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Prima o poi, avrebbe dovuto smettere di farmi ingurgitare il suo sangue come se fosse stata una mera bevuta tra amici.
Per prima cosa, non eravamo amici, secondo, il suo sangue non sapeva da alcolici.
Mi rendeva ebbra come se fosse tale però e il suo sapore dolciastro rimaneva sul palato anche dopo ore. Inoltre, trovavo ingiusto sentirmi così tranquilla dopo il terrore di ieri notte.
Non ero riuscita a controllarlo, non avevo un episodio di quella portata da settimane: la stanza mi si era chiusa addosso improvvisamente mentre da fuori le radici del Nido avevo sentito un singolo tuono rimbombare nell'aria, poi da quel momento tutto era diventato nauseante e confuso, non ero più in mezzo alle fate ma in un obitorio per riconoscere il viso morto di mio padre e mia madre sotto un telo bianco.
Credevo che per quello non fossi ancora degna: al sentirmi serena senza averci lavorato dietro, non sentivo di meritarmelo se era stato Morfeus a tirarmi a forza fuori dal baratro.
Inspirai, sibilando tra i denti quando Ada mi tirò i capelli mentre mi tesseva una tiara di licheni tra i capelli e il dolore pungente mi riportò alla realtà. Non avevamo parlato per tutta la mattina, sapeva che mi doveva delle spiegazioni per la sua scomparsa nel bel mezzo della festa in maschera proprio quando più avevo bisogno di lei, sapeva che ne ero rimasta amareggiata e per quello, non parlava.
Se evitava di aprir bocca, non avrebbe dovuto dirmi la verità che ostinatamente tratteneva tra le sue labbra sorprendentemente più pallide del solito se per primo non fiatava.
Anche le sue lentiggini argentee sembravano spente, gli occhi se li portava dietro freddi a rimuginare su cose che non mi era dato sapere.
Sapevo cosa voleva dire portare un peso sul petto talmente pesante da sentirsi soffocati, conoscevo il modo in cui si fatica a parlare per paura che la voce bruci e tremi ma ricordavo comunque il modo in cui Meg proprio grazie alle sue parole provava sempre a prendermi per mano e aiutarmi fuori dalla mia stessa mente.
Ero in grado di stare dall'altra parte del dolore? Di confortare e alleggerire il suo peso?
Non ne fui certa ma di sicuro sentivo di poterci provare.
«Puoi piangere se vuoi, con me. Qui non ti vede nessuno e io posso mantenere il segreto» Sussurrai, guardandola dallo specchio.
Le sue dita si fermarono tra i miei capelli e la vidi deglutire a fatica.
«Non credo che piangere possa aiutarmi» Si costrinse a parlare e ad accennare un sorriso, al quale mi accigliai.
«Perché hai paura del loro veleno?»
«Perché ho paura di non poter più smettere» Continuò lei, sentii come la sua voce tremasse, così come le sue dita e i suoi occhi farsi lucidi come pozze torbide.
«Adamantha...siedi per favore» Mi voltai verso di lei per poi indirizzarla verso il mio giaciglio.
Non avevo più voglia di chiederle di ieri notte, non era più importante.
In questi momenti, Meg si sarebbe seduta al mio fianco, offerto qualcosa di dolce da mangiare e mi avrebbe lasciata sfogare fino ad essere sfinita e così io feci con Ada.
Presi l'ultima barretta di cioccolata che mi rimaneva dalla mia scorta e gliela offrii, consapevole che non l'avrebbe mangiata comunque.
Lei spostò lo sguardo sulla cioccolata poi sul mio, cercai di sorriderle rassicurante ma non dovette funzionare poi granché, perché Ada scoppiò in lacrime.
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𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜
Fantasy𝐒𝐨𝐟𝐭 𝐝𝐚𝐫𝐤 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐲 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞 «Se ci fosse un modo per estirparti dal mio essere, lo userei. E invece mi ritrovo a strisciare ai tuoi piedi» Sibilò, avvicinando le nocche alla mia guancia. Mi chiesi se fosse stato il momento di spa...