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Avevo lasciato la porta che dava sul balcone aperta, lasciando entrare l'aria tiepida e i luccichii azzurri della Faglia, stesa sul letto d'erica mentre guardavo il soffitto ricoperto di glicine.
Avevo detto addio ad un'amica, per quanto poco ancora la conoscessi, sapevo di aver preso la giusta decisione quando le avevo dato il permesso di spezzare il patto che vigeva tra noi due. L'avevo salutata la notte prima, guardandola sparire nella nebbia fuori dal Nido come la fata etera che era, sempre a metà tra due mondi con due cicatrici rosse sulla schiena e le lentiggini iridescenti. Si era voltata una sola volta, aveva sorriso ed era sparita.
Ora però mi sentivo quasi soffocare nel silenzio della stanza, non ero riuscita nemmeno a portare nel mio nuovo caminetto, Beltaine che probabilmente si stava godendo la bella vita a ballare spensierata con la fuliggine invece.
Sospirai abbattuta, rivoltandomi nel letto un'ultima volta, finché trascinai le gonne della camicia da notte pensando di gironzolare senza meta in mezzo al Nido finché al tramonto mi sarebbero venuti a prendere per il mio viaggio verso le Grotte Auree.
Alla fine lo Spettro delle Lacrime tornava.
Sbadigliai sgraziatamente ma non feci in tempo a muovermi verso la porta che il crepitio di fogli accartocciati e lo sfarfallio di piccole ali mi fece voltare di nuovo verso il centro della stanza. Con ultimo scoppio la lettera apparve a forma di falena e io allungai una mano quando cadde.
La portai vicino al volto per inspirarne il profumo, anche se non ne avevo bisogno per sapere che fosse impregnata del profumo di Morfeus. Stava ancora scappando, forse da se stesso forse da me e se avessi dovuto preferire la sua lontananza, il fatto che non sapevo cosa stesse facendo tutte le notti mi rendeva irrequieta. Aveva avuto altri attacchi di panico? Era con Teline Gineste?
Mi feci una smorfia allo specchio, puntandomi un dito contro.
«Patetica» Dovetti ricordarmelo più volte, anche quando scartai la lettera velocemente e lessi le rune danzanti.
Anche questa volta aveva scritto sia in gaelico che in inglese corrente, aggiungendo un ramo di belladonna al fondo della lettera, che non pestai ma posai distrattamente sul letto alle mie spalle.
"Raggiungimi appena puoi nel mio studio. L."
Lessi il tutto velocemente ma mi soffermai sulla scritta quando notai la firma: L. Mi corrucciai confusa, sapevo che si trattava di Morfeus ma non avevo idea di come interpretare quella lettera che non portava significato.
Aggiunsi anche quella tra le ventimila domande che gli avrei fatto. Perché mi avrebbe parlato, che lui lo volesse o meno, che io lo volessi. Non potevamo continuare a nasconderci in stanze diverse mentre la Corte credeva che gli sposini felici condividessero il letto tutte le notti, era ridicolo e anche umiliante.
Non volevo condividere il letto con lui, quello era certo ma volevo che mi parlasse.
Era l'alba appena quando aprii la porta della stanza, gli uccelli di bosco iniziarono ad intonare il loro canto ancora prima che i raggi solari si infrangessero contro le fronde basse degli alberi. Dovevo ancora abituarmi al fatto che fossi diventata una creatura notturna ma questi piccoli particolari rendevano il passaggio leggermente più piacevole.
Scesi le scale da sola, il Nido sonnolento cantava a bassa voce ma mi fermai quando mi accorsi che le guardie erano ancora davanti al corridoio. Sbuffai infastidita e cambiai direzione silenziosamente, questo incontro riguardava soltanto me e Morfeus, non c'era bisogno che diventasse questione di stato portandomi dietro tutte le guardie.
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𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜
Fantasy𝐒𝐨𝐟𝐭 𝐝𝐚𝐫𝐤 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐲 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞 «Se ci fosse un modo per estirparti dal mio essere, lo userei. E invece mi ritrovo a strisciare ai tuoi piedi» Sibilò, avvicinando le nocche alla mia guancia. Mi chiesi se fosse stato il momento di spa...