10. In una notte come questa

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Lydia

Sono ad una festa pazzesca con un ragazzo altrettanto pazzesco, e dovrei godermi ogni istante insieme a lui. È quello che faccio, almeno in parte, ma non del tutto poiché il mio pensiero è ancora fermo a quello di Charles che se ne va girovagando per la sala insieme ad una bionda mozzafiato. È una visione così irritante da sentirmi come in mezzo ad una distesa di ortiche. Non è facile sopportare il fatto che possa andare incurante in giro alla ricerca di nuove conquiste. Ma più irritante è sapere che sono stata io a dargli l'autorizzazione per comportarsi in questo modo, dopo la nostra discussione in mezzo alla pista da ballo.
Quando Lando mi ha chiesto di accompagnarlo al party, non ho riflettuto abbastanza su quello a cui andavo incontro. Ero semplicemente felice dell'invito e del fatto che sarebbe stato un modo per passare del tempo insieme, senza contare a chi è stata dedicata l'intera serata.
Mentre Lando e Carlos mi parlano di quando ad una partita di golf, hanno litigato per una sciocchezza sul punteggio della partita, passa un cameriere con un vassoio di cristalleria sgorgante di champagne e lo fermo per poter prenderne uno. Sorseggio anche se ho voglia di mandare giù d'un colpo tutto quanto per alleggerirmi un po', ma non mi sembra il caso, davanti ai due piloti e a tutta quella gente. Non voglio dare nell'occhio.
Prendo a pensare. Penso a quanto Lando mi faccia divertire e al fatto che non ci sia momento in cui non abbia un sorriso a trentadue denti per una sua battuta. Lo guardo indaffarato a salutare gli ospiti, è bello da morire, questo lo devo proprio dire. Così è naturale chiedermi come facciano tutti a parlargli quando davanti a loro, vengono proiettati i suoi occhi chiari. A me fanno lo stesso effetto di un cubetto di ghiaccio lasciato al sole, sarà lo stesso anche per gli altri?
Conoscere Lando è stata una delle cose migliori che potessero capitarmi. Lui ormai mi conosce come le sue tasche, riconosce quando qualcosa non va e trova sempre un modo per consolarmi; ad esempio quando facciamo passeggiate in auto cantiamo canzoni pop a squarciagola, oppure prima di un'intervista mi propone di mangiare del gelato in riva al mare, per alleviare la tensione. In più abbiamo tanto in comune, probabilmente è per questo motivo che andiamo così d'accordo.
Insomma va tutto a gonfie vele, fino a quando non mi imbatto nel tifone Charles, che sbaraglia l'intera imbarcazione. Con questo intendo io, la mia vita sentimentale e ogni speranza che un giorno quest'ultima possa diventare una cosa seria.
Il fatto è questo, mentre passo il tempo con Lando, riesco a distrarmi dall'idea costante del pilota della Rossa. O in parte, per lo meno.
Poi, ci sono momenti come quelli di questa sera, dove mi ritrovo davanti ad un bivio in cui l'unica soluzione accettabile per me, sarebbe quella di dividermi esattamente in due. Una parte di me per ogni pilota.
Il colpo fatale è stato essere osservata da entrambi contemporaneamente, dal canto mio ho trovato impossibile guardarli insieme, ritrovandomi a bazzicare tra gli occhi verdi di Charles e quelli azzurri di Lando. Credetemi non è affatto un'esperienza piacevole.
Lando non sa che ho baciato Charles dopo le qualifiche, il che continua a farmi sentire in colpa perché ho chiaramente commesso un errore. Il problema è proprio il senso di colpa in sé, provato per non essermi pentita di quel gesto. Lo desideravo da troppo tempo e rispetto al bacio durante l'intervista, questo è stato di un'intensità che a pensarci il cuore prende a battermi all'impazzata, come in quell'istante, nella stanza di Charles. Concentrandomi posso anche risentire i suoi capelli tra le mie dita, il viso ancora umido per il sudore, il suo solito sapore compromesso dallo champagne bevuto alla premiazione e la pressione della sua presa sulle mie cosce per sollevarmi da terra, mentre ci lasciamo andare.
Ritornando alla serata, a quanto pare non sono di grande compagnia e Lando se ne accorge, così mi fa segnale di uscire per prendere una boccata d'aria. Mi prende per mano e ci facciamo largo in mezzo alla calca di gente che sembra moltiplicarsi a vista d'occhio. Raggiungiamo l'uscita e un'ondata d'aria fresca ci travolge, rigenerante dopo il caldo infernale della sala.
Lui si scombina i ricci castani, dandogli un'aria dannatamente sexy «Wow che festa! Devo complimentarmi con Charles!» dice col sorriso sulle labbra. Si vede proprio che è divertito, è praticamente il suo ambiente; la musica a palla, le luci stroboscopiche, drink e una lunga serata davanti. Se non fosse che è stato invitato in veste di ospite, avrebbe preso il posto del dj volentieri.
Non penso di poterlo capire fino in fondo su questo, perché non vado matta per questo genere di serate.
A pensarci bene, su questo Lando e Beck viaggiano sulla stessa linea d'onda.
«È proprio vero, anche se non penso che mi sarei divertita allo stesso modo se non ci fossi stato tu con me».
Allarga le braccia, strette nelle maniche della camicia scura «Vieni qui».
Lo abbraccio poggiando la testa al suo petto, sentendo la cadenza del suo battito.
Le sue mani mi accarezzano la schiena scoperta dall'alto verso il basso, un gesto così semplice e delicato che scatena una sequenza di scariche elettriche su tutto il mio corpo.
Ci guardiamo negli occhi e dalle sue labbra la frase «Baciami, Lydia» viene pronunciata con un tono tanto basso da sembrare un sussurro. Il mio cuore precipita, perché è il nostro primo bacio ed è tutto assolutamente perfetto da farmi paura.
Ho desiderato che lo facesse da tanto tempo, ora però è diverso. Tutto è cambiato dalla fine delle qualifiche, mi trovo diretta verso una direzione opposta a questa.
L'unica cosa che so, è che non Lando che desidero con ogni cellula del mio organismo. Adesso, l'oggetto del mio desiderio è da tutt'altra parte, avvinghiato a chissà quale ragazza.
Forse non mi sono impegnata abbastanza a dimenticare Charles.
Forse, non ho prestato abbastanza attenzione al mio cuore, pensando che questa sarebbe stata la scelta giusta. Quella per raggirare un cuore spezzato e i dispiaceri che ne conseguono.
Magari il fatto che Lando abbia attirato la mia attenzione è dovuto alla mia mancanza di una spalla su cui contare. Alla mancanza di una carezza gentile a cui porgere il viso quando ci si sente giù. Ad una risata facile che allevia il peso che porto sul cuore.
Dovevo riconoscere la persona giusta da come quest'ultimo prende a battere alla sua vista, da come la sua presenza venisse percepita diversamente da me, da come i nostri sguardi riescono ad incatenarsi e a dirsi mille parole, nonostante le nostre labbra rimanessero immobili.
L'aspetto che mi fa più male di tutta questa faccenda è che sto per rovinare tutto tra me e Lando, senza avere la minima certezza che Charles mi voglia, allo stesso modo in cui lo bramo io. Sperando che per lui, io sia qualcosa di più di un divertimento. Sto puntando tutto su un gioco senza conoscerne le regole. Nessuna sicura, solo un salto nel vuoto.
In ogni caso reputo sia meglio fare luce sulla questione, partendo dal dire la verità a Lando. Quindi prepararsi ad incassare l'amara reazione.
«So bene che questo non è esattamente il momento adatto ma...Lando dobbiamo parlare di noi due» mi mordo il labbro nervosa perché non so nemmeno io cosa mi sia preso, da quale coraggio io stia attingendo per fare tutto questo.
«Che succede, Lee?» un velo offusca il suo sguardo, la preoccupazione lo coglie alla sprovvista.
Gli accarezzo la guancia, dalla superficie ruvida per via del lieve velo di barba, disegnando col pollice movimenti delicati.
«Quello che c'è tra noi... Ho paura che non stia funzionando come dovrebbe».
Ho legato mani e piedi diventando il bersaglio, aspettando che Lando dica qualcosa che possa mandarmi in pezzi definitivamente.
Fa una smorfia e schioccando la lingua, dice «Sai Lee, temevo che questo momento sarebbe arrivato. Mi capita di osservarti e nonostante stiamo bene insieme, penso che ci sia qualcos'altro a ronzarti per la testa» quella frase mi spiazza più del dovuto, poiché non ho mai pensato che potesse accorgersene.
Evidentemente dimentico che Lando non abbia solo un grande senso dell'umorismo, ma anche un attento spirito di osservazione. Che ho chiaramente sottovalutato, impegnata a pensare al Predestinato.
«Lando te lo giuro, sei il ragazzo migliore che abbia incontrato. Ti prendi cura di me con una gentilezza e tenerezza che ho sempre apprezzato. Ma non so cosa mi prende, non riesco a...» mi blocco non trovando più le parole giuste per proseguire col discorso. Il che mi innervosisce ulteriormente.
Mi sento decisamente una merda per tutto questo, ma non posso andare avanti così. Non possiamo andare avanti così.
«Lee...» mi prende il mento tra le dita per guardarlo negli occhi «Non preoccuparti, ho capito quello che intendi. Non c'è bisogno di sentirti così, davvero, in fondo non era nulla di serio. Ci abbiamo provato, non fa nulla». Insomma la situazione si è decisamente ribaltata. Non dovrebbe essere lui a consolare me. Piuttosto il contrario, visto che sono stata io a prendere l'iniziativa.
E non so cosa mi abbia colpito maggiormente; se il suo sorriso dopo aver pronunciato quella frase, oppure il «Non sono quello giusto per te» che enuncia poco dopo.
Lo guardo corrucciando la fronte, confusa.
Lui, invece, prosegue mangenendo lo stesso temperamento pacato «Io non sono lui. Non lo sarò mai, Lee».
Le labbra si distanziano l'un l'altra dalla consapevolezza del significato delle sue parole, che mi colpisce in pieno come un autotreno in corsa.
«Mi dispiace tanto Lando, dico davvero».
«Non dispiacerti, Lee, in questi casi è il cuore che comanda. Ma sappi che se ti farà del male, se la dovrà vedere con me. O con Carlos, ora che ci penso, sai bene come si gasa per questo genere di cose».
Mi sfugge una risata che spezza la tensione creatasi tra noi, lui mi prende per mano e con un cenno verso l'ingresso dice «Forza rientriamo, che la festa non è ancora finita qui».
Ci immergiamo nuovamente nel caos. Stavolta però, lo faccio con più leggerezza sapendo di non averlo perso. Piuttosto, con la certezza di aver trovato un amico che sia disposto a stare al mio fianco, qualunque cosa accada.

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