𝑄𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜

207 19 0
                                    

𓈒⠀𓂃⠀⠀˖⠀𓇬⠀˖⠀⠀𓂃⠀𓈒

Quella notte, la mia famiglia era tornata a me in sogno ed era stato terribile.

Non so per quale motivo la mia mente fosse tornata ai ricordi di quella notte dopo settimane di pace silenziosa, perché gli occhi vitrei di mia madre e le mani marmoree di mio padre erano venuti a torturare i miei sogni.

Mi svegliai in preda al panico, il pigiama imperlato di sudore e un gran senso di nausea. Non riuscii nemmeno a chiedere aiuto agli zii che dovetti correre in bagno per rimettere l'intera cena.

Me n'ero stata a singhiozzare, con la testa pericolosamente leggera solo per qualche secondo prima che zio Shay si accorgesse che ci fosse qualcosa che non andava. Non aveva detto una sola parola mentre era stato con me, lui non parlava mai molto ma il modo in cui mi era stato accanto, carezzato la schiena, pettinato i capelli mentre stavo male avevano sciolto il nodo che mi aveva chiuso la gola per tutta la notte e avevo pianto, ancora, finché non avevo avuto più forze nemmeno per quello.

Quella stessa mattina mi risvegliai nel mio letto, la finestra era stata aperta e dalla porta arrivavano i suoni della famiglia già sveglia. Non mi ricordavo come ci fossi arrivata ma di sicuro non c'ero riuscita da sola.

Nessuno era entrato dopo l'accaduto di ieri sera e sinceramente, non avevo nemmeno voglia di scendere dal letto.

Mi rigirai tra le lenzuola, gli occhi gonfi ed appesantiti e la testa dolorante. Mi sembrò di essere tornata quasi al punto di partenza, quando il dolore era ancora soffocante e il materasso mi risucchiava tra le molle, lasciandomi apatica ed immobile nella mia solitudine. Avrei voluto uscire dalle coperte, bermi un caffè ma i miei arti sembravano pesanti come pietra e rimasi stesa, a navigare nel freddo mare dei miei pensieri senza nemmeno avere lo stimolo della fame.

Passò un' ora in questo modo prima che Meg decidesse per me che era arrivato il momento di muovermi di nuovo. Bussò delicatamente alla mia porta ed entrò anche se io non risposi. Portava con sé una grossa tazza fumante che dal profumo sembrava cioccolata e sotto al braccio teneva un altro pacchetto incartato malamente.

«Speravo avessi un po' fame» Disse debolmente guardandomi dispiaciuta.

Non mi piaceva mettere in pena le persone che mi circondavano, mi faceva sentire un peso.

Quando non mi sentì rispondere per la seconda volta, sospirò, sedendosi sul letto ed allungandomi il pacchetto e posando la tazza sul comodino. Mi accigliai leggermente e fui curiosa abbastanza da allungare una mano per prenderlo.

Era pesante e la carta dell'involucro era ruvida, non mi ci era voluto più di qualche secondo per capire che si trattava di un libro. Alzai lo sguardo interrogativo su Meg che contraccambiò con un sorriso incerto.

«Aprilo, avanti» Mi incitò con gli occhioni azzurri carichi di speranza e io l'accontentai, scartando velocemente l'involucro di carta scura e slegando il fiocco fatto con lo spago.

Oh era un libro, ma il più bello che avessi mai visto.

Me lo rigirai tra le mani senza parole ma questa volta perché troppo incantata per proferir parola.

Era un tomo rilegato in cuoio scuro, le parole pressate e poi tinte in oro. Lo sfogliai, lentamente, con la paura di rovinare le pagine. Sembrava antico ma la qualità delle pagine bianche era nuova e soprattutto erano vuote. Nessuna storia raccontata, non una traccia d'inchiostro visibile.

«È bellissimo» Sussurrai, inspirando il profumo delle pagine

«Ed è tuo. La tua storia» Rispose Meg, indicando il titolo scritto in irlandese del taccuino.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora