𝑂𝑡𝑡𝑜

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Tw: Claustrofobia

«Ti dico che è una pessima idea»

Sospirai, lanciando una tacita preghiera al cielo quando sentii Finn borbottare per la millesima volta.

«Sta zitto» Mi lamentai infastidita. Quando Finn si era rifiutato categoricamente di farmi girare per la foresta da sola per una seconda volta, ero rimasta contenta che mi volesse accompagnare, in questo genere di ricerche più si è e meglio è.

Certo non mi sarei aspettata che lui in realtà stesse solamente cercando di dissuadermi e farmi tornare a casa. Avevo ripetuto e ripetuto ogni volta che non sarebbe successo, al costo di rimanere lì dentro tutta la notte.

Lo sentii borbottare in irlandese ma non si lamentò più, almeno ad alta voce.

Ora, ero ben consapevole che fosse, effettivamente, una pessima idea. Di notte i boschi sono pericolosi anche senza fate dentro, soprattutto quando hai ancora i polmoni che arrancano per prendere boccate d'aria fredda, gli arti che bruciano per lo sforzo e probabilmente mi stava tornando la febbre. Tutto quello aveva un'importanza secondaria al terrore che potessero far del male a Meg, con le parole di Meave ripetute come una cantilena nella mente.

Esiste, ci odiano.

E avevano Meg.

Finn era dietro di me, una torcia pronta in mano nel caso calassero le ombre più in fretta del solito, contando che il cielo sembrasse in procinto di calare la sua ira su Donegal e vicinanze da quanto le nuvole nere si estendevano e se c'era qualcosa che avevo compreso nei mesi in cui mi ero trasferita qui in Irlanda era che i temporali arrivano velocemente. Ci muovemmo tra gli alberi, gridando il nome di Meg, guardandoci in giro come segugi disperati, battevo i denti dal freddo quando mi voltai di nuovo verso Finn.

«Così non va»

«Non è che abbiamo molta scelta, la polizia è già stata ovunque» Lui sembrò notare l'agitazione nel mio tono ma dalla risposta che mi aveva dato ormai aveva già dato tutto per perso.

Io mi passai una mano tra i capelli, togliendomi un ago di pino dalle calze pesanti.

«Potremmo dividerci» Proposi, non credevo seriamente che potesse cambiare qualcosa ma non riuscivo ad abbandonarmi all'idea di aver perso mia cugina.

«Certo, per poi rischiare che prendano anche te.» Brontolò guardandomi come se avessi detto un'assurdità, al quale io risposi con uno sbuffo infastidito.

«Non ne prendono mai due, di ragazze»

«E questo come lo sai» Continuò ancora più infastidito.

«Ho letto libri, volumi su volumi da quando sono qui.» Risposi incrociando le braccia e lui contrasse la mascella.

«Sì, libri, parole e finzione. Ma non lo vedi, Anthea? Quelle maledette storie esistono sul serio ora. La realtà non va sempre come ci si aspetta, così faranno loro»

Sospirai, girandomi dalla parte opposta guardandomi attorno, le nuvole nere sembravano ancora più basse in quel momento, l'odore della pioggia aleggiava insieme a quello del terriccio umido.

«Hai ragione» Mormorai mentre ripensavo al motivo per cui potessero aver preso Megan.

Le storie parlavano di una sposa, Meave di vendetta, non sarebbe stata la prima volta in cui le due cose combaciassero. L'unica cosa che rimaneva invariata era il fatto che mia cugina ci stesse in mezzo.

«Facciamo un ultimo tentativo Finn, ti supplico» Lo supplicai a voce debole, gli occhi annacquati dalle lacrime sembravano ormai una costante in questi giorni. Lo vidi abbassare lo sguardo su di me, dubbio, stanchezza e rassegnazione si facevano battaglia all'interno dei suoi bellissimi occhi verdi.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora