22 - ERSTE BANK OPEN

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Il taxi si fermò davanti alla Wiener Stadthalle a mezz'ora dall'inizio della partita. Ines consegnò i soldi all'autista e si catapultò giù dalla vettura, diretta verso l'imponente struttura bianca. Non osava immaginare in che stato fosse, considerando tutte le ore di viaggio e la sveglia alle cinque del mattino.

Mostrò il biglietto all'ingresso e seguì il flusso di gente fino alle tribune che davano sul campo indoor in cemento. Ovunque campeggiava la scritta "Erste Bank Open", anche conosciuto come Open di Vienna. C'era il pienone, i posti erano già stati quasi tutti occupati. Ines si mise in coda alle persone ancora in piedi e controllò il numero della sua seduta, che era da tutt'altra parte.

Nell'attesa scattò una foto al campo e la inviò a Laura. Ce l'aveva fatta, era lì e non riusciva a crederci. L'atmosfera era adrenalinica e ci si perdeva nell'immensità di quel luogo. Le vere dimensioni del campo rendevano giustizia alla difficoltà di quello sport e alla bravura dei suoi giocatori. Quando riuscì finalmente a raggiungere il suo posto a sedere, si mise comoda e si lasciò coinvolgere dalla musica proveniente dalle casse. Tutti i riflettori erano puntati sul rettangolo azzurro su cui si sarebbe disputata una delle sfide più attese del momento.

Jannik era forte della sua prima vittoria su Medvedev a Pechino. Era un avversario difficile, pulito nel gioco e capace di eseguire scambi profondi e potenti. Ines si fece aria con la mano. Tutti i mesi aspettati per rivedere Jannik sembravano nulla in confronto a quei pochi minuti che la separavano dal suo ingresso in campo.

Una voce tedesca la strappò dai suoi pensieri. Si stava dando ufficialmente inizio alla finale del torneo. I fotografi cominciarono a scattare all'impazzata quando venne annunciata l'entrata dei giocatori.

Eccolo lì, era proprio lui. Jannik Sinner, con indosso una maglia bianca e un cappellino in coordinato della Nike, il suo borsone e le racchette caricati sulle spalle. Salutò con la mano e Ines gridò con quanto fiato aveva in gola, consapevole che lui non l'avrebbe mai potuta sentire. La sua voce si mescolò a quella di altre migliaia di persone. Più in basso, nell'angolo dell'altoatesino, Ines scorse Darren Cahill e... i suoi genitori, Hanspeter e Siglinde.

Sinner e Medvedev fecero qualche scambio prima dell'inizio ufficiale della partita, poi venne stabilito "campo-servizio" con il lancio della moneta e vennero scattate le foto di rito.

Jannik raggiunse la linea di fondo e saltellò sul posto per scaldare i muscoli. Quello era il segnale, l'inizio della finale.

Nella Wiener Stadthalle calò il silenzio assoluto, interrotto unicamente dai colpi degli sfidanti e dai loro respiri per scaricare la tensione.

Fin dall'inizio del primo set fu chiaro che si sarebbe trattato di una partita equilibrata e giocata sul filo del rasoio. Ines rimase stupita dai miglioramenti di Jannik in così pochi mesi. Non era più falloso come a Wimbledon, aveva lo sguardo concentrato su un unico obiettivo, e l'obiettivo non era vincere, come molti avrebbero potuto pensare. No, Ines lo conosceva bene e sapeva che Jannik puntava a giocare il suo miglior tennis, indipendentemente dall'esito della partita.

Sfidare il russo Medvedev richiedeva l'abilità di sapersi adattare al suo ritmo: colpi lunghi e precisi da fondo campo e una palla molto bassa, che rasentava la rete. Dal canto suo, l'altoatesino sembrava essersi preparato a ogni evenienza e rispondeva ad armi pari. Cominciò a infilare i primi punti, a volte con degli smash pazzeschi, altre volte con la palla al limite della linea. Arrivati al quarto game ci fu il break del russo, a cui seguì immediatamente il controbreak di Jannik al quinto. Jan riuscì ad annullare due set point e batté Medvedev al tie-break sul 9-7. Ines, che era rimasta incollata alla sedia per tutto quel tempo, poté allentare la tensione gridando di gioia insieme agli altri. Certo, la partita era ancora lunga, nel tennis una vittoria del genere voleva dire tutto e niente, ma era anche quello il bello. Era uno sport che ti teneva con il fiato sospeso fino all'ultimo istante.

MATCH POINT // Jannik SinnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora