5. Serata poco costruttiva al Mylène

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Lydia

«Dici sul serio?» incredula mi rivolgo a Sainz che mi ha appena proposto di stare nel Paddock durante la gara, insieme alla sua ragazza, una certa Julia.
«Ma certo! Magari potrà servirti per le tue ricerche».
Mi è sembrato di capire che noi giornalisti non siamo ben accetti nei Paddock durante le gare, perciò gli chiesi come sarebbe stato possibile.
«Questo è vero...ad ogni modo non preoccuparti, sono sicuro che Lando e io troveremo un modo» mi fa l'occhiolino e ci salutiamo.

Mentre guido percorrendo le strade di questa magnifica città, mi sembra inevitabile non pensare all'intervista, in particolare a Charles e alla sua entrata col tipico charme. Sì, proprio quello che convincerebbe chiunque ad esaudire ogni suo desiderio. Non voglio ammetterlo ma a quanto pare non pensare al pilota è diventato la più difficile delle imprese, specialmente se continuo ad incappare in lui ovunque io vada.
Di colpo però questo pensiero viene sbaragliato da un altro, quello che oggi mi ha tirato fuori da una situazione alquanto scomoda.
Lando.
Sfido chiunque ad andare avanti minimizzando la sua bellezza. Incontrarlo non è stato preventivato, lo considererei l'unico aspetto positivo di oggi, dal momento che ha voluto aiutarmi nonostante mi conoscesse da pochi minuti.
Non so quale impressione gli abbia dato, sicuramente non professionale. D'altronde è bastato rivedere una certa persona per perdere la concentrazione sul mio lavoro. Però trovo interessante come quella situazione si sia ribaltata con un solo gesto da parte del mio nuovo eroe, Norris.
Lando a primo impatto da l'aria di essere tutta un'altra pasta rispetto a Charles, il che è perfetto dato che non sopporterei due cloni Leclerc.
Non mi sono accorta di essere in sovrappensiero e quindi di guidare senza prestare attenzione, fino a quando non sento qualcosa urtare la mia auto, scaraventando il mio corpo verso il parabrezza. Pianto freno e rimango qualche secondo a fissare il vuoto. Immobile.
Stupidamente ho pensato si trattasse di un animale, ma è difficile che se ne trovino in giro proprio perché mi trovo in città.
Non ho intenzione di offendere alcun animalista con ciò, ma proverei più sollievo a sapere che sia stato un animale ad essere investito e non una persona. Anche se ho il presentimento che si tratti proprio di quest'ultima opzione.
Mi faccio coraggio e scendo dalla macchina per accertarmi.
E qui posso affermare definitivamente che la giornata non può andare peggio di così. Charles Leclerc investito mentre gira in bici, dalla sottoscritta poi.
Mi sembra assurdo intanto credere che lui vada in giro così, invece di usare la sua Ferrari, ma poi ripenso al fatto che sia stata proprio io ad averlo preso di petto.
Prima che possa fare qualunque cosa lui si guarda attorno confuso chiedendosi «Ma che è successo...».
«So che può suonare allucinante, ma...beh io... Insomma sono stata io a prenderti con l'auto».
Lui mi fissa in silenzio corrugando la fronte e lì vidi i suoi occhi farsi più scuri, decisamente più severi.
Okay è del tutto normale la sua reazione, voglio dire tra tutte le persone che potevano capitargli a Monaco, si ritrova a vivere questa situazione con me.
Anche se a lamentarmi, per l'appunto, dovrei essere io.
Non so nemmeno io se imbattermi in lui con questa frequenza sia una fortuna o una colossale presa per i fondelli da parte del destino.
«Grandioso!» si lamenta sfoggiando un sorriso sarcastico mentre prova a rialzarsi dolorante.
Io mi avvicino alla bici per prenderla e dargli una mano a sistemarla, lui invece allunga le mani su di lei, come per fermarmi «No no lasciala lì, ci penso io. Grazie» nervoso al punto giusto direi.
Alzo gli occhi al cielo «Va bene, va bene!» forse affermare che è tutto okay serve più a me che a lui.
Penso di non riuscire ad abituarmi a questo suo nuovo carattere, anzi credo proprio di odiarlo.
Adesso mi ritrovo non solo in una situazione di tormentato interesse nei suoi confronti, ma contestualmente si aggiunge anche un odio incontrollato quando mi tratta come un imbecille. Ecco tutto.
Il Predestinato rialza la sua bici da terra e si rimette in sella, mette il piede sul pedale e comincia a pedalare lasciandomi lì. Come...lasciatemi ribadire, UN IMBECILLE per l'appunto.
Gli urlo «TE NE VAI COSÌ? BENE, FAI COME VUOI, TANTO IO NON TI AVREI DATO UN CENTESIMO PER I DANNI, STRONZO!».
L'ultima parola mi esce liberatoria mentre un'anziana signora passa di lì borbottando «Ma che modi! Ah questi giovani di oggi!».
Rientro come una furia in auto e riparto anch'io, stavolta però senza perdere d'occhio la strada. Nessuna distrazione.

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