3. Un cuore si schianta al suolo

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Lydia

«Tu hai fatto COSA???».
Rebecca a volte non comprende quanti decibel raggiunge con il suo tono di voce, sarebbe capace di forare i timpani della gente.
Oggi, come ogni giovedì trasciniamo i nostri corpi a correre. Il cielo è sorprendentemente chiaro e non vi nascondo che mi mette subito di buon umore. Perciò, nonostante non mi importa un granché di andare a correre, quest'oggi l'ho trovata un'idea allettante. Inoltre Beck mi ripete di continuo di mettere da parte l'odio per la corsa o qualunque tipo di attività fisica, perché è importante tenerci in forma. Su questo non posso darle torto, specialmente con le vite frenetiche che conduciamo.
Perciò abbraccio con diplomazia questa sua iniziativa e ci lanciamo per le strade della città.
Il sole illumina i palazzi bianchi e la nostra pelle, accarezzando delicato i nostri visi e arrossando leggermente le nostre gote. Per strada si udiscono i cinguettii degli uccellini sui rami degli alberi al lato del marciapiede, dando un senso di totale pace tutt'attorno a noi. Dovrebbe essere sempre così quando decidiamo di fare una corsa.
Quello che proprio non mi va giù è altro invece. E mi riferisco al fatto di aver raccontato dell'incontro con Charles ad inizio settimana a Rebecca. La faccia che ha fatto quando le ho accennato del bacio è indescrivibile. E ripeto, "accennato" e non "raccontato" nei dettagli. Conoscendola sapevo che avrebbe dato in escandescenze e ho cercato di evitarlo riducendo la narrazione dei fatti al minimo. Perché mi sembra naturale che con Beck, come in qualunque coppia di amiche che si rispetti, vige la regola del dire sempre la verità. Non importa quanto scomoda possa essere.
Ma nel mio caso, cerco di minimizzare il numero di domande che possa farmi, escludendo una serie di particolari che sono sicura la manderebbero fuori di testa.
Come mi aspettavo, di tutto quello che ho potuto dirle in quell'arco di tempo, la sua mente rimane bloccata alla notizia del bacio.
A cui, come previsto, inizia a saltare come una matta sul posto, battendo le mani entusiasta. Neanche le avessi appena annunciato che mi sposo.
«Hai capito benissimo, invece. Non te lo ripeterò un'altra volta» incrocio le braccia dando qualche occhiata in giro, sperando che non ci sia nessuno nei paraggi per evitare presunte figure di merda.
Lei non sta ferma, agitata come se sotto ai vestiti avesse un'invasione di formiche in corso.
La mia amica si tiene le tempie con le dita, per fare il punto della situazione. Dunque mi chiede pacata «Cioè fammi capire bene, dopo tutto quello che lui ha fatto per baciarti, tu sei andata via come se si trattasse di uno qualunque, lasciandolo solo nel parcheggio?».
Annuisco soddisfatta, fiera che finalmente abbia capito. Il concetto non è così difficile, dopotutto.
Scuote la testa da un punto all'altro «No, tu non sei normale. Sto pensando di prenotarti una visita da uno specialista» si avvicina poggiando una mano sulla mia fronte, come per controllarmi la temperatura corporea «Sei sicura di stare bene? Anche quel giorno ti sentivi così inespressiva e apatica?».
Alzo gli occhi al cielo, seccata «Sì Beck, sto benone» spostandole la mano dalla mia faccia.
Riprendo a correre lungo il marciapiede, lasciandola indietro. Non occorre voltarmi per verificare se sia ancora lì, so per certo che tra qualche secondo mi seguirà rivolgendomi altre mille domande.
Ma sfortunatamente per lei, non ho altro da aggiungere. È stato solo un incontro casuale.
La vita è bella perché ci permette di vivere esperienze uniche anche se quest'ultime, non sempre occuperanno tutta la nostra vita. Si può trattare di un anno, una settimana o nel peggiore dei casi di un giorno.
Nel mio caso i giorni sono stati due, però il punto è quello insomma.
Charles non è altro che una piccola tessera. Una tessera del grande mosaico rappresentante un anno definibile come complicato e dinamico, dal momento che occuparmi di motorsport sia uno degli incarichi più importanti che mi siano capitati tra le mie mani.
Come spiegai a Charles, la mia collega dovrà rimanere a riposo per una parte della stagione, così ad occuparsene al suo posto sarò io, per come posso.
Poiché nonostante la nomina che questo sport sia riuscito a plasmare qui a Monaco, non ho mai mostrato interesse per esso. Probabilmente sarò l'unica persona cresciuta in questa città che non ha mai assecondato questo sport. Motivo per cui non so un accidente di monoposto e circuiti, il che non mi preoccupa molto perché non è la prima volta che mi occupo di cui so relativamente poco.
Preferisco definire questo un tipico esempio di quanto il disegno del futuro di ognuno di noi sia così imprevedibile, da non averne mai una visione del tutto completa.
Oppure si tratterà semplicemente di karma. Una delle due.
Rebecca ignorando il fiatone mi dice «Lydia ti prego dimmi che almeno hai il suo numero» sta praticamente collassando a forza di corrermi dietro mentre cerca le parole giuste per fermarmi.
«Non parlare mentre corri, sai meglio di me che comprometti la respirazione e poi stai male».
«Allora cosa ti ha fatto paura, Lee?».
Non corre più adesso, i suoi passi di fermano contestualmente al mio cuore udendo quella domanda.
Continua con «Lui non è Blake». Constatando che tirare quel nome in ballo non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
"Lui non è Blake" e su questo non posso che darle ragione. Ma forse è proprio questo che alimenta la mia voglia di lui, mista ad avversione. Rebecca può reputarsi fortunata per non essere capace di leggermi nel pensiero, altrimenti sarebbe più confusa di me, in questo momento.
Quello che non voglio, o non posso, dirle riguarda proprio come la mia mente si diverta continuamente a farmi brutti scherzi, facendomi vedere Charles ovunque. Letteralmente. Ad ogni Ferrari che passa per strada. Ad ogni ragazzo dai capelli mossi. Ad ogni persona che parla utilizzando il suo accento.
Poi mi basta aguzzare la vista un attimo per constatare che non si tratti per davvero di lui, ma va così da quando qualche giorno fa lasciai il parcheggio dell'hotel, guardandolo dallo specchietto retrovisore, sperando malgrado le parole amare che gli gettai addosso, che si sarebbe presentata l'ennesima occasione per rivederlo. Riflettendoci bene, se il fato sia riuscito ad ingarbugliare come fili sottili le nostre vite per ben due giorni di seguito, perché non dovrebbe capitare una seconda volta?
Ma così non è andata, invece. Forse il fato ha trovato il modo per sciogliere i nodi che si andavano creando ogni qual volta il verde dei suoi occhi diventava protagonista dei miei sentimenti.
Dovrei essere felice di non averlo più rivisto, perché questo è quello che gli ho espressamente chiesto. Quello che desideravo per non incombere in complicazioni per la mia carriera. Ora però, è come se tutto ciò non corrisponda più a quello che voglio.
Un piano che prima acquisiva un significato, che tuttavia è andato perduto una volta realizzato.
«Lui...non ha nulla che non va» mi lascio sfuggire, studiando la suola delle mie New Balance.
Ecco la soddisfazione farsi largo sul viso di Beck. Non c'è alcun bisogno di vedere la sua faccia per constatarlo, so bene che queste sono le parole che vuole sentirmi dire.
«Ma non voglio che le cose a lavoro si complichino, sono stata appena inserita in questo programma e lui è uno dei piloti che mi toccherà intervistare. Non posso permettermi dei casini proprio ora».
Lei rimane in silenzio, credo di essermi finalmente guadagnata la sua attenzione.
Proseguo «E poi, scommetto che per lui sono stata solo che un passatempo. Per me non lo è stato, è chiaro. Ma non posso far altro che convivere con l'idea che io e lui non saremo mai niente, per proseguire con la mia vita in pace».
Ora sta passando alla fase del "su questo hai ragione", annuendo come quelle statuette con le teste che si muovono ad ogni urto, che vendono di solito negli Autogrill.
Parlare di lui sta diventando peggio di andare a correre, più difficile. In un modo o in un altro mi ritrovo a pensare a lui, e la cosa comincia a darmi su i nervi. Perché non avevo mai considerato la possibilità di perdere la testa per qualcuno in questo modo, prima d'ora. E questo non mi fa bene.
Devo solo convincermi che le priorità sono altre in questo momento.
Perché mentre io mi crogiolo sul motivo dei miei sentimenti, lui probabilmente starà facendo ben altro che pensarmi.
Non lo vedo un tipo che ci tiene ad avere una relazione seria. Non ce lo vedo a giocarsi tutti i suoi sentimenti, anche i più profondi, per una donna.
In effetti, riflettendoci, sarebbe tutto più semplice se esistesse nel mio cuore un interruttore manuale, da poter utilizzare quando voglio preservarmi, non innamorandomi di qualcuno. Quando ho solo voglia di divertirmi, senza alcun coinvolgimento emotivo.
Ma non accade mai, sono troppo sensibile, se non quando sono eccessivamente ubriaca e non controllo alcun freno inibitore.
«Beck, lasciamo che questo argomento si esaurisca da solo, lasciamo che finisca nel dimenticatoio per il momento. Attraversiamo dall'altra parte della strada e prendiamoci un caffé» le indico la caffetteria alle nostre spalle con un cenno «Che ne dici?».
Non saprà leggere nel pensiero ma almeno capisce quando è giunto il momento di dire "basta" a certe discussioni ed assecondarmi.
Si toglie l'elastico che teneva i suoi capelli rossi raccolti in una coda, mi prende a braccetto e insieme attraversiamo.

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