𝑁𝑜𝑣𝑒

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«Ti ho trovata» Le dissi, passandole le dita tra i ricci morbidi

«Sì, e sei stata bravissima. Bravissima»

Continuò, tremando. Sentii una delle sue mani sulla schiena e, al contrario di quanto succedeva di solito, la sentii fredda. Il respiro della sala tornò a tormentarci col suo sibilo tetro e Meg si separò da me riluttante.

In quel momento notai il suo vestito, la magnificenza del tessuto perlaceo, la sua lucentezza e morbidezza eppure, in quello, il suo corpo sembrava spento: troppo umano per quelle stoffe. I suoi occhi erano contornati da pallide ombre grigie e a me ribollì il sangue di rabbia.

Che cos'avevano fatto al mio sole?

«Sei stata bravissima.» Ripeté, stringendosi le mani, prima che nei suoi occhi arrivasse il dubbio.

«Come hai fatto a trovarmi?» Sussurrò dopo poco, come se si fosse appena ricordata di un particolare fondamentale.

«Questo posto dovrebbe essere impossibile da trovare per gli umani.»

Rimasi in silenzio per qualche secondo, stringendo la presa sulle sue mani, chiedendomi se fosse la cosa giusta rivelarle che erano state le farfalle stesse a portarmici. Mentire tuttavia mi procurava ancor più tensione.

«Le farfalle. Mi hanno mostrato la strada» Mormorai, quasi spaventata che lei potesse sentirmi sul serio.

La sentii irrigidirsi contro il mio corpo e capii che aveva sentito benissimo.

«Devi andare»

Rimasi interdetta per qualche secondo, guardandola da capo a piedi. Era chiaro che si stesse sforzando a cacciarmi, sia dal modo incerto con cui l'aveva detto, che dallo sguardo spaventato.

Qualcuno la stava obbligando.

«Non senza di te» Ero determinata a riportarla a casa, a costo di sfondare la vetrata, poco importava se potevano seguirci, avremmo corso finché le gambe non ci si sarebbero ribellate contro, era una promessa che avevo fatto ai miei zii, a me stessa e ora lo stavo promettendo a Megan stessa.

Lei però scosse la testa e il profumo particolare dei suoi capelli mi arrivò dritto al cervello.

«Non posso. Il mio posto è questo ora. Vedi? Guarda che bel vestito.»

Riprovò, accennando ad un sorriso falsissimo, io mi innervosii ancora di più.

«Te ne comprerò a centinaia di vestiti così se vuoi. Il tuo posto è il mio, a casa, al sicuro» Le risposi e questa volta non aspettai una sua risposta per stringerle la mano e provare a trascinarla vicino alla vetrata. Megan provò a ribellarsi debolmente ma era evidente che voleva lasciare quel posto tanto quanto lo volevo io. Il suo vestito etereo fluttuò per qualche passo e poi, si fermò.

«Per favore Thea. Non complicare la situazione» Sussurrò, guardandosi attorno nervosamente e io seguii il suo sguardo. La sala continuava ad essere vuota, qualche rullio di un picchio intorno alla foresta, le foglie tremarono mentre le falene danzavano vicino al trono.

«Sono qui vero?» Le sussurrai, continuando a guardarmi attorno

«Thea...» Mi riprese Megan, stringendomi la mano.

Eccome se lo erano, c'avrei scommesso ogni cosa che ci stavano osservando dietro al loro velo di magia.

«Io me la riporto a casa, capito bast-»Urlai al nulla ma prima che potessi finire la frase, le dita fredde di Megan mi chiusero le labbra.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora