11. La tipica ragazza da Notting Hill

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Lydia

Siamo solo io e lui. Un silenzio sordo aleggia tra noi, rendendo quel momento surreale. Surreale poiché non saprei spiegarvi con esattezza quello che successe pochi secondi dopo, tra noi due. È bastato solo il tempo di inserire la chiave nella toppa della porta del mio appartamento che l'aria si caricasse di pura elettricità.
Una voglia matta di voltarmi verso Charles, sentendo il suo respiro farsi più pesante sulla mia nuca, facendomi sussultare. Mi mordo il labbro riflettendo sul da farsi, ma non sevre a nulla perché vengo preceduta da lui.
La porta si spalanca quando irrompiamo nell'appartamento con lui che mi spinge contro la porta ed io che ricordo a malapena come si piega una maniglia. Tiene il mio viso tra le sue mani, premendo le sue labbra sulle mie con frenesia. Io d'altro canto, non ho alcuna intenzione di dividermi dalle sue. Voglio riscattarmi per tutte le volte che guardandolo, il sentimento di odio nei suoi confronti prevaleva sulla voglia di baciarlo, rivelandosi l'unico modo per reprimere un desiderio che emergeva puntualmente nei momenti sbagliati.
Una volta all'interno, chiude la porta accompagnandola con un movimento secco del piede. Così da evitare che la sua mano lasciasse il mio fianco, coinvolto in una presa tanto forte da sentire il mio corpo sciogliersi tra le sue dita.
Cerco di ricordare la posizione di ogni mobile nel corridoio che segue l'ingresso, ma sono nel pieno di un blackout. Mi viene in mente solo un mobiletto collocato da qualche parte, anche se questo non basta per orientare i nostri corpi che brancolano nel buio. Non c'è nessun altra informazione su cui posso affidarmi in quel momento, poiché il cervello non fa che captare ogni movimento delle sue dita sulla mia pelle esposta, distogliendomi da ogni genere di pensiero.
Come previsto, urtiamo tutto quello che ci troviamo davanti ridendo tra un bacio e l'altro.
Quando finalmente quel poco di lucidità decide di intervenire, mi ricordo della presenza del mobile all'entrata ma non faccio in tempo ad avvertire Charles che ci finisce contro, facendo cadere una lampada per terra. Si sente la base della lampada rompersi con lo stesso frastuono di un vaso di ceramica. In ogni caso, non rappresenta una mia priorità in questo momento.
Ho le mani che fremono e non ho la minima idea di che farci, dunque decido di togliergli la giacca di dosso con un gesto netto e lascio che cada per terra. Immagino sia molto costosa, ma nemmeno questo rappresenta una priorità. Poi prendo a sbottonargli la camicia, ormai stropicciata come uno straccio. Le mie mani percorrono il suo petto sotto l'indumento, sento i polpastrelli bruciare sulla sua pelle incandescente. Il petto statuario, che posso vedere solo con la luce flebile della luna che si intrufola dalla finestra, mi intimorisce e mi attira allo stesso tempo. Sotto le mie mani ogni suo muscolo si rilassa, rimanendo una perfetta composizione armoniosa che stento a credere possa essere reale. A credere che si tratti di lui.
Charles prende a baciarmi il collo seguendo come una traiettoria la scollatura del mio vestito fino allo spazio tra i seni. Le gambe stanno per cedermi e il respiro si fa sempre più corto. Non provavo un piacere del genere da così tanto tempo da pensare di avere dimenticato definitivamente quello che si prova in questi casi. Ma quello che mi sorprende è come lui prende ad assaporare ogni centimetro del mio corpo avidamente, come quando si affondano morsi in un frutto succoso.
Le sue mani scendono fino ai fianchi, poi senza titubanza proseguono lungo tutta la gamba afferrandola saldamente. Il calore emanato dalle sue mani mi fa rabbrividire a contatto con la temperatura opposta della mia pelle, per via del vestito eccessivamente corto e scollato per una serata fresca come quella.
Crea una sensazione che non saprei come descrivere con esattezza, suppongo si tratti di un misto tra solletico ed eccitazione. Un interruttore per attivare in me ogni genere di perversione possibile.
Poi lo vedo chinarsi all'altezza della mia gamba tenuta a mezz'aria dalla sua presa decisa, cominciando a baciare lentamente l'interno coscia e mentre scende sempre più giù, le mie mutandine finiscono inevitabilmente per inumidirsi.
Non posso che sottostare piacevolmente alle sue iniziative, alle sue dita che pressano sulla coscia fissandone una forma su esse, alla sua lingua che prende a tracciare movimenti capaci di farmi ansimare come una dannata e a quel lieve filo di barba che inizia ad arrossarmi la pelle.

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