Capitolo 10

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Sono passate tre settimane e nulla è cambiato. Non parliamo se non necessario, io non voglio parlargli, non gli ho dato motivo di toccare il mio corpo più del dovuto. Con più del dovuto intendo stare in braccio a lui, cosa che mi tocca ogni pomeriggio, mentre la mattina sono "libera" di stare nello studio, e di notte. Non mi lascia uscire di casa, più di una volta gli ho proposto di uscire con me anche solo per un minuto ma ha sempre rifiutato e l'altro ieri mi ha minacciato di violentarmi se avessi tirato fuori l'argomento un'altra volta. Così ho smesso di chiedere. Mi sto stancando di questa vita, mi sto stancando di leggere libri noiosi, dormire di giorno e passare la maggior parte della notte sveglia bloccata dal corpo pesante di Frederik, di non poter fare movimento, di vivere questa quotidianità di merda. Alla mattina mi alzo, vado in bagno, faccio colazione poi si va nello studio, si pranza, vado in bagno, si torna nello studio in braccio a lui, si cena, mi faccio una doccia veloce e poi mi stendo a letto. Non faccio nient'altro da giorni.

Apro la finestra della camera da letto e mi siedo sul davanzale. Nel cielo si vedono le stelle, sono bellissime. Mai visto un cielo così bello, manca solo la luna e sarebbe un panorama perfetto. Conosco poche costellazioni, come l'orsa maggiore, l'orsa minore, Orione, Cassiopea, lepre e gemelli. Non so per quanto resto a fissare il cielo, ma quando Frederik entra nella stanza mi tira dentro e chiude la finestra. Non dice una parola usa semplicemente la forza bruta. Come il suo solito.

Sbuffando esco dalla stanza e vado in bagno, ho voglia di un lungo bagno caldo. Chiudo la porta, ma non c'è la chiave così cerco qualcosa che potrebbe bloccare Frederik fuori. Non voglio che entri e mi disturbi, non oggi. Prendo lo sgabello e lo incastro in maniera che non si riesce ad aprire la porta.

Apro il rubinetto dell'acqua e la vasca inizia a riempirsi. Nel frattempo mi spoglio ed entro nella vasca. Non ho mai avuto una vasca da bagno e durante questo periodo ho usato solo la doccia perché avevo paura che Frederik entrasse nella vasca con me, per cui mi godo appieno la sensazione. E' così rilassante che non vorrei mai uscire da qui.

Chiudo il getto d'acqua e mi immergo quasi del tutto e chiudo gli occhi. So che potrei addormentarmi, ma purtroppo non è giornata. Apro gli occhi e fisso il soffitto. Lo fisso senza pensare, la mente completamente vuota.

L'acqua diventa fredda per cui credo sia passata almeno mezz'ora. Inizio ad aver freddo per cui esco dalla vasca, apro il tappo per far uscire l'acqua e mi asciugo.

Dopo che mi sono vestita esco dal bagno e vado in cucina. Ho voglia di un the caldo. Prendo un pentolino, lo riempio di acqua e lo metto sul fornello. Guardo l'orologio e sono le 22:33, sorrido perché ricordo che nella mia vita passata a quest'ora crollavo dal sonno mentre ora sono più sveglia che mai. Frederik non l'ho visto per cui penso che sia o in camera o nello studio. Cerco negli armadi le bustine del the e lo zucchero. C'è solo il the ai frutti di bosco. Mentre aspetto che l'acqua bolla mi avvicino al fuoco per riscaldarmi, mi ero dimenticata che faceva freddo in questa casa.

Finalmente l'acqua bolle, spengo il fuoco e immergo la bustina. I cassetti sono ancora chiusi a chiave per cui non ho un cucchiaio per prendere lo zucchero e mescolare. Mi inventerò qualcosa. Prendo una tazza e ci verso il the e vado a sedermi sul divano, sperando di scaldarmi più velocemente. Frederik compare nella stanza, evidentemente era nello studio. Va in cucina e si prende il resto del the.

-quello era per me. Fattene dell'altro-

-è tardi dovresti andare a dormire-

-tu dovresti andare a dormire, se non sbaglio io ho dormito per la maggior parte della giornata-

-se non riesci a dormire possiamo parlare-

-cosa credi che stiamo facendo?-

-come ti chiami?-

-lo sai già perché probabilmente Marco ti avrà dato i miei documenti. Per cui saprai già tutto quello che si può sapere-

-si, ma voglio che sia tu a dirmi come ti chiami-

-io non mi chiamo sono gli altri che mi chiamano-

-perché fai la difficile? Ho chiesto semplicemente il tuo nome-

-e io non voglio dirtelo-

-non voglio obbligarti..-

-allora non farlo-

-stai rendendo tutto più difficile, non puoi rassegnarti e fare la brava ragazza? Ormai sono passate settimane, ti sarai abituata a tutto questo-

-rasseganti tu stronzo! Solo perché uno mi rapisce, mi picchia e mi stupra dovrei diventare una bambola e fare quello che vuole? Te l'ho già detto non farò quello che vuoi e ho smesso di fare la brava ragazza-

-mi sto stancando del tuo comportamento, questo è un avvertimento-

-cosa me ne faccio di un misero avvertimento?-

-stai oltrepassando il limite-

-quale limite?-

-smettila sto perdendo la pazienza-

-pensavo non l'avessi proprio-

Frederik sbatte il pugno sul bancone della cucina. Il suono riecheggia in tutta la casa.

-cazzo tappati quella bocca se non vuoi che te la tappi io-

Si sta arrabbiando ma non mi importa, ormai quello che posso fare è provocarlo, accettare le conseguenze e ripetere tutto da capo. Sono stanca di questa misera vita, sono stanca di non essere me stessa e sono stanca di lasciare le cose così come sono.

-scusa una domanda ma con cosa vorresti tapparmi la bocca? Con qualche altra minaccia?-

Non serve girarsi per sapere che espressione abbia, l'aura che sprigiona è maggiore in confronto a quando l'ho sentita per la prima volta. Non so cosa stia aspettando a fare la sua mossa, ma mentre aspetto finisco il mio thè. Quando l'ho finito Frederik non ha ancora fatto nulla ed è rimasto fermo in cucina, sento la sua aura minacciosa. Così tocca a me fare la prima mossa.

Mi alzo dal divano e cammino verso di lui guardandolo dritto in faccia. Non so dove ho trovato tutta questa sicurezza ma va solo a mio vantaggio. Mentre mi avvicino non posso non sorridere e non è un normale sorriso, no è un sorriso cattivo, diabolico. Il sorriso dichi ha deciso di mandare a puttane la sua vita, di rischiare il tutto per tutto. Il sorriso di una pazza. 

Lei è mia e solo miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora