Vuoto

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Eveline's pov
Effettivamente, puntuali come un'orologio svizzero, due giorni dopo quello spiacevole incontro siamo di nuovo tutti riuniti nel salone di casa Dormer, solo con animi meno inquieti
-Potrei bruciare questi soldi dato che il contratto non è già stato rispettato-
Ringhia Josh guardando Lima con in mano un borsone di pelle nero. Il mio amico indossa gli stessi abiti dell'ultima volta che ci siamo visti, con la sola differenza che ha un aspetto veramente di merda: lo conosco, sarà rimasto sveglio tutte le notti per cercare di trovare il modo di riavere il denaro dal parlamentare, e questo lo apprezzo veramente molto. In questo preciso istante ha un'espressione a dir poco furibonda, anche la cicatrice che gli taglia a metà il viso inizia a contorcersi, mentre scruta il mio volto ancora tumefatto e pieno di brutte ferite
-Puoi chiedere direttamente alla tua amica il motivo per cui in questo momento è ridotta così-
Si limita a rispondere il maggiore dei Dormer con un'alzata di spalle. Ricordo chiaramente quella parte del contratto dove si parlava della violenza fisica: i fratelli sarebbero stati autorizzati a mettermi le mani a dosso solo in caso di auto difesa, ed effettivamente sono stata io la prima d attaccare Ethan due giorni fa. Credo davvero che sia inutile mentire e far precipitare questa sorta di tregua temporanea tra i due gruppi, quindi mi limito a rispondere sinceramente
-Sono saltata io a dosso a Ethan per prima-
Sono fredda quando mi rivolgo ai miei amici, che oggi si sono presentati in meno numerosi: Josh e Chris sono immancabili e in prima linea, mentre, dietro di loro, spuntano le teste more dei due fratelli Dias con l'immancabile rumore di zampe di Chimera che si agita nervosa sul posto. Conosco quella cagna, Joana l'ha adottata con me in Grecia insieme ai miei tre cuccioli: la brasiliana l'ha addestrata ad attaccare, uccidere e anche ad obbedire; è proprio questo il motivo per cui, nonostante io percepisca l'impazienza dell'animale di azzannare il collo di qualche umano, in questo momento se ne stà in piedi accanto alla sua padrona. Mi sfugge di bocca un piccolo singhiozzo mentre realizzo che non vedo da più di un anno i miei cani: Echidna, Eris e Nemesi, tre fantastiche Rottweiler salvate da me dalla soppressione, sono state le mie compagne di vita per molto e il pensiero che ci siamo private per così tanto tempo le une delle altre mi fa stare male. Chissà se le rivedrò mai.
È proprio la padrona di Chimera che si rivolge a me con uno sguardo talmente carico d'amore che mi fa tremare le gambe
-Sei bellissima, Niña, e sei forte, veramente fortissima. Non farti piegare da loro, non fare quella faccia rassegnata, noi ti tireremo fuori di qui, dovessi farmi sparare dritta in fronte. Te lo prometto-
La voce le si incrina mentre il mio cuore inizia a battere a più non posso: mi bruciano tremendamente gli occhi e sento che sto per collassare al suolo. Da quando William se n'è andato da quella sala operatoria non ho più bevuto nè mangiato nulla e sono in un chiaro stato di disidratazione in questo momento
-Quante volte la fate mangiare al giorno? Da quando è qui avrà perso 10 kili, porca puttana-
Sbotta Paulo guardando Will, che si trova proprio accanto a me, dritto negli occhi
-Non sono cose che ti riguardano-
Sibila il massiccio giocatore di hockey squadrando il brasiliano dalla testa ai piedi con disprezzo
-Come sta tuo fratellino?-
Conosco abbastanza i miei amici da capire che, quando parla Chris, sta per succedere qualcosa di veramente brutto: il ragazzo che mi ha cresciuta in fabbrica è l'unico che ha mantenuto forte e ben marcato il suo accento russo, proprio per questo detesta fare conversazione con gli sconosciuti; quando lo fa so che sta per perdere le staffe e, credetemi, non vorreste mai vedere Khristofor Koziova, un bestione di 35 anni capace di uccidere in un centinaio di modi possibili, impazzire.
All'affermazione dell'uomo Will storce leggermente le labbra carnose e serra la mascella: devo dargliene atto, per lo meno è stato furbo a non rispondere. Come se si sentisse chiamato in causa Luke fa il suo ingresso in stanza affiancandosi proprio a me: anche i miei rapitori oggi hanno deciso di dimezzare il personale a quanto pare; ad assistere a questa piacevolissima riunione ci sono solamente i Dormer e Alan che, presumo, sia venuto a ritirare il suo denaro. Il minore dei proprietari di casa ha il collo fasciato da spessi centimetri di garze e in mano ha la stessa scatoletta di velluto dell'altra volta insieme a una spessa siringa. Ho cercato di non pensare con tutta me stessa a questo momento, dico davvero, ma l'ansia non mi ha mai abbandonata dallo scorso incontro: l'idea di farmi iniettare qualcosa che starà dentro di me per giorni, mesi, o chissà, magari anni mi fa davvero rabbrividire. In quel piccolo chip potrebbe esserci un meccanismo esplosivo che mi farà saltare in aria non appena i Dormer riavranno il loro patrimonio, oppure un veleno che mi farà morire lentamente...
-Abbassa la testa, Sergeev-
Sputa duro William mentre, con mani premurose nettamente in contrasto con la sua voce, mi sposta i capelli, probabilmente sporchi e pieni di nodi, su una spalla lasciando scoperta la nuca. Lancio un'ultima occhiata spaventata e carica di risentimento a Josh prima di eseguire: dopo qualche secondo uno dei dolori più atroci che abbia mai provato mi investe facendomi urlare di dolore. Non ho notato quanto sia spessa la siringa con cui Luke mi sta perforando il collo, nè so che punto di preciso mi stia trapassando, ma posso assicurarvi che l'urlo che esce dalle mie labbra non è causato dalla paura, nè dalla rabbia: no, è provocato dalla pura sofferenza fisica.
Probabilmente a causa del dolore inizio a dare i numeri ma, per un secondo, mi pare di sentire Will sussultare accanto a me e sfiorarmi la mano con le dita: che se le ficchi pure nel culo.
Le ginocchia mi tremano mentre cerco di restare in piedi e, proprio mentre sono convinta di stare per collassare al suolo, sento l'ago uscire velocemente dalla pelle del mio collo con un'altra fitta di dolore acuto che mi attraversa la spina dorsale. Le mani di Luke, sicuramente più piccole di quelle dei fratelli maggiori, mi avvolgono le spalle delicatamente e mi conducono in una sedia al margine della stanza: oramai priva di energie, non posso fare a meno di seguire il ragazzo dagli occhi dolci e, rassegnata, mi lascio cadere sulla seduta dove lui mi lascia adagiare lentamente. Il più giovane dei Dormer mi guarda con aria comprensiva e dolorante mentre mi scosta delicatamente una ciocca di capelli sudati dalla fronte madida: dopo la grande delusione di Will non voglio sbilanciarmi troppo con questi ragazzi, eppure mi sento di poter affermare che l'unico vero innocente, insieme a me, di tutta questa storia sia proprio l'adolescente che mi ritrovo davanti. Mi limito a osservarlo mentre lui, con la classe degna di questa "nobile" famiglia, mi tampona il volto con un fazzoletto di stoffa: i capelli corvini gli ricadono delicati sulla fronte, gli occhi scuri sono permeati di paura e rammarico, le braccia, acerbe ma comunque muscolose, tremano indugiando più volte prima di avvicinarsi a me, proprio come se avesse paura di rompermi. I lineamenti sono tesi e non posso fare a meno di notare come abbia le stesse labbra del fratello maggiore dagli occhi smeraldo: carnose, belle e definite. Il suo alito caldo mi solletica il volto mente si avvicina al mio orecchio delicatamente
-Mi dispiace di averti fatto male, Eveline-
Di risposta gli lancio uno sguardo comprensivo e le sue spalle paiono rilassarsi appena; so cosa voglia dire fare la cosa sbagliata per amore di quelle a cui tieni: ho ucciso mio padre per aver fatto morire mia madre. Ammettiamolo, nonostante il mio gesto avesse una valida motivazione ho pur sempre tolto la vita all'uomo che, volente o no, me l'aveva regalata.
Non presto attenzione al resto della conversazione tra i miei amici e i miei rapitori, anzi a malapena mi accorgo di quando Josh porge la borsa con il denaro ad Alan o di quando Paulo prende il recapito telefonico di William per potersi mettere in contatto con me e, pensate, non sento neanche le poche parole che Joana mi dice prima di andarsene: a dire il vero non sto provando nulla tranne un enorme peso sullo stomaco e una spossatezza mai sentita prima.
Mi sento vuota.
Sono rassegnata.
È ancora Luke che, delicatamente, probabilmente accortosi delle mie precarie condizioni fisiche, mi prende in collo come una sposina con una stretta calda ma decisa: non dice nulla mentre ci avviciniamo alla mia camera, noto solamente che ogni tanto allunga il collo per osservarmi la nuca; probabilmente vorrà accertarsi che il mio corpo non rigetti quel chip del cazzo.
Quando vengo poggiata sulle lenzuola posso affermare di non essermi mai addormentata così velocemente, ma chissà, probabilmente sono solamente svenuta.

Skull       (In correzione) (Dormer's series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora