai a causa dei raggi del sole e della fresca aria estiva che filtravano dalla finestra della mia camera che la sera prima avevo sbadatamente dimenticato di chiudere. Ero di buon umore.

Nella casa regnava il silenzio; i miei continuavano ad andare a lavoro la mattina presto e mio fratello dormiva fino a tardi.

Scansai il lenzuolo dalle mie gambe, lasciandole nude poichè dormivo solo con una maglietta larga, e scesi dal letto. Raccolsi i lunghi capelli castani in una disordinata coda e mi diressi verso la cucina per prepararmi la colazione.

Dopo essermi fatta una bella tazza di caffè, spostai la tenda arancione della porta finestra della sala che dava sul giardino, per far passare un po' di luce; le foglie dell'albero si muovevano lentamente trasportate dal leggero vento, due farfalle bianche si rincorrevano, le viole nel giardino del vicino si arrampicavano sulla staccionata che divideva i due terreni, e le poche nuvole che c'erano, erano di un bianco accecante. Era tutto così tranquillo, e mi piaceva.

Presi il telefono e iniziai a leggere i messaggi che mi erano arrivati mentre ancora dormivo, ed alcuni di essi erano da parte del gruppo formato dai componenti della comitiva: dicevano di incontrasi tutti alle cinque del pomeriggio fuori alla casa abbandonata e di portare tutto ciò che non utilizzavamo più come arredo della nostra camera, tipo lenzuola, tende, oggetti di vario genere. Avevo già in mente a cosa potessero servire.

Andai in garage e iniziai a cercare qualcosa in vecchi scatoloni, tra le mensole e poi nei cassetti di camera mia.

Tutto ciò che trovai furono una piccola miniatura della Torre Eiffel (tanto ne avevo un'altra sulla scrivania), delle conchiglie provenienti dal Golfo Persico che aveva portato mio padre da uno dei suoi viaggi, una tavola di legno con sopra disegnato un quadro stile Pop Art, delle lucette bianche per addobbare l'albero di Natale, la statuina di una tartaruga e un'altra di un elefante, una vecchia radio che fungeva anche da sveglia, un grande telo arancione scuro con immagini tribali, ed infine una cornice per foto di forma rettangolare.

Misi tutto nel mio zaino e alle quattro e mezza andai a prendere Alex, così da arrivare insieme; anche lei aveva preso da casa sua molti oggetti carini.

"Ricordi questo?" Sorridendomi tirò fuori dalla sua borsa un acchiappasogni appendibile.

Chiusi gli occhi e ridendo buttai la testa all'indietro.

"Certo, come dimenticarlo! L'ho vinto ad un gioco alle bancarelle la scorsa estate"

"..E poi me l'hai regalato. Ero felicissima" Rise e appoggiò la testa sulla mia spalla.

"Per questo l'ho scelto come premio. So che li ami!" Le accarezzai i capelli e poi mi fermai di colpo. "Aspetta. Non vorrai mica renderlo di dominio pubblico! E' un regalo..non lo tieni per te?" Chiesi un po' infastidita.

"Certo che lo tengo per me, ti pare? Nessuno me lo toccherà, tranquilla."

Mi sorrise dolcemente, e davanti a quella scena non potei far altro che annuire e assecondarla.

Arrivate nel giardino della casa, trovammo già tutta la comitiva; parlavano tra di loro e ci salutarono calorosamente non appena si accorsero della nostra presenza.

Non potei fare a meno di notare il feeling che si era creato tra Malia e Chris. Lei aveva le guance leggermente rosate e lui parlando la faceva ridere. Che carini, pensai.

Poi spostai la mia attenzione su Jane che aiutava Valerie a scendere da un albero.
Mike fumava tranquillo insieme a Lauren in disparte, e Eva parlava sdraiata sul prato insieme a Steve e Jack, che teneva sulle gambe il suo amato skate.

Sparsi per il giardino della casa c'erano borse e zaini, ognuno con all'interno cose di ogni genere.

Chris richiamò l'attenzione di tutti, poi iniziò a parlare.

"Allora, ragazzi! Penso già abbiate un'idea del perchè vi ho chiesto di portare cose che non usate più a casa vostra; faremo diventare questa vecchia costruzione il nostro covo, il nostro punto di ritrovo, la nostra accoglienza per quando vogliamo scappare via, ma non sappiamo dove andare. Nessuno entra nella casa da anni, quindi dovremo farcela senza problemi, spero. Qualche volta sì, passa la polizia, ma si sofferma solo all'esterno, quindi fuori non cambieremo nulla. Ci state?"

Era quello che pensavo. L'idea era veramente interessante, e appoggiai Chris in pieno.

Sui volti degli altri ragazzi spuntò un sorriso e tutti approvarono l'idea entusiasti.

"Risistemeremo questa casa da cima a fondo. Diventerà nostra. Sarà un lavoro di squadra." Dissi convinta.

Alex mi abbracciò forte.

"Mi ricordo quando progettavamo di avere una casa tutta nostra lontano da quì, Cam." Disse guardandomi fissa negli occhi.

Sorrisi sentendo quelle parole.

"Me lo ricordo bene anche io, Alex. Solo che non pensavo succedesse così presto." Aggiunsi facendola ridere di gusto.

"A dire il vero neanche io, e poi non è neanche lontana." Rise. "Ma dopotutto, è meglio no? Più tempo insieme." Aggiunse infine. Arrossii leggermente all'idea, poi le risposi con un "Sì" pieno di felicità.

Ci guardammo per qualche secondo e poi tornammo alla realtà grazie alla voce squillante di Chris.

"Dai su, prima iniziamo e prima finiamo. Prendete le vostre cose e venite dentro!" Urlò.

Alex mi prese per mano, ed entrammo nella casa.

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Buonasera bellezze! Allora, come vi sembra questo capitolo? A me piace particolarmente.

Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vorreste che succedesse in seguito, sia tra Alex e Cam, che tra gli altri personaggi.

A presto, baci.

S.

Fearless.➳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora