𝑆𝑒𝑡𝑡𝑒

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Dopo la morte dei miei genitori non mi sono più preoccupata della paura di perdere qualcuno di caro.

Forse perché ancora stavo cercando di comprendere appieno chi mi fosse caro in quel momento, forse perché non si riesce mai ad essere preparati all'evenienza e non importerà mai abbastanza quanta poca fiducia del futuro si abbia.

Ed ora mi ritrovo ancora nel terrore, maledicendo quella fottuta volta che avevo deciso di prendere parte a questa storia.

Perché per quanto suonasse stupido, mi sentivo responsabile per ciò che era accaduto a Meg.

Io avevo seguito quella melodia fin dall'inizio, non lei. Io mi ero interessata a quelle stupide storie di fate, Meg se ne era stata tranquilla a badare ai propri interessi.

Appena avevo visto le farfalle allontanarsi nella nebbia della foresta, avevo spinto Finn mentre cercava ancora di tenermi lontana dalla foresta, urlandogli contro. Senza pensarci due volte corsi tra le radici intricate, inciampai, caddi e sanguinai ma non mi fermai, mai. Il vento mi sferzava i capelli sul volto, cercava di respingermi e io gli urlai indispettita contro, avrei trovato Meg, che la foresta lo volesse o meno

Il vento rimase muto, nemmeno una cornacchia solitaria o il frinire dei grilli.

Ero circondata da nebbia, foglie e silenzio talmente soffocanti che dovetti fermarmi per prendere respiro, appoggiandomi al freddo tronco di un albero. Mi guardai attorno confusa e infreddolita, la solita impressione di essere osservata era assente, ero semplicemente indesiderata e lasciata ad aggirarmi nella foresta come una pazza.

Chiusi gli occhi doloranti e gonfi, tossii e sentii il sapore ferreo del sangue. Dovevo concentrarmi, ogni foresta aveva un suo inizio e una sua fine, non sapevo dove fossero entrambi né quanto mi fossi allontanata dal paese limitrofo o dal sentiero ma ci sarebbe stato comunque un qualche segnale di vita prima o poi: del fumo dai camini, un cellulare che squillava.

Non ero sola, Meg sì e io l'avrei trovata.

Tossii ancora e continuai ad incespicare per la foresta, incurante del lento procedere del tempo e del fatto che la temperatura si stesse abbassando, così come il sole e gracchiai richiamando Meg ancora e ancora, fin quando la gola non mi bruciò talmente forte da rendermi difficile anche deglutire.

Mi fermai ancora e rimasi ferma nello stesso punto che sembrava essere uguale a tutti gli altri lì in mezzo, passandomi freneticamente una mano tra i capelli e guardandomi intorno senza mai smettere di cercarla, quando sentii l'eco di una voce, stringendomi addosso la maglietta leggera che avevo addosso.

Mi voltai in direzione del suono incerta e decisi di seguirlo, un lento passo alla volta mentre ancora le lacrime sgorgavano. Camminai senza sosta, raggiungendo la voce e mi ritrovai davanti Finn e mio zio con una torcia ciascuno, piansi ancora come una bambina, correndogli incontro

«È Anthea» Gridò Finn a Shay, lasciando cadere a terra la torcia raggiungendomi velocemente, prendendomi tra le braccia. Appoggiai la fronte sulla sua spalla, singhiozzando.

«Non c'è» Piansi, probabilmente stavo tremando e ogni cosa prese a vorticare pericolosamente, a perdere consistenza.

«Va tutto bene, ci sei Anthea, siamo qui» Lo sentii sussurrare sulla mia testa, stringendo la presa e solo in quel momento il mio corpo cedette completamente: i miei arti si fecero pesanti e molli, i miei polmoni doloranti mentre mi accasciavo sorretta da Finn.

Sentii la presenza di mio zio alle spalle e il loro chiacchiericcio ovattato, volsi il mio sguardo al cielo sovrastato dagli alberi che ci si chiudevano addosso e poi, chiusi gli occhi.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora