7. Nessuna pole position per il Predestinato

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Charles

Comincio la giornata vedendomi con Andrea, per la solita sessione di allenamento. Il tempo ultimamente sembra volare e questo mi capita di percepirlo solo in vista di un Grand Prix. In più si aggiunge il fatto che dall'ultimo incontro con Lydia, quando mi avrebbe investito con la sua auto, la mia coscienza non fa altro che ricordarmi di quanto mi sia comportato di merda nei suoi confronti. È vero, un misto di rabbia e incredulità mi ha assalito senza fare arrivare al cervello l'ossigeno necessario per pensare come una persona razionale, decidendo di andar via e lasciarla lì.
Lasciarla nonostante volesse aiutarmi. Nonostante i suoi occhi fossero il ritratto dell'imbarazzo per l'accaduto.
La rabbia mi ha privato della lucidità al pensiero dell'intervista a Carlos di quella mattina.
Ritrovarmi faccia a faccia con lei e i suoi occhi da cerbiatto, in un momento bizzarro e di pace allo stesso tempo. Dove invece di pensare a quanto fottutamente fosse bella quel giorno, non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di Lando che la tranquillizzava. L'ha fatto così, senza preoccuparsi del fatto che la conoscesse da una manciata di minuti.
Lando è un ragazzo premuroso, si prende a cuore ogni causa gli passi davanti, inoltre prende confidenza con la gente con una velocità paragonabile ai suoi risultati in pista durante le qualifiche, che lo piazzano sempre tra i primi posti.
Perciò non mi stupisce che a fine allenamento Andrea esordisca con «Hai sentito di Norris? Si vocifera si frequenti con quella giornalista...ehm com'è che si chiama?» picchiettandosi le dita sul mento.
Lo guardo severo «Lydia Linetti».
Lo pronuncio come se quel nome fosse diventato la più importante delle informazioni da condividere con qualcuno, una di quelle considerate così inaccessibili che solo il sottoscritto riveste l'autorità per poterlo utilizzare.
«Saranno le solite fake news, non c'è da fidarsi dei giornali» dico mentre mi asciugo le gocce di sudore dal viso con un telo. Andrea non molla e prosegue «Se lo dici tu, dalle foto che ho visto sui social li trovo piuttosto intimi».
Intimi. Non si rende conto dell'effetto che mi fa quel termine.
Andrea per distruggermi definitivamente esce il telefono dalla tasca, cerca queste fatidiche foto e me le mostra.
Sono diversi momenti delle loro uscite; alcune li ritraggono in giro per la città nella sua auto, dove non posso ignorare la bellezza disarmante di Lydia paragonabile ad un angelo che benedice chi le sta vicino con i suoi sorrisi luminosi.
Altre invece li colgono durante un pranzo in un ristorante all'aperto che si affaccia sul porto, dove lei indossa una gonna a jeans che le arriva poco sopra le ginocchia, un top lilla con le maniche a sbuffo e ai piedi un paio di stivali neri col tacco che le coprono i polpacci quasi del tutto.
Inutile puntualizzare il fatto che non ho voglia di descrivere Lando né tanto meno cosa ha avuto il piacere di indossare, nelle loro uscite da persone intime.
Chiarisco che non ho mai avuto alcun tipo di problema con lui, dal momento che ci limitiamo a parlare come due normali colleghi. Non mi è mai interessato particolarmente sapere con chi si frequenta, tuttavia qui la questione è diversa. Lei non doveva toccarla.
Ho pensato che con la mia fama non sia difficile trovare un rimpiazzo, le ragazze stravedono per me, però cosa me ne faccio di un centinaio di donne, se poi lei gli tiene la mano sul tavolo di un ristorante e lo guarda come se stesse vivendo un sogno ad occhi aperti? Cosa me ne faccio di una fila interminabile di ragazze di ogni genere di bellezza, se poi l'unica per me ride di gusto alle sue battute?
«Buon per lui» mi irrigidisco e sento ogni muscolo del mio corpo stringersi, annullando tutto il riscaldamento fatto prima dell'allenamento.
Mi decido a prendere il borsone e ad uscire dalla stanza. Andrea mi raggiunge e mi afferra la spalla «Ti senti bene? Hai cambiato atteggiamento di punto in bianco».
No. No che non sto bene, per niente, anzi mi sento proprio uno schifo e non posso neanche confessarlo al mio amico.
«Sì sto bene, sono solo stanco. Ci vediamo domani in autodromo».
Il giorno delle qualifiche è domani, anche se non so ancora come farò ad affrontarlo senza la mia solita grinta. Non mi spiego cosa mi stia succedendo ultimamente ma non posso permettermi di liberare le mie emozioni, ne vale della mia prestazione in pista. Dovrò sopprimere tutto come faccio sempre, perché vedete, se ogni pilota si lascia influenzare dall'agitazione è finita. Perdi tutta la concentrazione.
Il punto infatti, non è vincere la gara, ma cercare di non arrivare agli ultimi posti e compromettere i punteggi delle squadre, oltre quelli di noi stessi piloti.
Le qualifiche mi vanno splendidamente in genere, perciò devo cambiare atteggiamento prima che sia troppo tardi. Posso cominciare cercando di sostituire la sua immagine nella mia testa, con quella di qualcun'altra, intanto. Sono un ipocrita, lo so, prima dico che è l'unica per me e poi farfuglio tali scemenze, ma non posso far altro. Riavvicinarmi a lei è fuori discussione e poi anche se ci provassi, probabilmente mi prenderebbe per un instabile mentale.
I giornali e i social possono dire quello che vogliono, ma il dado è tratto e lei lo guarda come qualunque uomo vorrebbe essere guardato.
Discussione chiusa.

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