Mani ovunque

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Eveline's pov
Non so da quanto sono rinchiusa qui: potrebbero essere giorni, settimane o perfino mesi per quanto mi riguarda. Sono sempre al buio, al freddo e ogni tanto mi viene portato da mangiare e mi viene spruzzata dell'acqua a dosso. Di solito si occupa William di queste faccende e ogni volta che mi tocca mi viene il voltastomaco: se posso trovare qualcosa di positivo in questa situazione neanche a lui piace avere a che fare con me; i nostri incontri sono brevi e per la maggior parte silenziosi, tranne quando decido di morderlo o tirargli le testate sul naso facendolo incazzare. Ammetto che mi diverte un po' vederlo imprecare con il naso sanguinante, anche se è meno esilarante la parte in cui mi lascia a digiuno o mi picchia per la mia aggressività.
Non ho più visto gli altri fratelli, né sento in qualche modo la loro presenza in questa casa; a quanto pare sono in una cantina e, accanto alla mia stanza, c'è quella di Will: non so se lo abbiano spostato qui per sorvegliarmi o se quella sia veramente la sua vera camera da letto. In ogni caso poco mi importa.
Cerco di capire i giorni e gli orari in base agli impegni del mio vicino: per 5 giorni consecutivi lo sento uscire per andare agli allenamenti per poi tornare, presumo, qualche ora dopo; la sera doccia e musica a palla; nei giorni di festa dall'hockey allenamento con i pesi (che sbatte con potenza a terra dopo aver concluso la sua sessione) e scopata occasionale con ragazze sempre diverse. La prima è stata Sidney, poi Tiana, Emily e ho perso il conto delle altre: il fatto che io sappia letteralmente tutti i loro nomi e senta quanto ci mettono a concludere un rapporto è nauseante. Ogni tanto William porta un ragazzo, a quanto pare anche lui complice del mio rapimento: Alan Benjamin Thompson V; riccone del cazzo. È un suo compagno di squadra nonché figlio di Alan Benjamin Thompson IV (suo padre, chi l'avrebbe mai detto), un altro stronzo che ho mandato in galera con la mia associazione ma che, fortunatamente, al contrario dei 4 principini di papà che mi tengono in ostaggio, è stato condannato all'ergastolo. Anche il figlio era sempre stato nel mio mirino, era molto coinvolto negli stessi giri di suo padre, ma non sono riuscita a racimolare prove a sufficienza per condannarlo, né sono stata troppo veloce per ucciderlo; ogni tanto io e i miei uomini dobbiamo arrivare dove non arriva la giustizia, ma non sempre siamo così tempestivi: perdiamo l'attimo e non possiamo più ammazzarli a causa dei riflettori che ci punterebbero a dosso. Alan però è sulla nostra lista nera, e raramente quelli che vi sono dentro vivono abbastanza a lungo per raccontare ai loro figli di esserci sopravvissuti; inoltre diciamo che, visto che anche lui gode tanto nel picchiarmi, è salito al primo posto del mio fottuto elenco.
Parli del diavolo.
-Dolce Eve, ti ho portati visite oggi, sei felice?-
Mi domanda sarcastico William aprendo la porta seguito da, ovviamente, Alan. Ha i capelli ricci di un biondo scuro tagliati in un ciuffo corto, gli occhi neri, carnagione olivastra, dei tatuaggi che gli occupano tutte le braccia e la corporatura anche più imponente di quella di Will. Un cazzo di armadio a 4 ante. Mi ricorda un po' il fisico di Josh, anche se lui sa usarlo molto meglio di questo ricchetto snob: se il mio amico decidesse di picchiarmi non durerei fino al giorno dopo, e se lo dovessi fare perché si è trattenuto, di sicuro avrei qualche osso rotto.
-Non chiamarmi così, verme-
Dico fissando in cagnesco il più rompi coglioni dei 4 fratelli. Lui di risposta si limita a ridere in una risata che non gli coinvolge gli occhi mentre mi scruta con aria di superiorità: effettivamente faccio schifo, non so da quanto tempo non mi lava, ma di sicuro non è autorizzato a prendersi gioco di me.
-Penso sia ora di farle un bagno, non pensi, Will?-
Esordisce divertito Alan venendo verso di me. Idiota.
-E questi vestiti sono da buttare-
Continua per poi mettermi le mani sulla maglietta lercia, che ho da quando sono arrivata, e strapparla lasciandomi in reggiseno. Strabuzzo gli occhi per la rabbia improvvisa che mi sale in tutto il corpo e per la sorpresa: da quando sono qui nessuno ha provato a toccare il mio corpo con un qualche viscido scopo, e di sicuro non sarà oggi il primo giorno. Mi alzo in piedi con il culo poggiato sul palo e provo a tirargli un calcio: spingo più che posso, ma sono debole e ovviamente lui lo schiva, mi prende la gamba al volo e mi sfila i jeans facendomi rimanere in perizoma. Sono tentata di togliermi la vita prima che questo viscido riesca a mettermi le mani a dosso, ma una voce grottesca blocca entrambi.
-Non facciamo questo genere di cose qui, Alan-

Skull       (In correzione) (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora