La domenica dei preparativi del matrimonio, il cielo era di un azzurro intenso. Era una di quelle classiche giornate invernali di cui ti innamori anche se fa freddo. C'erano sporadiche nuvole candide e le temperature erano gradevoli, ottime per una gita fuoriporta. Ines venne colta dall'irrefrenabile voglia di prendere la bici e percorrere un tratto della ciclabile Bolzano-Brennero. Sì, era una bella idea, se fosse tornata per tempo da San Candido. Tutto sommato, non le dispiaceva guidare fin lì. Ci era stata in poche occasioni in quei due anni trascorsi in Trentino e doveva ammettere che era un piccolo angolo di paradiso. Non a caso avevano deciso di girare lì la famosa serie "Un passo dal cielo". È proprio quella la sensazione che si ha, di levitare e fondersi con il paesaggio circostante.
Ines si accostò alla porta del bagno, dove Laura era rinchiusa da diversi minuti. «Quando si terrà il matrimonio?»
«A giugno» fece l'altra di rimando. «Credo di essere più emozionata di mia zia.»
«Tua zia deve essere al settimo cielo, dopo tutti questi anni di attesa.»
«Sì, è per questo che il mio ruolo è impegnativo. Ci tiene che sia tutto perfetto.»
«Ma cosa dovete fare oggi, esattamente?»
«La accompagno in chiesa, poi all'atelier per provare l'abito, e dobbiamo ancora scegliere il menù, i dolci...»
Ines era confusa. «E tu devi aiutarla a fare tutte queste cose?»
«Sono la damigella d'onore!» esclamò. «È questo il mio ruolo. Supportarla in ogni scelta.»
Mah, se lo diceva lei. «A proposito, hai trovato un passaggio per il ritorno?» le domandò, sentendosi un po' in colpa.
«Resto a dormire da zia, mi sono dimenticata di dirtelo. Aah» sospirò. «È il primo matrimonio della mia vita, che bello!»
«Be', se non ti sbrighi non arriveremo a San Candido nemmeno per agosto. Sono già le otto passate.»
«Eccomi, eccomi. Sono pronta.» Spalancò la porta del bagno, fece un rapido controllo delle cose da portare e poi, come se avesse notato Ines solo in quel momento, la squadrò da capo a piedi. «Per essere una che ha deciso di scaricarmi a San Candido e tornare indietro, sei vestita molto bene.»
Era vero. Forse la bella giornata l'aveva ispirata, perché Ines aveva deciso di indossare un maglioncino bianco a collo alto, jeans aderenti, stivali alti e un cappotto di media lunghezza. Non erano abiti particolarmente ricercati, ma nel complesso le conferivano un'aria luminosa.
«Non so ancora cosa fare oggi, ma sicuramente non starò a guardare mentre decidete tra un tovagliolo rosa confetto o color pesca. Le cerimonie non mi emozionano, lo sai. Preferisco stare all'aria aperta. Stavo pensando di fare un giro in bici, al ritorno.»
Laura fece spallucce. «Come vuoi.»
Uscirono di casa e si infilarono nella Toyota bianca di Ines. Non appena il motore iniziò a scaldarsi, Ines diede un po' più di gas e si immise sulla statale, accompagnata dai brani anni '80 che più adorava. Sua la macchina, sua la scelta della musica. Le strade erano mediamente trafficate; era pur sempre il primo fine settimana di bel tempo, dopo tanta neve. Passarono per Brennero, poi presero l'uscita Bressanone-Val Pusteria, di nuovo strada statale della Pusteria e, infine, eccola lì. San Candido, dopo quasi due ore di viaggio.
Quando arrivarono alla chiesa che Laura le aveva indicato, parcheggiò nel primo posto libero. Dall'esterno si trattava di un edificio piuttosto spoglio, ma Ines non aveva mai prestato attenzione a quel genere di cose. Per lei, l'unica cosa importante del matrimonio era l'amore verso la propria metà.
«Eccoci qui, signorina» scherzò, battendo le mani sul volante a mo' di tassista. «Divertiti. Sono sicura che sarai una splendida damigella.»
«La parte meno divertente sarà far tenere i nervi saldi a mia zia. Ultimamente è in panico per qualsiasi cosa.»
«Credo sia normale... Suppongo.»
Laura mandò platealmente gli occhi al cielo e fece per aprire lo sportello, ma poi ci ripensò. «Ines, non me ne volere, ma devo proprio chiederti un ultimo favore prima di andartene. Io sono già in ritardo!»
«Sapevo che c'era la fregatura ad aspettarmi dietro l'angolo» fece Ines, ironica.
«Si tratta di cinque minuti, davvero. Nella fretta non ho fatto colazione e tu sai che non posso iniziare la giornata senza cibo.»
«Ricevuto. Passo a un bar e ti prendo qualcosa.»
«Non a un bar. Devi andare al bar che sta qui di fronte. La proprietaria è un'amica di mia madre e fa gli Strauben migliori del mondo! Dovresti provarli.»
«Giusto per rimanere leggeri... Nessun'altra richiesta? Ho il tappeto rosso nel portabagagli, se vuoi lo stendo fino all'ingresso della chiesa.»
«Mi ringrazierai!»
«Per lo Strauben che non mangerò?»
Laura si affrettò a scendere dalla macchina, ma prima di chiudere lo sportello la fissò con un sorriso furbetto e ripeté: «Mi ringrazierai.»
A volte era proprio matta.
Ines spense il motore e andò in direzione opposta alla sua amica, diretta verso il bar appena al di là della strada. Aveva una graziosa veranda in legno e dei vasi ricolmi di fiori colorati. Entrò, accompagnata dal tintinnio dei campanelli all'ingresso, e si diresse verso il bancone. La donna che la servì era certamente quella di cui le aveva parlato Laura, perché si illuminò quando fece il nome della sua amica, seguito dall'ordinazione.
Dopo qualche minuto, la donna sistemò il fatidico Strauben in un contenitore di cartone e le chiese di porgere i suoi saluti a Laura.
Ines si voltò, diretta verso l'uscita, e fu in quel momento che lo vide. Seduto a un tavolino nascosto in un angolo del bar c'era un ragazzo. Impossibile non riconoscerlo. Avrebbe notato quei riccioli rossi a un chilometro di distanza. Colta alla sprovvista, Ines si bloccò al centro del locale. Il ragazzo sollevò la testa. I loro sguardi si incrociarono e, per un attimo, fu come ritornare alle lunghe attese fuori dall'albergo. Come quando erano bambini.
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MATCH POINT // Jannik Sinner
FanfictionAppena conclusi gli studi, Ines si trasferisce da Innsbruck a Bolzano per iniziare una nuova vita. Una fotografia, però, le fa tornare in mente i ricordi d'infanzia, e nei suoi ricordi c'è Jannik, il bambino con cui adorava trascorrere la settimana...