Capitolo 2

39 4 7
                                    

Valentine

<<Sì, ci lavoro.>>, rispondo.

È da quando quel Gabriel mi ha detto che si vuole 'offrire volontario' che sono in confusione totale e non smetto di guardarlo con la fronte corrucciata.

Insomma, nemmeno ci conosciamo, ci siamo incrociati un paio di volte a lavoro ma non so nulla di lui, apparte la sua reputazione.

È un po' prematuro, no?

Gabriel è bello, devo ammettere... moro con capelli corvini, folti e setosi. Iridi chiare e cristalline,fra l'azzurro e il verde, zigomi ben definiti e pelle chiara e liscia, senza alcun accenno di barba, alto.
Molto, molto alto.

Appunto mentale: scommettere sulla sua altezza. Io dico un metro e novanta.

Sul bicipite invece si intravede un tatuaggio.

Ma io sono interessata a qualcun altro e come ho detto prima non ci conosciamo, che senso ha? Che cosa vuole in cambio? Ci dovrà essere un obbiettivo per il quale fa tutto questo, spero.

<<Non capisco, insomma, non sono il tuo tipo...>>, sussurro.

Noto che Liam è confuso quanto me e anche Gabriel se ne accorge, visto che presto Cerca di chiarire le sue intenzioni.

<<È anche un'occasione per conoscerci meglio, ti ho visto con Liam e molte volte in giro, inoltre ti farei un favore ma...>>, lascia in sospeso.

Eccolo lì, l'obbiettivo

<<Tu lavori alla caffetteria e mi servirebbero dei caffè pre-allenamento gratuiti, sto risparmiando per le spese generali>>, continua.

I caffè pre allenamento, un classico.
Apparte quelli miei amici, tutti i giocatori di Calcio sono arroganti , egocentrici e come ho detto, con una fama spudorata per il sesso, non voglio averci tanto a che fare... soprattutto perchè Gabriel sembra uno con quell'aria, quella che odio.

<<Questo non lo posso fare, noi nella caffetteria non andiamo a regalare caffè gratuiti al primo che passa>>
uso quel nome perchè, dai, si sta offrendo di farmi da finto ragazzo senza nemmeno conoscermi.
Ed è vero quello che ho detto, non perchè lo ho giudicato.

Io non giudico mai nessuno.

Semplicemente perchè so come ci si sente, anche se non lo ho provato sulla mia pelle, è stato come se lo fosse successo.

Mi è stato insegnato di fare solo quello che vorrei fosse fatto a me, e applico nella vita di tutti i giorni questa regola per vivere meglio, più felicemente. E sta funzionando.

Tutti dovrebbero, peccato che non lo fanno.

Ritorno alla realtà, ai miei dialoghi interiori sul ragazzi davanti a me.

Eppure, il suo viso mi sembra così familiare, non è possibile sia solo per qualche occhiata o ordine in caffetteria. Non è che...

<<Come vai ad inglese, mi sembra di essere in classe con te>>, osserva, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

È da poco entrato il nuovo anno scolastico e ancora non conosco i miei compagni dei corsi, hanno dovuto rifare la classe d'inglese perchè precedentemente delle matricole si erano scambiate di classe, dicendo che "non si trovavano bene" con i compagni, ma in realtà era del tutto diverso, c'erano dei bulli molto violenti, che facevano anche cose losche.

𝓨𝓸𝓾 𝓼𝓪𝓿𝓮𝓭 𝓶𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora