𝑉𝑒𝑛𝑡𝑜𝑡𝑡𝑜

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L'orrore ha il viso incantevole di una fata del Giardino e il profumo dell'oleandro.

Io lo capii troppo tardi.

Prima ancora di entrare nei loro territori, fecero fermare le mie guardie personali. Cercai di vedere oltre le loro possenti armature verdi ma ciò che vidi fu solo un profondo muro di nebbia, non sapevo bene cosa aspettarmi dal Giardino, ma di sicuro non quello.

Dissero che non potevo portare le mie guardie oltre i territori delle Falene, che sarebbe stato compito loro proteggermi a costo della propria vita per i tre giorni che sarei stata ospite di Sire Auron e la sua casata. Non mi piaceva per niente, il solo credere di poter comandare la regina mosse uno strano senso di apprensione nel mio petto.

Obbedii comunque ma prima di lasciare Zigo, lo avvicinai in un abbraccio.

«Porta Morfeus qui» Sussurrai, non avrebbero potuto impedirglielo, non potevano cacciare il re.

Se c'era traccia di umano come si diceva, Morfeus l'avrebbe sentito subito e nemmeno Sire Auron avrebbe più potuto proteggere suo figlio e le sue perversioni malate.

Sentii Zigo stringermi le braccia, poi lo lasciai andare, dovevo fidarmi di lui e anche se aveva giurato fedeltà c'era sempre una piccola vocina nella mia testa che diceva che non avrei più visto nei lui ne Morfeus.

«Regina Aislinn» Le guardie del Giardino si inchinarono, i mantelli di erbe intrecciate coprivano le loro ali di libellula, maestosi elmi iridescenti nascondevano i loro volti. Mi voltai un'ultima volta verso Zigo prima di accettare il braccio offertomi da una di quelle guardie.

Lentamente, fui condotta all'interno della nebbia fitta, talmente umida da essere soffocante. Le guardie non si accorsero del mio disagio o se lo fecero non lo diedero a vedere perché continuammo a camminare, l'erba sotto ai miei piedi nudi fredda e bagnata di rugiada.

Poi lo sentii, un profumo inebriante e avvolgente, più sensuale di quelli terrosi del Nido e la nebbia che avevo tutto intorno mi entrò anche nella mente. Lentamente la radura si aprì e dietro quel muro bianco e soffocante scoprii la vera bellezza del Giardino.

I miei piedi si fermarono di camminare, non più infreddoliti dalla rugiada ma piacevolmente rinfrescati.

La nebbia circondava un'ampia vallata, illuminata da alti bracieri dorati. Non c'erano vere e proprie abitazioni ma il suolo era ricoperto da cuscini e tappeti, fate dai lunghi capelli dorati e ornati da perle e fiori danzavano attorno ai fuochi al ritmo di una musica incalzante che sembrava provenire dagli steli d'erba stessi.

Appena videro arrivare il corteo di guardie ci vennero incontro come lupi affamati dai sorrisi angelici e in pochi secondi fui circondata.

«la nostra regina profuma di more»

«Danzate con noi»

«Toglietevi quel brutto vestito scuro»

Non sapevo a chi prestare attenzione, appena voltavo il viso verso una fata, un'altra mi puntava un dito grazioso sotto il mento e me lo voltava nella sua direzione. Era estasiante ma non in un modo piacevole, sapevo ciò che mi stava succedendo ma avevo poco controllo sul mio corpo e avrei scommesso il mio trono che ogni fata lì dentro ne era consapevole.

«Suvvia, un minimo di contegno» La voce autoritaria di Sire Auron le fece allontanare con inchini profondi e finalmente ripresi a respirare.

«Spero non vediate offesa nel modo...spietato in cui la mia gente ama accogliere gli estranei» Continuò avvicinandosi con un inchino, i suoi occhi puntati a terra. Sentii ridacchiare le altre fate, qualcuno mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora