𝗠𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗽𝗲𝘁𝘂𝗹𝗮𝗻𝘁𝗲

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𝟏𝟖 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞

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Una volta, da adolescenti, Carly e io avevamo un ritardo, così avevamo fatto dei test di gravidanza. In realtà il ritardo era di un giorno per lei e di due per me, e al tempo il nostro ciclo non era regolare. Ma dal momento in cui si inizia ad avere una vita sessuale attiva, l'ansia è sempre dietro l'angolo. Quei minuti di attesa erano stati interminabili, e vedere il risultato negativo era stato un sollievo. Eravamo adolescenti, troppo piccole per una gravidanza, e non eravamo indipendenti.

Ma ora sono un'adulta - anche se i miei genitori avrebbero qualcosa da ridire - ho un compagno con cui convivo e un lavoro. Eppure, mentre sono seduta sul pavimento del bagno con un test di gravidanza positivo tra le mani, mi sento come un'adolescente: terribilmente spaventata. Il perché questa volta ho fatto il test? Perché il ritardo era di una settimana, e per assurdo molti sintomi del ciclo sono gli stessi della gravidanza.

James è uscito con suo fratello e con mio cugino, e l'unico rumore che si sente in casa è l'abbaiare di Cometa, che cerca le mie attenzioni. Credo di essere seduta su questo pavimento da almeno venti minuti.

Infatti inizia a farmi male il culo.

Mi alzo e vado in camera a recuperare il telefono per chiamare l'unica persona che potrebbe essermi d'aiuto in questo momento. Appena risponde, tiro un sospiro di sollievo e mi sdraio sul letto. «Ciao, mamma. Sei da sola?»

«Ciao, tesoro. Sì, tuo padre è uscito con alcuni colleghi.»

«Ho una cosa importante da dirti.» Mi mordo il labbro con ansia.

«Oddio! Hai ucciso qualcuno e devo aiutarti a nascondere il cadavere?» La voce di mia madre è preoccupata.

«Cosa? No!» esclamo. «Non ancora, almeno» aggiungo, con un tono di voce più basso.

«Oh, menomale. Non ho una figlia assassina.»

«Però ne hai una che ha fatto un test di gravidanza che è risultato positivo.» Attendo una risposta da mia madre, ma c'è solo silenzio. Allontano il telefono dall'orecchio e controllo che la chiamata sia ancora attiva. «Mamma?»

«Dammi qualche minuto e ti richiamo.» Mia madre termina la chiamata.

Ma che diamine?

Fisso sconvolta il mio telefono, come se potesse spiegarmi il perché non sono capitata in una famiglia normale. Prendo Cometa in braccio e la metto accanto a me sul letto, giocando con lei in attesa che mia mamma mi richiami. Passano diversi minuti prima che la vibrazione del mio telefono mi avvisi dell'arrivo di una chiamata. «Si può sapere che ti è preso?» esordisco.

«Dovevo chiamare Julie e avvisarla che diventeremo nonne.»

«Mamma!» esclamo, passandomi una mano sul viso, sconvolta dalla sua esuberanza.

«Che c'è? Si tratta di nostro nipote.»

«Potrebbe essere un falso positivo. E vedete di non dire ad altre persone di questa cosa, James non sa ancora nulla.»

«Ho chiamato il medico che mi ha seguita durante la gravidanza di Jeremy. Domani mattina hai le analisi del sangue per vedere se sei effettivamente incinta e se hai tutti i valori a posto. Ti portiamo Julie e io.»

«Non so se ringraziarti o essere spaventata dal vostro entusiasmo.»

«Tu pensa a non romperci il naso quando ti verrà infilato un ago nel braccio» dice mia mamma, piccata.

Chiudo gli occhi ed emetto un verso di lamento. «Non farmici pensare.»

«Tu pensa che lo stai facendo per il bene di tuo figlio.»

«Potrei non essere incinta» ribatto, per stuzzicarla.

«In quel caso tu e James continuerete a fare sesso non protetto fino a quando non diventeremo nonni.»

«Mamma!» Sono sconvolta. Non importa quanti anni io abbia, non parlerò mai di sesso con i miei genitori.

«Cosa? È meglio avere un nipote finché riesco a prenderlo in braccio e a giocare con lui senza rimanere bloccata con la schiena.»

«Ora ti sto chiudendo io la chiamata in faccia» l'avviso.

«Ormai sei grande. Non ti devi sentire in imbarazzo a parlare di ses-»

Mi rifiuto di ascoltare altro e chiudo la chiamata.

La prossima volta non chiamo nessuno.

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Un Natale da sfigatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora