𝑉𝑒𝑛𝑡𝑖𝑞𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜

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Belladonna tremava mentre veniva scortata fuori dal Nido per raggiungere le Grotte Auree. Avrebbe cavalcato un cervo bianco circondata da guardie, eppure la vedevo turbata mentre si guardava attorno stringendo una mano attorno alla lanterna.

Aveva insistito per farla occupare dalla Fiammella che stava nel caminetto della Stanza dei Funghi e di essere scortata dai suoi cappelli a fungo. Uno di loro le aveva teso la mano e aiutata a issarsi sul cervo e io mi ero ritrovato a chiedermi quale fosse il suo nome, la sua provenienza e perché sembrava parlare con mia moglie con una facilità a me sconosciuta. Poi l'avevo vista stringere qualcosa che portava al collo, una ampollina verde e mi ero rintanato di nuovo all'interno del Nido dall'angolo ombroso da cui l'avevo osservata silenzioso.

Non avrei permesso a me stesso di essere compiaciuto del fatto che avesse tenuto la collana e non l'avesse lanciata da una finestra come invece avevo creduto avesse fatto, non le avrei dato le spalle e lasciata andare senza nemmeno un saluto per paura di perdere il controllo una seconda volta e non mi sarei nascosto per tre giorni nel mio studio perché le Halesia carolina profumavano delle more della sua pelle.

Sbuffai, lisciandomi i capelli mentre mi inoltravo nel corridoio, prima di sussultare quando mi ritrovai Tyto davanti, nascosto dalle ombre.

«Tyto porge i suoi...»

«Sì, sì lo so già cosa porgi. Pennuto maledetto» Borbottai, sistemandomi il mantello piumato sulle spalle. Non sapevo proprio che razza di piacere otteneva quel Notturno nel far venire un colpo al cuore alle persone, soprattutto perché a me non riusciva mai. Gli feci strada nel corridoio, sentendo i suoi artigli graffiare il pavimento dietro le mie spalle.

«Novità?» Gli sussurrai, sapevo che non aveva molto tempo per parlare ma non intendevo rendere qualcun altro partecipe della nostra conversazione, avrei dovuto accontentarmi di bisbigliare guardandomi attorno attentamente.

«Come ha promesso, Pan non da segno di lasciare il suo rifugio. Non esiste Faglia da quelle parti ma sembra che la sua magia riesca a contenere i suoi sgorbietti» Sibilò Tyto spostandosi tra le ombre e io annuii, almeno quel pazzo manteneva le promesse.

«Comunque, credo sia più impegnato a controllare una giovane umana.» Continuò e io mi fermai improvvisamente, sentendo la punta delle orecchie riscaldarsi.

«Di che stai parlando» Sibilai, lanciandogli uno sguardo incredulo. Pan non si interessava degli umani, non li odiava ma nemmeno apprezzava. Sapevo che fosse un sadico con del marciume al posto del cuore ma non che sfidasse così apertamente le Pallide.

Non che gli potesse interessare quello che un tempo erano state le sue sorelle, non apparteneva a nessuna Corte, Pan non apparteneva a niente ma non era uno sciocco, sapeva degli umani e delle loro leggi, sapeva degli uomini che si muovevano con i cani e le divise azzurre che complicavano sempre la situazione quindi mi chiesi perché scontrarsi con tutto quello per un'umana.

«La cosa più strana è che non usa il suo sangue. Potrebbe usarla per crearsi una Faglia tutta sua ma non tocca il suo sangue...» Continuò pensieroso, fermandosi per qualche secondo e io lo intimai a continuare con lo sguardo.

«Non nel modo io cui lo useremmo noi comunque. Ho...notato gusti particolari nel possedere la giovane umana. Non che sia rimasto a guardare» Si difese subito dopo al mio sguardo disgustato.

Il solo pensiero mi accapponava la pelle. Non volevo sapere e non avrei chiesto, non era affar mio se quell'essere immondo possedeva tutte le donne che riusciva a trascinare nel suo boschetto.

𝐿𝑎 𝐹𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐷𝑖 𝑀𝑜𝑟𝑓𝑒𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora