Capitolo 6: Paure

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Non sono molto a mio agio con quello che è successo prima. Specialmente i miei pensieri folli su Antonio mi hanno destabilizzato. Sicuramente, la reclusione fa dei brutti scherzi.

Sono davanti ai libri, ma non riesco a studiare, è tutto tempo perso. Mi continuano a tornare i vergognosi pensieri che ho fatto sul mio fratellastro. Ma che mi prende?

Mentre mi sto arrovellando il cervello nel tentativo di dare una spiegazione logica a dei pensieri che di logico non hanno un bel niente, sento il mio telefono squillare.

E' mio padre.

"Pronto?" Rispondo, contento di avere un modo per distrarmi da quello che è successo poco prima. "Tesoro?" E' la voce di mio papà. "Ehi, papi, come te la passi a Londra?" Chiedo.

"Eh, la situazione non è delle più rosee, ma non siamo messi male come lì in Italia." Mi spiega. Lo sento tossire.

"Tutto bene?" Chiedo allarmato? Ormai basta sentire o avere un po' di tosse che la paura schizza alle stelle.
"Ma sì, è solo un po' di tosse. Non ho febbre e nient'altro. Mi sto tenendo monitorato." Mi rassicura. "Non penso di aver beccato il virus."

"Menomale. Come va il lockdown?" Domando, curioso di sapere se va tutto bene. " Diciamo che non mi lamento. Non possiamo andare dove vogliamo, quando vogliamo, ma non le restrizioni sono meno rigide di quelle vostre, almeno da quello che ho capito."

Annuisco.

"Qui le cose non vanno per niente bene. I morti sono tantissimi e il personale medico fa dei turni massacranti. Mamma e Pietro non possono tornare a casa," Racconto. "L'ospedale si è offerto di pagare a tutti i dipendenti un albergo, così che possano evitare il contatto con i loro famigliare. Mi mancano tantissimo." Confesso triste. "Mi manchi anche tu."

Lo sento sospirare, mentre fa un altro colpo di tosse.

"Lo so, piccolo. Mi manchi tanto anche tu e, sono pronto a scommettere, che manchi anche a Katia e Pietro. Tua madre mi ha chiamato qualche giorno fa per vedere se stessi bene. L'ho trovata molto giù di morale." Anche se son divorziati, i miei genitori continuano a volersi molto bene e a preoccuparsi l'uno dell'altra. Mio padre ha anche un bel rapporto con Pietro, ad essere onesto. Penso che, in un modo contorto, possano definirsi persino amici.

"Sì, mi ha parlato di tutte le vittime. Deve essere molto logorante." E, ad un tratto, mi vergogno immensamente. "Io mi lamento perché sono chiuso in casa, al sicuro, mentre loro rischiano la loro vita per salvare quella degli altri." Che persona orribile.

"E' difficile anche rimanere chiusi tutto il giorno in casa." Prova a consolarmi mio padre. "Ma tu non sei da solo, no?" Di colpo, penso ad Antonio e ai pensieri peccaminosi che ho avuto su di lui e avvampo. Confermo, sono una persona orribile.

"Sì, ma è come se lo fossi. Sai che io e Antonio non abbiamo chissà che legame." Incomincio.

"Samu, dovresti essere un po' più indulgente con lui. Quel ragazzo ha sofferto molto nella vita e avrebbe tanto bisogno del tuo affetto." Questa manfrina l'ho già sentita centinaia di volte.

Antonio ha perso la mamma quando era molto piccolo, ma abbastanza grande da ricordarla. Pietro mi ha raccontato che, da allora, è cambiato. Era molto spensierato e sempre col sorriso stampato in viso, poi, è diventato un bimbo molto ombroso, ovviamente, come avrebbe potuto non esserlo dopo la perdita della madre. E' sempre stato da psicologi, persino quando l'ho conosciuto andava da uno e, per quanto adesso sembri molto migliorato, lo vedo che molte volte è triste. Come se la parte più spensierata e allegra di lui fosse morta con sua madre.

Ho provato a comportarmi bene con lui, ma ogni volta, lui ha sempre rovinato tutto, anche quando siamo cresciuti. So che dovrei impegnarmi di più, ma il suo modo di fare nei miei confronti mi manda in bestia.

"Stiamo cercando di andare quanto più d'accordo possibile." Confesso. "Abbiamo pure buttato giù un accordo per la buona convivenza." Spiego a mio papà.

"Dico solo che dovresti essere più presente per lui. So che è un tipo un po' scontroso, alle volte, ma tu non sei da meno. Ti arrabbi per ogni cosa." Ed è la verità, perché le sue parole mi stanno già irritando. Inoltre, mio padre ha sempre trovato molto simpatico Antonio e, spesso, quando veniva a trovarci, organizzava cose da fare solo con lui. Non posso dire che non mi voglia bene, ma ho sempre avuto la brutta sensazione che mio padre, in cuor suo, preferisse Antonio perché è come mi avrebbe sempre immaginato: Un uomo molto maschile, forte e, soprattutto, etero. Non dico che non mi sia stato accanto quando ho detto di essere omosessuale, ma non ha nemmeno fatto salti di gioia. Tuttavia, ha compreso e rispettato il mio essere.

"Tesoro, adesso ti lascio, è arrivato Richard e lo aiuto a cucinare." Mi dice. "Va bene, papy. Ci sentiamo, okay? Mi raccomando riguardati." Lo saluto.

"Anche tu, piccolo." Mi manda un bacio via telefono e mette giù.

Guardo l'ora e mi accorgo che si sta avvicinando il momento di cenare. Esco dalla mia stanza e raggiungo la cucina, dove trovo Antonio che sta preparando da mangiare. Nuovamente, mi soffermo ad osservalo. Dio, quanto è sexy in versione cuoco?

Scuoto la testa e mi maledico. Ricaccio indietro questo pensiero e lo raggiungo. "Ti posso aiutare?" Chiedo. Lui si volta e mi osserva. "Potresti condire l'insalata, te la senti?" Annuisco. Nessuno dei due è un cuoco provetto, ma ringrazio i tutorial su internet che ci stanno aiutando a migliorare un po'.

Mi fanno male le gambe, le braccia e le spalle dopo gli esercizi. Mentre condisco l'insalata, continuo a massaggiarmi il collo. Non fa davvero per me la palestra.

Sento due mani che mi posano all'altezza delle spalle e incominciano a massaggiarmi. Mi irrigidisco di colpo.

"Sono solo i primi giorni. Vedrai che più ti alleni e più ti abitui." Mi dice, continuando a massaggiarmi. Le sue mani sono come fuoco sul mio corpo e sento le mie parti intime reagire a quel contatto.

"G-già. Forse dovrei impegnarmi di più." Provo a dire, in maniera sconclusionata. "Sei stato bravo oggi, non me lo aspettavo. Non avrei scommesso un euro che saresti arrivato fino in fondo." Sento il calore suo fiato sul collo e mi sento in estasi. Non so che diamine mi stia accadendo. Vorrei maledirmi, ma sono troppo in fase godimento per riuscirci."

Mentre lui continua ancora un po' a massaggiarmi, dalla televisione sentiamo la giornalista dire che le bare delle vittime di coronavirus sono portate su camion militari. Ci blocchiamo e fissiamo la televisione. E' uno spettacolo agghiacciante. Decine e decine di camion militari con dentro altrettante bare piene. La scena mi fa venire un groppo in gola. Molti sono morti in ospedale e i loro cari non li hanno potuto dire addio. E se accadesse anche a Pietro o a Mia madre? Le mani iniziano a tremarmi.

"Tutto okay?" Mi domanda Antonio. Faccio di no con la testa e le lacrime rigano il mio viso. "E se mia madre o tuo padre venissero contagiati e morissero? Non avremmo nemmeno la possibilità di dir loro addio."

Lui mi fissa e mi stringe le braccia. "A loro non succederà nulla, capito? Non accadrà nulla né a tua mamma e nemmeno a mio padre, chiaro?" Cerca di farmi forza, anche se in un modo un po' brusco. Forse, lo dice a me, ma in fondo, sta cercando di fare coraggio pure a sé stesso.

"Ma come è potuto succedere? Perché siamo in questa situazione?" Lui fa spallucce. "Non lo so, ma se i nostri genitori lottano contro questo virus da eroi, noi dobbiamo avere fiducia in loro, okay?"

Annuisco.

"Adesso apparecchia che la pasta è quasi pronta." Mi dice. Mi ha consolato, è la prima volta che accade. Inoltre, il mio corpo è come se si stesse lamentando del fatto che non mi tocca più.

Chiudo gli occhi e vado a prendere la tovaglia e tutto l'occorrente per apparecchiare la tavola.

Mangiamo in silenzio, ma mi sento molto meglio. Abbiamo spento la televisione e messo un po' di musica, nel tentativo di distrarci. E' la prima volta che mi sento riconoscente nei confronti del mio fratellastro? Che il nostro rapporto stia cambiando così da andare , finalmente, d'accordo?

LoveGame - Un Amore Proibito ( ex Innamorato del Mio Fratellastro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora