Capitolo 22

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La mattina mi sono svegliata nella stanza da letto in più. Sul comodino c'era una mela e una bottiglia d'acqua con un bigliettino che diceva che quella era la mia colazione. Questa stanza ha una finestra chiusa con delle tapparelle elettroniche, ma non c'è da nessuna parte il telecomando. La porta è chiusa a chiave e su di essa c'è un altro bigliettino. Dice che la mia punizione è restare chiusa qua dentro fino a quando non cambierà idea. Faccio a pezzi il foglio e torno sul letto.

Le ore passano e niente è cambiato, Frederik mi ha portato il pranzo. Una misera porzione che non sarebbe bastata neanche a un neonato.

Sento che la porta si sblocca, ma nessuno la apre.

-Martina!-

Apro la porta e sbircio fuori, non c'è nessuno nel corridoio e non ho sentito passi né venire né andarsene.

-scendi di sotto-

Mi sporgo dalla ringhiera per guardare di sotto. Insieme a Frederik c'è un altro uomo. E' più basso di lui ed è biondo. Non sembra ma secondo me nasconde dei muscoli abbastanza sviluppati sotto la maglietta. Come mi guarda non mi piace e credo di non piacergli nemmeno io.

-scendi che te lo presento-

-non mi interessa-

Torno indietro verso la camera. Non mi importa conoscere altre persone. Frederik mi segue e mi trascina di sotto con la forza. Provo a liberarmi ma è inutile come sempre.

-lei è Martina. Martina lui è Augusto il miglior cecchino che conosca-

-buon per te-

Augusto continua a non piacermi per niente.

-devo allenare questa marmocchia?-

Allenare? Cos'è questa storia?

-tu non devi allenare nessuno, marmocchio-

Gli rispondo a tono. Chi si crede di essere? Frederik mi tira una sberla in pieno viso.

-bada a come parli-

-vedo che non sei riuscito a insegnargli le buone maniere-

Augusto sta giocando con il fuoco, non mi piace la libertà che si sta prendendo.

-nessuno deve insegnarmi le buone maniere-

-piantala!-

Frederik sembra più attento al mio tono del solito e io non posso fare a meno di sorridere.

-Martina lui ti insegnerà a usare le armi da fuoco-

-ne sei sicuro?-

Domando a Frederik e questa volta è Augusto che parla.

-cosa intendi?-

Mi giro verso di lui e do volontariamente le spalle a Frederik.

-so combattere, so usare i coltelli, a Frederik non conviene che sappia usare meglio le armi da fuoco-

-mi stai dicendo che sapresti uccidere un uomo?

-pensi che non lo abbia mai fatto?-

In realtà ho ucciso cinque uomini per la precisione, ma ero un po' presa dall'adrenalina per cui non mi ricordo bene come ho fatto. E non ricordo nemmeno la sensazione che si prova a rubare la vita di un essere umano. Si può dire che non ero totalmente in me in quel momento.

Augusto sembra spiazzato non si aspettava di certo una risposta del genere ma sembra riprendersi subito. Rivolgendosi a Frederik dice:

-allora non stavi scherzando-

Lei è mia e solo miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora