Capitolo 7

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Mi lascio sopraffare dal panico, l’uomo parla ma non sento nessun suono.

I rumori mi arrivano ovattati, sovrastati dal battito del mio cuore che proprio non ne vuole sapere di rallentare.

Sbatto le palpebre più volte ma continuo a vedere sfocato e Balto ringhia alla mia destra posizionandosi davanti a me, pronto a proteggermi.

Riacquisto consapevolezza solo quando sento il mio berretto sfilarsi dalla testa e cadere accanto al corpo dello zombie.

Mi volto terrorizzata e vedo l’uomo con la mia accetta a pochi centimetri da me. Vedo la sua pelle sudata, la barba incolta, i capelli sporchi.

Sobbalzo cadendo all’indietro, non mi ero resa conto che si stesse avvicinando.

Balto fa un balzo verso di lui, ringhiando, ma questo si sposta appena in tempo per schivare un suo morso “Non abbiamo tempo da perdere ragazzina, dacci il tuo zaino e facciamola finita” Ha un tono calmo, la voce gracchiante.

Ritorno a guardare l’altro uomo, anche lui si è avvicinato “Non costringerci ad usare le maniere forti” Ma io sono paralizzata dalla paura.

Ordino alle mie mani di muoversi e di sfilare lo zaino ma non obbediscono. Dico alle mie gambe di farmi rialzare ma sono come congelate.

Entrambi continuano ad avvicinarsi “forse potremmo tenercela sai, è carina” L’uomo con l’ascia sorride e il disgusto provocatomi dal suo ghigno mi fa salire la bile alla bocca.

Questo basta a farmi reagire, avverto la rabbia crescere dentro di me e respiro affannosamente per via del nervosismo.

Sento Balto ringhiare, devo riflettere.
Mi alzo lentamente, stando attenta a non appoggiarmi troppo sulla gamba destra.

Non posso fuggire.
Non solo per la gamba, lui ha un arma da fuoco perciò la vicinanza non è tra le condizioni per riuscire a ferirmi o uccidermi.

Non posso difendermi.
La mia accetta l’hanno presa, tempo di tirar fuori una delle altre armi dallo zaino e loro capirebbero cosa voglio fare. Se anche riuscissi a prendere un coltello, potrei ferirli? Forse uno si, se conto sull’effetto sorpresa, ma l’altro mi sparerebbe.

Devo assecondarli, almeno per ora, poi posso studiare la situazione.

Mi sfilo lo zaino tenendo gli occhi incollati su Balto che abbaia “Brava così” Mi incita l’uomo col fucile, quello con l’accetta mi spinge leggermente col manico dell’arma e io mi allontano subito.

Faccio un passo verso il suo amico e gli porgo lo zaino allungando totalmente il braccio per mantenermi il più distante possibile da lui.

Lo afferra senza troppi complimenti e lo lancia all’amico che lo apre frugandoci dentro “Due coltelli, una torcia...” Lo sento iniziare, ma rimango concentrata sull’altro, che non si perde nessun mio movimento “Cibo! Tonno...Fagioli... Può bastarci per qualche giorno”.

Sono qui solo per il cibo? Ora che hanno ciò che chiedevano se ne andranno? Mi lasceranno in pace? Ma ho come la sensazione che la risposta non sia quella che vorrei sentirmi dire.

Devo fare qualcosa.
Abbasso lo sguardo sull’accetta che ora è a terra, l’uomo sudato l’ha lasciata quando ha preso lo zaino. Torno a guardare quello armato che ora è concentrato sull’amico, continuando a tenermi sotto tiro.

Se mi muovo in fretta posso recuperare la mia accetta, non è un piano geniale ma è il migliore che ho. Devo contare sul fatto di riuscire a colpire quello col fucile ora che è distratto. Devo tentare.

Faccio per muovermi ma sento un dolore lancinante sullo zigomo, l’impatto mi fa cadere all’indietro e sbatto la testa sull’asfalto.

“Non provarci neanche ragazzina!” Mi ha colpita col calcio del fucile.

Balto gli salta addosso facendolo cadere a terra, l’arma scivola lontana dai due.

Vedo tutto sfocato e non mi rendo pienamente conto di cosa sta succedendo. Il mal di testa mi investe e quando provo a sollevarmi diventa insopportabile, così mi lascio cadere di nuovo con un gemito di dolore.

Ho bisogno di un minuto prima di riuscire a vedere in modo nitido, mi porto una mano allo zigomo. Sangue.

Mi metto a sedere e tocco la nuca gemendo, anche lì c’è un piccolo taglio.

Non so cosa mi risveglia dal torpore ma all’improvviso l’odore metallico del sangue, il tanfo dello zombie, il dolore, tutto insieme mi investe riportandomi alla realtà.

Mi guardo velocemente intorno ignorando il mal di testa. L’altro uomo ha lasciato cadere il mio zaino, osserva il suo complice paralizzato dalla paura. Così mi affretto a recuperare il fucile, strisciando verso di esso. Mi alzo a fatica e lo punto sull’uomo in piedi.

Non si è accorto di me, sta fissando l’amico che si divincola a terra cercando di proteggersi il viso con le braccia. Balto gli morde la spalla, poi la mano, ma le sue grida non mi turbano come dovrebbero.

Mi sono ripromessa che ce l’avrei fatta, che sarei sopravvissuta per la mia famiglia. Non permetterò a questi due di rovinare tutto.

“Ehi!” L’altro uomo si gira a guardarmi e sbianca appena si accorge dell’arma, alza le mani impotente.

“Vattene via!” Grido con tutta la forza che ho nei polmoni, lasciandomi trasportare dalla rabbia.

Col fucile gli indico la strada dietro di me, da dove sono arrivati, ma lui continua a non muoversi, incerto, guarda di nuovo il suo complice. “Balto qui!” Fischio per richiamarlo e lui obbediente lascia stare la sua preda per affiancarmi.

L’uomo sudato si avvicina lentamente all’amico, mi tiene d’occhio, io lo tengo sotto tiro.
Basta un passo falso, uno solo, e giuro che lo faccio fuori.

Prende il suo amico da sotto le braccia, mentre quello continua ad urlare tenendosi la spalla con la mano integra, poi comincia a trascinarlo via sotto il mio sguardo.

Li osservo allontanarsi piano. Li osservo quando si fermano perché l’uomo è stanco. Li osservo ripartire a fatica.
Li osservo finché non sono così lontani che non riesco più a vederli, e allora, solo allora, abbasso il fucile, cadendo a terra sfinita.

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ciao amici del web
ho deciso di restare anonima perché scrivere è una cosa solo mia, la mia valvola di sfogo, se tutti sapessero che lo faccio non sarebbe più una cosa mia... non so se ha senso
nella mia testa si

spero vi piaccia
-emme <3

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora