2 - IL NASO DEL PUPAZZO DI NEVE

2.1K 68 2
                                    

«Jannik! Jannik, dai, aiutami a fare un pupazzo di neve.»

Ines, come tutti i bambini di undici anni, era affascinata dalla neve e dai giochi che poteva trarne. Le piaceva andare sullo snowboard, certamente, così come adorava pattinare sul ghiaccio, andare a nuoto... perché lo trovava divertente. Ma lo sport non era la sua ragione di vita.

Non valeva lo stesso per il suo compagno d'infanzia.

Jannik le rivolse un mezzo sorriso mentre smontava gli sci e li abbandonava sulla neve. Qualcosa nello sguardo del ragazzino le suggeriva che non era rilassato.

Si sedette accanto a Ines, mentre lei iniziava ad accatastare le neve con le piccole mani guantate.

«C'è qualcosa che non va? Ti ho visto prima, sei stato bravissimo» gli disse, alludendo alla sua performance mentre cercava di perfezionarsi ancora di più nello slalom.

«Credo che questo sport non faccia per me.»

«Ma di cosa stai parlando?» Ines pensava scherzasse, o che fosse la sua mania di essere insoddisfatto dei risultati.

«Non dico di non essere bravo nello sci. Certo, dovrei ancora lavorarci molto, ma...» Jannik si mise di nuovo in piedi, inquieto. «Non mi dà la giusta soddisfazione. Non vedo l'avversario quando gareggio, non ho modo di confrontarmi.»

Ines lo ascoltava in silenzio e, nel mentre, tentava di dare forma a una palla che tutto era, meno che sferica. «Hai tempo. Secondo me devi provare vari sport e capire quale fa più per te, quale ti rende più felice.»

«Già, sono in confusione. Sci, calcio, tennis...»

Ines gli mise le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi, o almeno ci provò, perché Jannik era leggermente più alto di lei. «Siamo solo... bambini. Sai cosa fanno i bambini per rilassarsi?»

Si scostò leggermente per mostrargli il loro "terzo amico" in corso d'opera.

«Va bene, hai ragione. Ti do una mano.»

La aiutò a dare più forma al corpo e a creare la testa. Ines avvolse il collo del pupazzo con la sua sciarpa e Jannik gli mise in testa il suo berretto di lana. Usarono due sassolini per gli occhi.

«Ci manca ancora qualcosa...» sentenziò Ines, le mani sui fianchi. «Jannik?»

Il ragazzo la fissò perplesso. Non capiva cosa volesse da lui.

«Ma insomma, il naso! Vuoi farmi credere che non hai una carota nascosta nel giaccone?»

Jannik si accigliò, ma poi esplose in una risata. «Non ce l'ho! Giuro.» E, per provarlo, le mostrò le tasche vuote. «Non credevo che da queste parti aveste il senso dell'umorismo.»

«Non ce l'abbiamo, infatti. Sono serissima.»

«Sei proprio una rompiscatole.» A tradimento, il bambino fece una palla di neve e la scagliò sul petto di Ines. Lei contrattaccò, finché entrambi non rotolarono a terra e buttarono giù anche il loro amico pupazzo.

«Ma guarda cosa hai combinato!» rise Ines.

«Tanto era destinato a morire, senza naso.» Jannik si riprese il berretto e le porse la sciarpa. «Lo vuoi sapere un segreto?»

«Cosa?»

«Ce le avevo le carote. Solo che sono nella camera d'albergo.»

Ines cominciò a scalciare nella neve, tenendosi la pancia. «Lo sapevo! Lo sapevo!»

MATCH POINT // Jannik SinnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora