17 - CANI E GATTI

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Il materasso si infossò, schiacciato da un peso improvviso. Ines allungò il braccio verso quella direzione, con gli occhi ancora chiusi per il sonno. La mano sfiorò qualcosa di morbido e vellutato, al tatto sembrava un cuscino gigante. Respiri affannati e giocosi, qualcosa di umido sul collo... Ma che diavolo...? La ragazza si ritrovò faccia a faccia con un husky che la fissava con la lingua di fuori. Per lo spavento si mise a gridare, mandò all'aria le coperte e indietreggiò. A quella reazione anche il cane la guardò perplesso e abbaiò un paio di volte.

Laura accorse dalla stanza accanto, ma quando entrò nella camera della sua coinquilina e la trovò lì, per poco non le prese un colpo. Tanto per infastidire i vicini già abbastanza provati, si mise a gridare anche lei.

«Tu cosa ci fai qui?» domandò a Ines, a bocca spalancata. «Non dovevi tornare oggi? Ti sei teletrasportata?»

«Laura! Sparisco per pochi giorni, torno, vengo risvegliata da un dannato husky e io devo dare delle spiegazioni a te???»

La sera precedente, quando Ines si era decisa a rientrare in casa, Laura non c'era. Aveva immaginato che fosse rimasta a dormire da qualcuno, così si era messa a letto e non l'aveva sentita rientrare. Allo stesso modo, Laura non si era accorta del ritorno di Ines perché la sapeva ancora a Monte Carlo e di certo non era entrata nella camera dell'amica per controllare se ci fosse.

«Te ne avrei parlato... Ares, vieni qui.» Laura si sedette sul bordo del letto e cominciò a fargli le coccole. «Bravo cucciolo.»

«Spero che il nome non ricalchi la sua personalità.»

«È molto tranquillo invece. Ti affezionerai subito.»

«Ma quanto pelo perde? È dappertutto!»

«Lo so, devo spazzolarlo. Sta facendo la muta, poverino.» E tornò a parlare con il diretto interessato: «Hai caldo con tutto questo pelo, eh?»

Ines era appena arrivata a Bolzano e già era esausta. «Dimmi che non hai comprato un cane mentre ero via. Ho bisogno di sentirtelo dire.»

«Ma certo che no! È di Luca. È partito con i genitori e mi ha chiesto il favore di tenerglielo per qualche giorno.»

L'altra tirò un sospiro di sollievo. «Ma a che ora sei, cioè, siete rientrati ieri sera?» si corresse, per non escludere il nuovo arrivato. Era stanca, certo, ma si sarebbe accorta di un cane nell'appartamento se ce ne fosse stato uno!

«Ero a casa di un'amica per una sessione di ripasso serale. Oggi pomeriggio ho un esame. Sono rientrata verso l'una, ma... chi si aspettava di trovarti qui? Potevi avvisarmi.»

Ines si sdraiò di nuovo sul letto, ormai ricoperto di peli, e si coprì il viso con il cuscino. «Già, perché sono qui? Non lo so, anzi sì. Perché sono una stupida!»

Come se avesse percepito la sua disperazione, l'husky le posò il muso sulla pancia per consolarla.

«Ares ti sta dicendo che è presto per autocommiserarsi.»

«È un cane estremamente saggio, ma cosa ne può sapere dei problemi umani?»

Laura sbuffò e le tolse il cuscino dalla faccia, perché non stava capendo nulla di quello che diceva. «Ho un'idea. Tu hai ancora un giorno di ferie, no? Andiamo a fare colazione fuori e intanto porto Ares a fare i suoi bisogni, così mi racconti cosa è successo.»

Ares abbaiò compiaciuto.

Luca aveva lasciato a Laura un borsone con tutto l'occorrente per prendersi cura del suo "cucciolo". Da lì prese un guinzaglio e, mezz'ora dopo il brusco risveglio, raggiunsero il centro di Bolzano. Comprarono due Krapfen e del cappuccino e raggiunsero il parco comunale, dove avrebbero potuto mangiare e passeggiare in tranquillità. Ines venne pervasa dall'impulso di scattare una foto alla sua colazione, con il parco giochi in legno sullo sfondo, e di inviarla a Jannik, ma ci ripensò subito. Era troppo presto, non poteva mancarle già così tanto... Prima di andare a Monte Carlo non sapeva nulla della sua vita, eccetto i tornei a cui partecipava e le poche informazioni carpite dai social. Adesso conosceva le sue abitudini, cosa lo faceva ridere e il modo in cui giocava con le mani quando era in imbarazzo, e poteva finalmente rendersi conto di quanto fosse intenso il suo allenamento –anche se a Jannik non importava, perché amava quello sport alla follia-.

MATCH POINT // Jannik SinnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora