Capitolo 32

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Per tutto il giorno Frederik non si è fatto vedere. Ed è meglio così però il mio cuore mi sta dicendo qualcos'altro, non voglio vederlo né sentire la sua voce o percepire la sua presenza eppure sento un senso di irrequietudine.

E' tutto il giorno che non mangio e non ho nulla da fare. Mi sono fatta un bagno nella vasca da bagno che ha rilassato i miei muscoli e sono riuscita a dormire per un po'.

Le ore passano e io continuo ad essere chiusa qua dentro senza cibo. Mi sono guardata allo specchio e sembro un fantasma. Si vedono tutte le costole, ho delle grandi borse sotto gli occhi e varie cicatrici sul corpo. Non so cosa voglia fare Frederik e non ho la più pallida idea di cosa intendeva quando ha detto che vuole giocare una volta tornati a New York.

Ormai è di nuovo l'alba e sto morendo di fame. Le nuvole che avevo visto ora non ci sono più e il mare sembra un grande prato azzurro.

Mi siedo a terra vicino al letto e stringo le ginocchia al petto. Non posso non ammirare l'esterno sapendo che non posso raggiungerlo. Io non potrò mai più fare la vita che facevo, non potrò mai più camminare per i boschi e scoprire nuovi sentieri. Non potrò rivedere Buddy, il mio cavallo preferito del maneggio, e non potrò rivedere la mia famiglia. Quanto cazzo mi mancano e solo pensare a loro fa più male delle pallottole nel corpo. Non piangere, non farlo, non ora. Devo essere forte, non posso arrendermi ora.

Frederik entra nella stanza e si avvicina a me. Si siede vicino a me e mi porta sul suo grembo. Non faccio niente per impedirglielo anche perché, sebbene odi questa sensazione, mi sento al sicuro e a casa tra le sue braccia.

-ti va di fare colazione-

-è da ieri che non mangio-

-allora andiamo a mangiare-

Mi porta in braccio fuori dalla stanza fino in quella che potrebbe essere la sala pranzo dove ci sono i suoi uomini. Mi fa scendere e mi fa spazio su una panca. Alcuni escono dalla stanza mentre altri spostano un piatto e un bicchiere verso di me. Mangio soltanto della frutta e bevo del succo d'arancia. Frederik al mio fianco beve del caffè nero. Nessuno parla o dice niente. In questo momento vorrei solo andare a guardare il mare e sentire il rumore delle onde. Mangio fino a scoppiare e aspetto che succeda qualcosa ma nessuno dice o fa qualcosa.

-Frederik posso uscire?-

-volevano giocare a carte con te. Sai giocare con le carte?-

-eh?-

-vuoi giocare?-

-ehm si va bene ma non conosco tutti i giochi-

-she said yes-(ha detto di si)

-yeah, what game?-(si, che gioco?)

-che gioco?-

-so giocare a scala quaranta, machiavelli, uno, tappo, manazza, ruba mazzetto, ka...-

-okey, you play Machiavelli. Do you all know how to play?-(okey, giochiamo a Machiavelli. Sapete tutti come giocare?)

-of course-(certo)

-can i know your name?-(posso sapere i vostri nomi?)

Non so se ho detto tutto giusto o se l'ho pronunciato bene e spero che non faccia scatenare una reazione esagerata a Frederik. Non voglio assistere a un'altra scena come quella dell'altro giorno. Chissà cosa hanno fatto del corpo. Non è il momento di pensarci ora devo vincere a carte.

-Liam-

-Allan-

-Barry-

-Edgar-

Allan prepara le carte e le distribuisce. Ho delle carte carine. Mi allontano un po' da Frederik e lui mi guarda male.

-così non mi guardi le carte-

Avvicina la testa alla mia.

-mi interessa ben altro-

Abbassa lo sguardo sul mio petto e ancora più giù sulle mie gambe. Gli allontano la testa con le mani.

-pervertito-

Frederik sorride e si concentra sulle carte. A iniziare sono io poi tocca a Frederik, Liam, Edgar, Barry e infine Allan.

La prima partita la vince Frederik ma tutte le altre le ho vinte io. Qualche partita gli ho completamente annientati. Esiste il detto: fortunato in gioco sfortunato in amore e mi sembra più che appropriato al mia caso. Era da tanto che non giocavo a carte e provavo spensieratezza. L'ultima volta che mi sono divertita così tanto è stata quella fatidica notte al luna park con Frederik.

Liam dice qualcosa e poi Frederik si rivolge a me.

-vuole sapere come stai-

Guardo Liam e poi Frederik.

-sto bene, ho fame-

Frederik ripete la mia risposta ma non so se ripete proprio quello che dico io. Può benissimo rispondere come vuole, nessuno dei due conosce l'altra lingua.

-mentre il pranzo si prepara cosa vuoi fare?-

-posso andare andare a guardare il mare?-

-certo, andiamo-

Mi prende la mano e usciamo dalla sala, i corridoi sono lunghi e finalmente usciamo fuori. Il sole mi riscalda subito il viso e il paesaggio è stupendo. Non ho avuto tempo di ammirarlo le volte che ero fuori. Frederik mi porta sulla prua dello yacht e restiamo in cima a guardare il mare.

Mi appoggio al bordo e guardo dritta davanti a me. In lontananza si intravede della terraferma. Il mare è di un bellissimo blu che riflette la luce del sole. Non si vedono pesci o altri essere viventi ma immagino che il fondale sia troppo profondo. Cosa succederebbe se mi buttassi giù? Morire annegata o fatta a pezzi dall'elica? Non mi accorgo che pensando mi sono sporta di tanto come attratta dal mare.

-cosa avevi intenzione di fare?-

Mi volto a guardare Frederik e nei suoi occhi c'è un velo sottilissimo di preoccupazione. Torno a guardare il mare.

-non lo so nemmeno io. Ho solo pensato cosa mi accadrebbe se cadessi in mare-

Non so perché glielo sto dicendo, dovrei odiarlo eppure in fondo non riesco. Impazzirò a causa dei miei sentimenti.

Frederik mi avvolge le braccia intorno alla vita e mi preme contro il suo petto.

-non ti lascerò cadere. Né ora né mai-

Restiamo abbracciati come due innamorati che ammirano lo stesso orizzonte, il nostro orizzonte però non è lo stesso, per me è una gabbia per lui è una casa. Non c'è modo che possiamo condividere lo stesso futuro.

-Boss the lunch is ready-(boss il pranzo è pronto)

Mi prende in braccio e mi porta dentro a mangiare il pranzo.

Lei è mia e solo miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora