Capitolo 13

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Tu che hai fatto l'impossibile
Mi hai ridato la voglia di vivere
Mi hai insegnato a cambiare
A rendere magico anche qualcosa di orribile

- "L'ottava meraviglia del mondo" Mostro


Il tempo trascorreva in modo relativamente sereno per Freya. Il suo rapporto con Cillian si stava approfondendo, giorno dopo giorno, mentre iniziava a raccogliere i frutti dei suoi sforzi accademici con esiti positivi in alcuni esami. Tuttavia, le sue preoccupazioni non erano formulate attorno alla vita universitaria, eppure un'ombra persistente si era insediata nella sua mente.

Da mesi, Christopher non smetteva di tormentarla con messaggi incessanti e telefonate invadenti. Le sue minacce si facevano più frequenti e sempre più pesanti, ma Freya non riusciva a trovare il coraggio di ribellarsi. La paura di compromettere la vita che aveva faticosamente costruito la teneva prigioniera. Nemmeno Cillian era a conoscenza di quanto stesse accadendo; preferiva tenerlo all'oscuro, piuttosto che gravarlo con responsabilità che non gli spettavano.

Quella sera, mentre si dirigeva verso il pub per il consueto turno serale, Freya si sentiva tranquilla nell'ambiente che aveva imparato ad amare. Aveva trovato in Helena e Jane non solo colleghe, ma anche care amiche.

Entrata nel locale, posò i suoi effetti personali in un angolo sicuro. Il pub cominciava a riempirsi di clienti, e con un sorriso, si mise al lavoro dietro il bancone, iniziando a pulire e asciugare i numerosi boccali in previsione della serata.

Dopo un paio d'ore di lavoro, una voce familiare attirò la sua attenzione:

"Signorina?"

Freya sorrise nel riconoscere Cillian, che la osservava con i suoi occhi cerulei, lucenti di affetto.

"Si?" Rispose, avvertendo un'elettricità nell'aria.

"Potrei, cortesemente, avere un bicchiere di whisky?" Chiese lui con un tono malizioso.

"Certamente, signore. Mi dica, quale buon vento la porta qui?"

"Oh, sto errando per le vie di Oxford, cercando un'incantevole fanciulla il cui nome è Freya. La conosce?"

"Sono mortificata, non conosco alcuna giovine che porta quel nome." Rispose lei, ridendo.

"Ne è sicura? Ha capelli morbidi e profumati, modi semplici ma eleganti, un viso angelico e una presenza idilliaca." Continuò lui con un sorriso che la faceva sentire speciale.

Ridacchiando, Freya gli versò il whisky, giocando con le parole. "Così mi lusinghi, Cillian. Perché sei qui?"

"Eh, mia cara Freya, fai domande troppo complicate. Semplicemente, questo è ormai il mio pub di fiducia. Il whisky migliore lo servi solo tu."

"Dai, lo metto solo in un bicchiere." Ribatté Freya, mentre l'imbarazzo le scaldava le guance.

"Ma sei la migliore nel farlo." Insistette lui.

La serata volgeva al termine, ma c'era un'atmosfera strana nell'aria, come se qualcosa di oscuro si stesse avvicinando. Cillian era ancora presente, e Freya avvertiva il suo sguardo su di lei, con cui scambiava occasionali parole.


Aveva appena finito il turno di lavoro, e quella sera spettava a lei chiudere il locale. Spense le ultime luci, chiuse a chiave la porta e, girandosi, vide Cillian fumare una sigaretta all'esterno.

"Cillian? Che ci fai qui?" Chiese sorpresa, non si aspettava di trovarlo ancora lì.

"Ti accompagno a casa." Rispose lui, avvicinandosi.

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