Solitudine

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Eveline's pov
Sto lentamente cadendo a pezzi e il poco autocontrollo che mi ha tenuta viva negli ultimi mesi si sta trasformando in un panico lacerante e doloroso. La faccia sembra stare per cadermi dal corpo, probabilmente ho il naso rotto, una commozione cerebrale e un polmone perforato, data la scarsa quantità d'aria che riesco a immettere nel mio corpo, eppure la più grande pugnalata in petto mi arriva da due spalle muscolose e possenti che osservo senza fiatare da qualche minuto. William non ha la minima intenzione di mostrarsi comprensivo o di aiutarmi, tutt'altro, non vuole neanche guardarmi, come se gli facessi schifo, come se non esistessi e questo mi fa stare... male.
Non mi hanno mai picchiata così, mai, neanche i primi giorni: di solito quel trattamento spettava a William e Dio solo sa quante volte ho visto i suoi pugni ritirarsi e le sue braccia stendersi lungo i fianchi quando iniziavo a provare troppo dolore; invece, adesso, sembra quasi che per lui non siano stati sufficienti tutti i colpi inflitti dai suoi fratelli, poco fa mi ha guardata come se ne meritassi ancora e mentre mi massacravano lui se ne è semplicemente andato. È scappato, andato via. Mi ha voltato le spalle, proprio come sta facendo ora mentre la debolezza si fa strada dentro di me e sento i sensi iniziare a mancare.
In questo momento vedo Will poggiarsi allo stipite della porta e non posso fare a meno di pensare questo che non sia il ragazzo che ho visto accarezzarmi la cicatrice sul ventre con premura, quello che mi ha salvato da uno stupro o quello speranzoso che era convinto che sarebbe riuscito a chiudere questa storia salvandoci entrambi.
Probabilmente mi sono sbagliata sul suo conto, forse tutto ciò che ho visto, o che ha voluto che io vedessi, è stato solamente il frutto di un piano contorto per farmi abbassare la guardia... eppure i suoi occhi ultimamente mi erano sembrati così veri. Mi era parso sincero mentre mi ascoltava parlare dei miei traumi infantili, onesto nel dirmi che avrebbe fatto di tutto per tenere fede alla promessa fatta a Luke e dannatamente preso quando, solamente questa mattina in palestra, si era imposto su di me vibrante di gelosia. Sono veramente stata così stupida? Mi sono fatta ingannare da lui?
Provo una sensazione di impellente disagio mentre realizzo di essere ferita dal fatto che il mio aggressore, nonché rapitore, non si preoccupi abbastanza per me: davvero voglio le attenzioni dell'uomo che ha contribuito ad uccidere Mark? Sul serio ho provato anche il minimo desiderio sessuale verso questo mostro che ha lasciato che un innocente morisse e che una ragazza venisse picchiata a sangue da due uomini? Improvvisamente sento la faccia eccessivamente appiccicosa e la sensazione delle cervella del mio amico sulla guancia innescano un pericoloso meccanismo nel mio stomaco che fa risalire, in pochi secondi, troppa bile da rimandare giù: senza pensarci due volte scendo dal lettino e mi accascio a terra inginocchiata mentre il pavimento viene riempito da un vomito dal colore indefinito. L'odore dell'acido gastrico mi solletica la narici e mi fa lacrimare gli occhi mentre continuo a rigettare imbrattandomi completamente i pantaloni: mi sto vomitando a dosso come una cazzo di bambina.
-Finiscila, cazzo. Controllati-
È sangue quello che sto vomitando? Non mi importa: quando William, senza darmi l'immenso onore di girarsi verso di me per parlarmi, pronuncia quelle parole divento una bestia: con le gambe che ululano di dolore mi alzo e in pochi secondi sono davanti alla faccia di cazzo di quell'idiota; basta poco, davvero poco, prendo la prima e... gli ho appena sputato quel vomito sanguinolento tra il naso e la bocca. Quello scemo avrà il mio sapore in bocca per un bel po'
-Mi fai schifo. Pensavo che fossi meglio di loro, invece non hai neanche le palle di vedere che cosa mi hanno fatto-
Senza pensarci due volte mi sfilo la maglietta, che lui era riuscito a farmi indossare prima di trascinarmi fuori dalla palestra, gettandola a terra e, nel momento in cui vede lo stato del mio addome e dei miei seni, fasciati dallo stesso reggiseno sportivo nero di stamani, noto un barlume di un'emozione inondare i suoi occhioni verdi, prima che ritornino ad essere un muro di pietra
-Codardo-
Sussurro posando poi lo sguardo sul mio corpo: il fatto che fossi messa male era solo una supposizione dato che non mi ero ancora guardata, ma cazzo, sono un vero schifo. La cicatrice in sè per sè non è mai stata una piacevole cartolina da visita, eppure, cristo, sembra passare in secondo piano rispetto al resto: non ho un centimetro di pelle che non sia coperto di sangue, tagli o lividi e, per poco, ho paura di ricominciare a rigurgitare
-Beh forse saresti stata più fortunata se ti avessero uccisa adesso, non trovi?-
Idiota. Mi sento una completa idiota per aver pensato, anche solo per un breve momento della mia vita, che questo ragazzo potesse essere buono. In questo istante vorrei semplicemente spaccargli ogni singolo osso di quel corpo scolpito, urlargli a dosso quanto mi faccia schifo e quanto lo detesti: invece lo sapete qual è l'unica reazione che il mio brillante corpo ha? Piangere.
Cazzo, non ho mai singhiozzato così forte, ve lo giuro.
Non smetto di guardarlo mentre la vista si offusca e gli occhi si riempiono di lacrime: credetemi, sto soffrendo fisicamente come un cazzo di animale al macello per disperarmi così, dico davvero, eppure non riesco a smettere. Il liquido caldo e salato mi attraversa le guance e mi si posa sulle labbra e solo adesso realizzo quanto siano secche e spaccate. Le cose veramente divertenti di questa storia? In effetti sono due:
1 William Dormer non batte un ciglio nel vedermi in queste condizioni, chissà magari gli si è anche rizzato l'uccello all'idea di avermi condotta al limite
2 Ha ragione, cazzo. Io non uscirò mai viva da qui, mai, quindi forse sarebbe stato meglio morire adesso, risparmiarmi di combattere e soprattutto di sperare. La speranza avvelena le masse, fa credere loro di poter vincere e, così, quando invece la sconfitta arriva a gamba tesa, non solo si rendono conto di aver perso, ma si sentono anche feriti da questa consapevolezza. Penso davvero che essere consci possa aiutare molto con la convivenza di futuri tragici.
-Eveline, per favore, siediti-
La voce dolce e calda di Olivia non fa che aumentare i miei lamenti e singhiozzi e, solo quando le sue mani, altrettanto delicate, mi afferrano, decido di smettere di opporre resistenza e seguirla verso il lettino d'ospedale
-Rilassati, se ti sforzi con il pianto rischi di avere un collasso-
Cazzo, è proprio quello che volevo
-Stenditi, ecco, brava, così-
Mi esorta paziente la dottoressa, anche se sembra troppo giovane per esercitare la professione, mentre mi fa delicatamente adagiare la testa sul cuscino e mi fa stendere le gambe; nonostante io abbia smesso di piangere continuo ad essere scossa da pesanti tremolii involontari
-Adesso ti metterò la flebo con cui ti somministrerò un calmante e un antidolorifico. Dopo di che faremo degli esami per capire se ci sia qualcosa di rotto e agiremo di conseguenza. Hai domande?-
Probabilmente hanno scopato. William e Olivia intendo. Sentendo la voce di lei addolcirsi ulteriormente non posso non pensare a quando, qualche minuto fa, non appena sono arrivata qui davanti, li ho visti abbracciati come due sposini
-Mi senti?-
La ragazza alza leggermente il tono rimanendo però sempre calma e rassicurante. In risposta annuisco facendo un cenno del capo mentre una forza invisibile mi fa ruotare lo sguardo verso la porta; Will mi sta guardando con un'espressione indecifrabile sul volto: il naso virile da modello e le labbra carnose da porno attore sono completamente macchiate di un mix estremamente schifoso di vomito e sangue e un piccolo barlume di soddisfazione mi riempie il petto. Penso che questa sia una delle scene più erotiche che abbia mai visto: dovessi dipingere un quadro lo chiamerei "vomito su una merda", oppure "rigurgito su un escremento"; già, sarebbe veramente adatto. I suoi pugni sono serrati lungo i fianchi e la sua maschera di indifferenza viene, solo per qualche secondo, tradita dal tremolio delle cosce scolpite: chissà che cosa sta pensando; probabilmente vorrebbe darmele anche lui adesso. Che si faccia sotto: ho una straordinaria voglia di morire oggi e un fantastico istinto omicida che mi scorre nelle vene
-Will, vai in bagno a lavarti, caro, qui ci penso io-
Accenno un sorriso di sfottimento: "caro"? Neanche i miei nonni probabilmente si chiamavano così. Lui probabilmente si accorge della mia espressione beffarda e, di tutta risposta, distoglie lo sguardo dalla mia figura, fa un cenno con il mento alla ragazza e si allontana a grandi passi dalla sala operatoria senza più voltarsi indietro. Il sorrisetto che avevo scompare lentamente dalle mie labbra mentre Olivia mi visita; non appena realizzo che William se ne è andato il mio corpo traditore mi fa sentire una sensazione del tutto inopportuna e sgradevole: solitudine.


Ciao amici, come va? Devo ammetterlo: mi si è spezzato il cuore nello scrivere questo capitolo eppure ritengo che sia uno dei più belli all'interno di questa storia.  Voi che ne pensate? Aspetto vostri feedback

Skull       (In correzione) (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora