Capitolo 12

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Mi ha lasciato qui senza dire niente. Sono riuscita a dormire un po' ma sto scomodissima. L'unica cosa che ha tolto sono le catene, senza quelle posso muovere un po' più liberamente il busto e il sedere. Il sedere mi fa male per la posizione, a malapena sento i piedi e le mani e ho mal di collo perché dormendo è rimasto fermo in una posizione strana per troppo tempo. Ho ancora la benda sugli occhi per cui non so che ore sono e non so per quanto resterò qui.

Sento Frederik che si dirige verso il bagno, o è mattina o è ancora notte? o doveva andare in bagno? Quando esce dal bagno si dirige in cucina e inizia a cucinare qualcosa. Quando non sento più i rumori capisco che ha finito di fare quello che stava facendo. C'è odore di pancake o di omelette, per cui credo che abbia cucinato la colazione.

Sento che si avvicina a me ma non fa nulla. Mi gira intorno come se cercasse qualcosa. Mi toglie la benda dagli occhi e i miei occhi vengono accecati dalla luce improvvisa. Resto minuti con gli occhi chiusi e piano piano li apro uno e poco alla volta. Quando mi abituo alla luce davanti a me ci sono due sedie, in una c'è un bicchiere d'acqua e un piatto con le omelette; l'altra sedia invece è vuota.

Frederik non è nella stanza e non ho idea di cosa gli passi per la testa.

-hai fame?-

Mi volto per guardarlo.

-cosa hai in mente di fare?-

Si siede sulla sedia di fronte a me e prende una omelette e l'avvicina alla mia bocca.

-darti la colazione-

-non ho fame-

-si che hai fame, solo non vuoi che ti imbocchi. Dico bene?-

-se lo sai smettila di farlo-

Si alza in piedi e mi afferra il mento con la mano e mi piega la testa all'indietro.

-sono alla marmellata per cui non puoi dire che non ti piacciono-

-non...-

Mi spinge in bocca l'omelette.

-mordi, mastica e ingoia. Sputalo e verrai punita.-

Faccio come dice e mando giù il boccone.

-brava ragazza-

-ora che ho la bocca libera posso dirlo. Credi che abbia paura delle tue minacce? Se è vero che non userai la mia famiglia come ricatto non ho motivo di fare quello che mi dici-

-se non mangi la colazione resterai qui per tre giorni e non avrai né cibo né acqua. Cosa vuoi fare?-

Non voglio restare qui ma non voglio nemmeno fare quello che mi dice. Devo pensare d'astuzia, cosa mi conviene fare?

Mi avvicina l'omelette alla bocca ma a debita distanza così che se volessi mangiare dovrei io muovere la testa, come un cane che si sottomette per avere del cibo.

Lo guardo negli occhi e do un morso al cibo che mi offre.

-vedo che hai fatto una scelta saggia-

-io saggia non la chiamerei-

-e come la chiameresti?-

-non la chiamerei-

Finisco di mangiare la prima omelette e mi porge la seconda.

-posso avere dell'acqua?-

Fa male all'orgoglio chiedergli le cose, ma voglio liberarmi di queste corde e di questa sedia di merda. Non ho altra scelta che assecondarlo.

-se pensi che assecondarmi può servire ti stai sbagliando-

-cosa?-

-ti ho detto che sei come un libro aperto per me. So cosa pensi, so cosa vuoi fare, so tutto di te-

Lei è mia e solo miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora