Prima di arrivare a destinazione, il tennista passò con la macchina accanto al Monte Carlo Country Club per mostrare a Ines i campi su cui si allenava. L'appartamento di Jannik si trovava lì vicino. A prima vista era piccolo e arredato in maniera semplice, con mobili dai colori chiari. Lui le spiegò che l'aveva comprato per questione di utilità pratica, senza badare ai dettagli; dopotutto trascorreva la maggior parte del tempo fuori casa, gli serviva solo un appoggio per dormire e, occasionalmente, per mangiare.
Quando le fece fare il giro delle poche stanze (e una sola camera da letto) Ines doveva avere una faccia perplessa, perché il ragazzo le disse: «Lo so, non c'è molto, ma non ti preoccupare. Ho un divano letto, puoi sistemarti lì.»
«Oh... Certo. Posso anche trovare un hotel da queste parti, se preferisci.»
Jannik era impacciato tanto quanto lei. «Ma no, non c'è motivo. E poi io durante la giornata ho gli allenamenti, quindi avrai l'appartamento tutto per te.»
In effetti c'era anche questo piccolo dettaglio da considerare. Il ragazzo avrebbe trascorso la maggior parte del tempo al campo, quindi qual era il motivo di quell'invito? Ines trascinò il trolley vicino al divano, timorosa perfino di sedersi senza il suo permesso. Avrebbe voluto chiedergli: "Perché stai facendo tutto questo? Perché proprio io?", ma Jannik non era uno di molte parole. Dimostrava con i gesti, e a lei bastava quello.
Ines accennò agli attrezzi da palestra accatastati in un angolo del salotto. «Potresti quasi invogliarmi a fare pesi o roba simile.»
«Se devo dirla tutta non va nemmeno a me di fare quegli esercizi, ma sono fondamentali per un tennista. Purtroppo» aggiunse.
«Infatti scherzavo, non mi troverai a fare stretching quando tornerai a casa. Magari farò un giro della città, voglio dire... Quando mi ricapita di venire nel "paradiso dei tennisti"?»
Jannik rise.
«Non ridere, è così che lo chiamano, no?»
«Sì, è vero. Qui si cresce molto professionalmente, e poi ci si può allenare all'aperto tutto l'anno. È uno dei motivi per cui mi sono trasferito.»
Ormai non parlava più come il piccolo Jannik Sinner che la aiutava a fare pupazzi di neve, ma come un uomo in carriera. Ines, in piedi di fronte a lui, diventò improvvisamente consapevole del suo stato. Dopo una giornata così lunga di viaggio, non osava nemmeno specchiarsi. Se solo avesse potuto comandare le sue emozioni e dire al cuore di rallentare un pochino i battiti...
«Jan, potrei... fare una doccia?» Ines arricciò il naso. «Devo togliermi di dosso l'odore del treno.»
«Certo che puoi. Ti prendo delle asciugamani pulite e intanto provo a preparare qualcosa da mangiare.» Sparì in camera, aprì dei cassetti e tornò con il necessario.
«Provi? Non hai preso da tuo padre in questo, eh?»
«Nemmeno un po'. Sappi che cucino per necessità o ordino d'asporto, quindi non avere delle aspettative.»
«Non ne ho, tranquillo. La cucina di sopravvivenza è la mia specialità.»
Ines andò in bagno e si infilò sotto il getto d'acqua calda. Usare la doccia del ragazzo, i suoi saponi, le sue asciugamani... era strano. Era troppo intimo. Fino a un mese prima il suo cruccio era sapere se Jannik l'avrebbe chiamata da chissà dove, e ora... si trovava nel suo appartamento e lui stava preparando la cena per due. Per lo meno, ci stava provando.
Liberatasi finalmente dei vestiti scomodi e impolverati dal viaggio, Ines optò per una felpa e un pantalone della tuta. A dirla tutta, a quell'ora a casa avrebbe già indossato il pigiama, ma ora non era il caso. Quando uscì dal bagno, trovò Jannik in cucina che stava armeggiando con ciotole e teglie.
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MATCH POINT // Jannik Sinner
Fiksi PenggemarAppena conclusi gli studi, Ines si trasferisce da Innsbruck a Bolzano per iniziare una nuova vita. Una fotografia, però, le fa tornare in mente i ricordi d'infanzia, e nei suoi ricordi c'è Jannik, il bambino con cui adorava trascorrere la settimana...