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I giorni passavano veloci e Soobin si sentiva sempre più miserabile a causa dei colloqui di lavoro andati male "temo che resterò a vivere con te per il resto della mia vita"

Seduta sul divano a guardare la tv c'era sua madre, la quale non aveva esitato a rivolgere tutta l'attenzione al suo primogenito "non abbatterti tesoro, purtroppo è diventato difficile farsi assumere per i giovani. Non è colpa tua"

"Se non avessi avuto la gamba debole avrei potuto fare il poliziotto come ho sempre desiderato, ma la fortuna non vuole proprio stare dalla mia parte" aveva chiuso il portatile con più forza del necessario, stringendosi i pugni nei capelli.

"Sono molto ignorante e probabilmente sto per fare una domanda sciocca: hai provato proprio ovunque?" si era alzata per poterlo raggiungere ed abbracciare.

"Mamma, le condizioni sono le stesse da tutte le parti ed avere un impedimento fisico ti esclude in partenza" farsi stringere era sempre piacevole per lui, infatti non rifiutava mai i gesti d'affetto della sua genitrice "ormai ho ventitré anni e mi sto rendendo conto di aver perso troppo tempo ad inseguire un sogno irraggiungibile"

La stretta della donna si era intensificata "non devi parlare in questo modo, ti ho insegnato a combattere per le cose che vuoi e che sono proprio i sogni a fare da carburante per le persone. Chi non possiede la capacità di sognare non può definirsi davvero vivo"

La chioma nera del giovane era talmente pulita da riflettere la luce del lampadario sopra di loro "allora cosa mi consigli di fare?"

"Continua a cercare un lavoro, ne andrebbe bene anche uno di poco conto, ma non smettere di pensare a delle soluzioni per ottenere ciò che desideri. È sempre meglio fallire dopo aver fatto dei tentativi al posto di farlo senza averci nemmeno provato, no?" gli aveva preso il viso tra le mani, guardandolo con amore "il mio bambino è diventato un uomo ormai e non voglio vederlo con una faccia scura, quelli che stai vivendo adesso sono gli anni migliori e devi goderne al massimo"

Il rumore della porta d'ingresso che si apriva aveva fatto voltare entrambi in direzione della più giovane della famiglia, la quale stava parlando al telefono "sul serio, sono lusingata per la proposta, ma non posso fare la truccatrice senza alcuna qualifica. Persino un neonato saprebbe fare meglio di me e, per quanto mi servano i soldi, non posso tollerare di fare qualcosa che non mi compete"

Si era tolta le scarpe in tutta fretta, rischiando di perdere l'equilibrio e di far cadere il cellulare. Sembrava esausta ed anche infelice, ma dopo aver chiuso la chiamata ogni peso dalle sue spalle era scomparso nel suo sorriso.

Era corsa ad abbracciare entrambi, baciando le loro guance come al solito "pure oggi ce l'abbiamo fatta a superare la giornata e, se ne avete voglia, vi offro una pizza gigante"

"Quanti lavori hai fatto oggi?" la signora Choi si era rabbuiata subito dopo aver notato i cerchi scuri attorno ai suoi occhi "da quanto non dormi?"

"Mamma, sto benone" il suo sorriso non era svanito nemmeno di fronte alla serietà di colei che l'aveva messa al mondo "è una situazione temporanea e non mi pesa affatto dare una mano. Sto alla grande"

"Hai solo ventidue anni e dovresti pensare a goderti la vita, non stare fuori casa tutto il giorno per fare più lavori. Guardati: sei esausta, bevi caffè in continuazione e non ricordo l'ultima volta che ti ho vista stare sul divano a poltrire. Devi prenderti una pausa o finirai col crollare"

Yon aveva cercato il supporto di suo fratello "tu non dici niente?"

Il maggiore si sentiva chiaramente a disagio "ha ragione mamma, non puoi continuare così"

"Tu non hai ancora un lavoro e le spese sono tante, non posso smettere o finiremo col farci sfrattare" si era passata le mani sul viso stanco "vado a dormire un po', ne parliamo domani" aveva preso la mano di sua madre per darle delle banconote "prendete la pizza o mi offendo"

Chasing That FeelingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora