Era una stranissima sensazione, un posto affollato che si riduce ad un'unica persona. A lui, Jannik Sinner, un coetaneo che in confronto a lei si era già fatto strada nel mondo, che era rincorso da folle di adulti e bambini osannanti, che era qualcuno -nel vero senso del termine-. Forse era da questo che nasceva il disagio di Ines nel vederlo, o forse... Forse era il fatto che non riusciva a capire che ruolo avesse Jannik nella sua vita.
«Ciao Ines» le disse con naturalezza. «Quanto tempo è passato, eh?»
Ines non capiva. Jannik non era spaesato quanto lei, come se si aspettasse di trovarla lì. Le fece cenno di sedersi, e lei ubbidì. Non era appropriato abbracciarsi, dopo tutto quel tempo. Giusto?
«Jannik, è... È bello rivederti. Ma cosa ci fai tu qui?»
Ines aveva immaginato tante volte il momento in cui avrebbe potuto incontrarlo, ma nelle sue fantasie riusciva a formulare frasi molto più sensate.
Jannik fece un sorriso buffo. Bello. «Non capisco. Ti stavo aspettando.»
«Me? Stavi aspettando me?»
Posò la scatola con lo Strauben sul tavolo e la strinse forte. Doveva tenere le mani impegnate per mascherarne il tremore.
«Pensavo lo sapessi. Mi ha scritto una tua amica su Instagram, Laura mi sembra... E, be', visto che mi trovavo a Sesto e passavate da queste parti, ho pensato che sarebbe stato bello rivedersi.»
«Dimmi che non è vero. Non è possibile.» Se ci fosse stato un buco nel pavimento, Ines ci si sarebbe infilata e lo avrebbe richiuso per non lasciare tracce. Jannik continuava a ridere. «Ma come...? Scusa, come ti ha trovato? E tu ti sei fidato di lei? Insomma...»
«È stata molto convincente. Guarda.» Prese il cellulare e le mostrò una chat di Instagram. Laura gli aveva scritto un lungo messaggio, seguito da una foto. Quella del suo album, in cui erano insieme sulla neve.
«Io la uccido.»
«Perché?»
«È imbarazzante! Non ero pronta a... rivederti. Comunque, ti trovo benissimo.»
Era la prima cosa sensata che riuscisse a dire. Vederlo di persona faceva un altro effetto in confronto allo schermo del televisore. Era diventato altissimo rispetto al bambino che ricordava, ma aveva mantenuto un fisico asciutto. I capelli, ormai tagliati corti, erano più ricci e rossi di quanto ricordasse. Indossava una felpa color crema e un pantalone della tuta nero, pratico ed essenziale come era sempre stato.
«Anche tu stai benissimo. Sei diventata una donna.»
Ines rimase in silenzio. Aveva paura di non riuscire a nascondere la sua espressione inebetita.
Jannik indicò la scatola. «Cosa hai preso di buono?»
«Strauben per l'amica che organizza incontri di nascosto.»
«Oh, no!»
Ines rise. «Oh no, cosa?»
«È il mio dolce preferito, ma non potrei mangiarlo. Cioè, non posso. È una vera tentazione.»
«Sei rimasto goloso come un tempo...»
«Tanto. È difficile rinunciare ai dolci, soprattutto a... questo.»
Ines abbassò la voce, come se gli stesse rivelando un segreto. «Se sei qui a San Candido, vuol dire che ti sei preso una pausa, giusto?»
Aprì la scatola, rivelando una strana frittella ipercalorica. «Alla mia amica non dispiacerà se ne rubiamo un pezzetto. Dopotutto l'ho comprato io.»
STAI LEGGENDO
MATCH POINT // Jannik Sinner
FanfictionAppena conclusi gli studi, Ines si trasferisce da Innsbruck a Bolzano per iniziare una nuova vita. Una fotografia, però, le fa tornare in mente i ricordi d'infanzia, e nei suoi ricordi c'è Jannik, il bambino con cui adorava trascorrere la settimana...