4. Ora che non parliamo

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Lydia

Il cielo oggi è così scuro che quando suona la sveglia, inizio a prepararmi e apro la finestra per fare luce, non entra alcun raggio di sole dentro la stanza. Le nuvole fitte stendono sulla città un velo scuro, presagio di una scocciante giornata di pioggia.
Io nel frattempo mi diletto a ripassare le domande da rivolgere a Carlos dal mio taccuino, mandando giù caffè amaro e fette biscottate con su un lievissimo strato di marmellata alle ciliegie. Proprio come piace a me.
Nel silenzio di casa mia risuona il suono di notifica del mio telefono, interrompendo bruscamente il flusso dei miei pensieri.
Inizialmente controllo lo schermo con aria svogliata, poi notando che si trattasse di un messaggio di Beck, mi incuriosisco:

"Stasera festeggiamo il successo della tua nuova intervista. È certo, so che andrà alla grande. Perciò ci sarà bisogno di divertimento e drink per l'occasione.
È andata bene la prima volta e sono sicura che sarà così anche per questa.
Metticela tutta, in bocca al lupo ;) "

Sorrido come un ebete allo schermo, sicuramente più luminoso di questo inizio giornata.
Il fatto che Rebecca mi sostenga ad ogni evenienza è qualcosa a cui non mi abituerò mai.
Questo genere di lavoro mi stanca e, delle volte, mi fa perdere fiducia nelle mie capacità. Capacità su cui ho lavorato per diversi anni, pur di arrivare a questo risultato.
Ogni volta che si svolge un'intervista, non basta solo formulare le domande per l'ospite. L'intervista va registrata dai miei collaboratori con apparecchiature particolari, che poi serviranno a me per trascrivere ogni genere di informazione per l'articolo.
Da una parte, è decisamente un lavoraccio, se consideriamo che per la stesura dell'articolo ho pochissimo tempo a disposizione. Ma dall'altra, finire di scrivere l'ultima lettera dall'articolo e annunciare che è finalmente pronto per essere pubblicato, è qualcosa che mi riempie di orgoglio.
La rivista per cui lavoro, ultimamente ha deciso di aprire questa nuova rubrica abbracciando l'argomento motorsport, per via della crescita di interesse che mostra il pubblico femminile negli ultimi anni. Così le ragazze possono dedicarsi sia alle nuove tendenze di moda che ai motori. Trovo che sia un connubio perfetto.
Il fatto che attualmente mi stia occupando di una rubrica di una mia collega, non fa che alimentare il mio desiderio di aprirne anch'io una tutta mia, un giorno. In fondo, è il sogno di ogni giornalista.
Ma per il momento dovrò accontentarmi di questo che, devo dire, non è per niente male.
Davanti alle pagine sporche di inchiostro percepisco un vuoto inspiegabile. Non sono del tutto sicura però, che si tratti solo dell'emozione per l'intervista.
Ho la sensazione che ci sia dell'altro che mi turbi, e con ciò, mi riferisco alla presenza non desiderata di un certo monegasco proprio quando terrò l'incontro con Sainz.
Ho dimenticato un dettaglio più che naturale, ovvero che anche Carlos guida per Scuderia Ferrari, perciò non c'è da stupirsi se poi dovessi  incontrare il suo compagno di squadra, Charles.
Un altro dettaglio che ho tralasciato è proprio quello che oggi è il giorno in cui si svolgeranno varie prove in pista e ci saranno proprio tutti i piloti.
Sono tutti in fermento per testare le monoposto e sperare che non accada nulla di brutto. Altrimenti saranno costretti a riparare i danni al più presto possibile e la gara ormai è alle porte e il tempo stringe.
In città non si parla d'altro ultimamente, perciò a prescindere dal fatto che puoi non esserti informato sulla questione, vuoi o non vuoi, certe cose le verrai a sapere ugualmente.
Ad ogni modo, rispondo al caloroso messaggio della mia migliore amica, promettendole che ci organizzeremo per quella sera quando finirò di lavorare, dato che adesso vado di fretta.
Infatti racimolo il necessario per la giornata velocemente e spengo le luci di casa.
Lasciando alle spalle il mio appartamento con all'interno un gran disordine ed ogni dubbio che mi ronzava per la testa, fino a quel momento.
Salgo sulla Mini Cooper, metto a tutto volume la mia playlist preferita e parto, direzione Autodromo.

È la prima volta che entro in un Paddock e ad un primo sguardo mi da l'idea di essere finita in un piccolo villaggio dalle strutture colorate.
Non ci metto molto a raggiungere i box della Ferrari, in cui mi aspettavo una situazione un tantino più tranquilla di quella a cui assistono i miei occhi; ad esempio che qualcuno mi notasse e mi stringesse la mano per poi indicarmi la sala, dove poter trovare tutti i membri del team riuniti ad un tavolo ad aspettarmi.
Non mi aspettavo di certo un caos di tale calibro. La confusione generale per le prove è rappresentata splendidamente dai tanti ingegneri e meccanici che scorrazzano da un punto all'altro, sfrecciandomi davanti con parti delle monoposto o pneumatici di vario tipo.
Devo ammettere che sono riusciti a confondere anche me con tutta quell'agitazione, rimanendo bloccata come un palo in mezzo ai piedi.
La maggior parte comunica in italiano, altri utilizzano l'inglese, poiché non tutto il team è italiano.
«FRANCESCO VELOCE PORTAMI IL PEZZO CHE TI HO CHIESTO» urla un uomo con la testa sotto la mastodontica vettura, per farsi sentire.
Sento picchiettarmi la spalla e voltandomi, un uomo mi chiede «Signorina potrebbe spostarsi cortesemente? Noi qui staremmo lavorando». Al che mi sono sentita pure attaccata da tale affermazione, senza accorgermi di essere veramente  di ingombro per loro, vicinissima alla monoposto.
Chiedo scusa e timidamente mi faccio da parte, non perdendo di vista la monoposto rossa. Da vicino fa sempre un certo effetto; il rosso più conosciuto di tutto il mondo la ricopre per intero, lasciando ammaliato da tanta bellezza chiunque le stia vicino. Le icone degli sponsor la ricoprono senza compromettere la figura del cavallino rampante del logo ai lati, mentre all'estremità, gli alettoni neri le danno un'aria decisamente accattivante. Quell'aria che percepita, ti fa immaginare subito che sapore abbia la vittoria.
E poi...poi non può che esserci il numero del pilota; 55 per Sainz e 16 per Leclerc, nei corrispettivi font diversi.
«Un bel casino, vero?» mi sento dire alle mie spalle. Salto sul posto, poggiando una mano al petto dove ho sentito una piccola contrazione, per lo spavento.
Le cose sono due: o mi perdo troppo nei pensieri da non accorgermi di chi mi si presenta accanto, oppure sono gli altri ad essere capaci di apparire di soppiatto in modo fenomenale. In questi giorni non faccio altro che prendere infarti, devo darmi una regolata.
Infarto a parte, riconosco subito quella voce. Carlos Sainz non riesce a reprimere del tutto il suo accento spagnolo, tanto da renderlo mille volte più attraente di quanto non lo sia già. Ora comprendo il motivo di tanto interesse per gli spagnoli.
Indicando l'ambiente, rispondo «Beh non mi aspettavo questo tipo di accoglienza».
Mi guarda ad occhi stretti cercando di identificarmi. Quando poco dopo mi riconosce, strabuzza gli occhi «Giusto, tu sei Lydia! Ti occuperai tu dell'intervista, non è così?».
Annuisco soddisfatta «Proprio così. Molto piacere Signor Sainz»
Al che lui mi spiega che posso chiamarlo per nome, senza alcun problema. Non posso farci nulla, mi viene naturale rivolgermi così alle persone che conosco appena.
E ad essere onesta, non mi ritengo come altri miei colleghi che si riferiscono subito agli intervistati per nome. Sono dell'idea che non tutti potrebbero gradirlo.
Cosa non va nella classica formalità?
«Mi ha fatto piacere conoscerti, purtroppo però adesso devo raggiungere Fred. Ci vediamo più tardi allora» mi comunica verificando l'ora dall'orologio sul suo polso.
Mi passa davanti, dirigendosi verso la stanza con all’esterno la dicitura "Frédéric Vasseur", il team principal.
Mentre cammina non posso fare a meno di mappare il suo corpo e non vi nego, che le sue spalle sono di una grandezza disarmante. Stare accanto a lui mi ha fatto sentire all'improvviso infinitamente piccola. La sua corporatura è paragonabile ad un armadio a quattro ante, per come si sviluppa in grandezza.
Per non parlare del suo accento che manda in cavalleria il significato di qualsiasi cosa dica. Del genere che potrebbe pure insultarmi e io non avrei nulla in contrario da dire. Ma sappiate che non andrò oltre con i commenti, questi saranno gli unici complimenti che mi sentirete dire nei suoi confronti. Dato che durante le mie ricerche sul suo conto, sono venuta a conoscenza di una presunta fidanzata e non vorrei mancarle di rispetto.
Se dovessi descrivervelo oggettivamente però, direi che indossa una polo rossa con lo stemma del cavallino rampante al lato, un jeans skinny scuro e delle sneakers bianche. I suoi capelli corvini sono impeccabili come sempre, neanche il casco riesce a privarli del loro naturale fascino.
In realtà sono dell'opinione che il casco non necessariamente rovini le acconciature dei piloti, al contrario, gli conferiscono una bellezza particolarmente interessante. Tra il momento post-sesso e una sessione durissima di cardio.

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