12. Proposta indecente

110 4 0
                                    

Lydia

Dopo aver trovato la giacca di Charles, quella stessa mattina, decisi di portargliela.
Percepii quello come il gesto che mi avrebbe portato all'ennesima chiusura con lui. Sarei andata a casa sua a ridargli ciò che a dimenticato e stop, fine delle storia. Questa dovrà essere l'ultima volta che noi due ci concediamo di interagire fuori dal lavoro.
O almeno, questo non è altro che il pensiero che continuo a ripetermi come un mantra, poi sappiamo bene come vanno a finire le cose secondo il copione della mia vita. Infatti, proprio nel bel mezzo della mia solita corsetta leggera in giro per la città, l'idea di rivederlo dopo ieri sera piomba nella mia mente, contorcendomi lo stomaco.
La sera prima ho preso la decisione di varcare le mura che ho costruito attorno a me, appositamente per proteggermi da lui, cosciente che quella scelta non avrebbe portato a nulla di buono. Nulla di buono, fino a quando non ripercorro mentalmente come marchiava a fuoco la superficie della mia pelle con i suoi baci caldi, provocandomi tutt'ora una tachicardia impossibile da controllare. È stato un crescendo di emozioni forti e voglie incontenibili che mi ha permesso di superare l'imbarazzo iniziale che inevitabilmente si crea quando si chiede a qualcuno di passare la notte insieme, così da passare direttamente al dunque.
Anche se al dunque non ci arrivammo ugualmente. Il risultato ottenuto, nella formula matematica che applico ricorsivamente ad ogni incontro con un essere di sesso maschile, è diverso stavolta, dal momento che è lui ad essere l'elemento diverso e innovativo che di conseguenza, porta ad un risultato più affascinante degli altri ottenuti fino ad ora.
Senza contare il piacere che ho provato in quel breve momento di intimità in cui mi ha coinvolta. Fare paragoni con altre esperienze non trovo sia corretto, ma sono costretta a fare un eccezione questa volta. Credo che nemmeno Blake sia mai riuscito a farmi toccare il cielo con un dito dall'eccitazione, come ne è stato capace Charles. E sono sicura che  per godere in quel modo il merito non sia stato solo delle abili labbra di Charles, ma che sia stato proprio il desiderio di lui che non facevo altro che nutrire dentro me e che ha decisamente amplificato tutto.
Così riflettendo su quella sera, non posso fare a meno di pensare al fatto che tanto godimento sia stato solo durante i preliminari. Perciò è naturale chiedersi: cosa sarebbe successo se fossimo riusciti a fare molto altro? Cosa sarebbe successo se Rebecca non ci avesse sorpreso all'entrata e fossimo arrivati fino in camera mia?
E senza rendermene conto ho pure smesso di correre. Sono appoggiata ad un palo della luce con un braccio a sostenermi, cercando di ricompormi. Il petto non ha intenzione di rallentare con i battiti. Improvvisamente mi viene una voglia matta di fumare una sigaretta, che però, non ho con me. Sarebbe stata ideale, accidenti!
Fortunatamente ricordo di avere portato con me i miei auricolari e decido di ascoltare un po' di musica, per distrarmi. Basterà la musica a fare da diversivo?
La canzone comincia, ritmando anche il mio respiro e sentendomi subito meglio, così riprendo la mia corsa.
Attraverso il porto, dove le barche ancorate alle passerelle di legno non fanno che trasmettere un senso di quiete impagabile che solo in questa città riesco a trovare.
Tutta quella tranquillità però, mi fa sentire la mancanza della parlantina della mia migliore amica. Ancora dormiente dopo la sconcertante scoperta di ieri sera.
Di solito non corro mai per tanto tempo senza aprire bocca, se non per salutare qualcuno ogni tanto, in quanto Rebecca è incapace di correre insieme a me senza parlarmi di qualcosa. Qualunque cosa. Dal cibo che le piacerebbe mangiare in quel posto di cui tutti parlano, al talent show che ha visto giorni prima in televisione. Nonostante sappia che io non ho la più pallida idea di quello che sta dicendo.
E sebbene solitamente non sopporto che qualcuno mi dia a parlare mentre corro, oggi ne sento il disperato bisogno. La mia mente si diverte a complicarmi la vita, pensando al pilota della Rossa in quel modo. E come potete capire, non posso permettermi questi pensieri proprio oggi che ci rivediamo. Di questo passo non sarò più in grado di guardarlo in faccia normalmente, anche se credo che questa capacità l'abbia persa da un pezzo, ormai.
Prendo il telefono dalla fascia sportiva che porto al braccio e in automatico compongo l'unico numero di telefono che conosco a memoria, escluso quello della mia migliore amica, chiaro.
«Ehi sono io, sei libero per due chiacchiere?»
«Per te, sempre».

Ugualmente Opposti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora