Capitolo 37

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Riesco a sentire Luke al piano di sotto che ordina a Balto di stargli lontano, ma è come un sussurro lontano.
La porta dello studio è spalancata e attira tutta la mia attenzione.

Avanzo curiosa, titubante, una parte di me sa che è uno sbaglio. Ma non appena raggiungo la porta non riesco a tirarmi indietro.

Rimango a bocca aperta.
Mi aspettavo che la stanza fosse molto più grande di così, o forse sono tutte le cose che ci sono dentro a farla sembrare così piccola.

All’improvviso mi dimentico di Luke e il cibo, e anche del perché sono venuta a chiamare Ethan. E’ di spalle in fondo alla stanza e osserva una cartina grande quasi quanto l’intera parete.

Al centro della stanza c’è una scrivania e al contrario di quello che mi sarei aspettata, è decisamente disordinata. Ci sono cartelle, fogli sparsi e un computer. C’è una sedia e in un angolo, una poltrona con altri fogli e fascicoli sopra. Sulle pareti che mi circondano ci sono due enormi librerie piene di faldoni e fogli volanti. Il resto dello spazio libero invece è ricoperto di cartine, fotografie, scritte, domande per lo più.
Chi è? Da quanto? Dove? È sicuro? E molte altre.

Non so bene cosa fare, Ethan continua a guardare la cartina di fronte a lui, ancora non si è accorto di me.

Ma che razza di posto è questo?

Avanzo lentamente, non sono sicura che sia una buona idea, ma i miei piedi si muovono da soli e mi ritrovo dietro di lui.

Osservo affascinata e confusa lo spettacolo di fronte a me. Ci sono foto di uomini e donne che non ho mai visto attaccate sopra a diverse cartine. Una è della città, il centro, e c’è la foto di un uomo con i baffi. Un’altra si concentra sulla campagna, ci sono due uomini e una donna.

Ma ce una cartina che cattura la mia attenzione, la più grande, quella che Ethan sta fissando. Non ci sono foto, o nomi, o scritte di alcun tipo. Solo una didascalia in basso a sinistra: ancora sicuro, accompagnata da una serie di numeri. Coordinate?

A differenza delle altre, questa è disegnata a mano. Raffigura una grande pianura, ci sono disegnate tende e recinti.... sembra un accampamento.

“Che cos’è questo?” Chiedo senza fiato. Ethan si gira, sorpreso, ma se è arrabbiato perché sono entrata non lo da a vedere. Sembra più rassegnato, sospira e torna a guardare la cartina.
“La porta era aperta” Tento di giustificarmi sperando che possa migliorare la situazione in qualche modo, ma lui non ci fa nemmeno caso, non credo gli importi più di tanto.

“È un campo, per sopravvissuti, lo abbiamo trovato mesi fa, è opera di Eric” Dice riferendosi alla cartina “Non eravamo lì quando è andato distrutto” Spiega “Perché?” Stavolta mi giro verso di lui e mi rivolge un’alzata di spalle “Mandavano dei gruppi in spedizione per ricavare del cibo e quel giorno toccava a noi”
“Com’è successo?” Chiedo aggrottando le sopracciglia “Non lo sappiamo in realtà, ma crediamo che lo abbia trovato l’esercito. Quando siamo tornati lì erano tutti spariti”
“Mi dispiace”.

Torno a guardare la cartina, è enorme.
“Perché l’hai tenuta?”

Sentiamo Luke urlare di scendere, interrompendoci. Ethan va verso la porta ma non voglio che se ne vada ho ancora tante domande.

“Chi sono queste persone?” Si volta guardando le cartine che sto indicando “I cercatori che abbiamo trovato e i luoghi in cui si spostano di frequente” osservo il loro lavoro affascinata.

“Ora che ci penso...” Si avvicina alla scrivania e prende una busta da uno dei cassetti, ne tira fuori delle foto che sistema sulla scrivania. Altri uomini e donne “Sono cercatori” Spiega “Riconosci i due uomini che hai incontrato?”
Guardo le foto una ad una ma no, o almeno non credo, non me li ricordo così bene da saperli riconoscere. Scuoto la testa affranta.
Ethan rimette a posto le fotografie “Come fate ad avere queste foto?” Si passa una mano fra i capelli “Le abbiamo prese ad un posto di blocco, c’era una cabina lì vicino che credo usassero come ufficio provvisorio”.

Annuisco distrattamente continuando a girare per la stanza. Mi soffermo sulle cartine, la maggior parte sono stampate ma alcune sono state disegnate come quella del campo “Non sapevo che Eric sapesse disegnare così bene” Dico sorridendo. A me piace disegnare, ma sono scarabocchi per lo più, non mi sognerei mai di poter realizzare dei lavori così precisi e dettagliati “Nemmeno noi lo sapevamo. Una volta abbiamo trovato un suo quaderno, dovevi vedere com’era arrabbiato” Ricorda ridendo “Ora che sappiamo il suo segreto è costretto ad aiutarci, ma anche se mette il broncio in realtà non gli pesa come vuole far credere”.

Mi giro a guardarlo, sembra rilassato ma pensieroso. Forse stare qui per lui non è così semplice come vuole far credere, qui è vicino a suo padre più che mai “Quindi è questo che fai qui, io non saprei nemmeno leggerle le cartine… segni anche i posti dove siamo stati per i rifornimenti?”
Chiedo seguendo col dito un percorso segnato sulla cartina “Si” Si avvicina “E i posti dove abbiamo più probabilità di trovare del cibo” Luke urla di nuovo “A proposito di cibo, Luke e Eric hanno derubato un povero vecchietto” Dico ancora arrabbiata.

“Quante volte devo ripetertelo? Aveva scorte per un intero esercito!” Dice Luke dalla porta facendomi sobbalzare, non mi ero resa conto che fosse arrivato “Fa lo stesso” Dico incrociando le braccia.

Usciamo dalla stanza continuando a litigare “Ok Thor se proprio vuoi stasera puoi restare a digiuno!” Ethan resta leggermente indietro, chiude la stanza e si mette la chiave in tasca. Perché la chiude? Non vuole che tocchiamo le sue cose?
Non credo che lo saprò mai.

“Domani andiamo noi tre” dice Ethan affiancandoci “Ma io sono già uscito!” Si lamenta Luke “Così impari a derubare i vecchietti” Gli dico assottigliando lo sguardo “Ragazzi abbuffatevi pure, Rambo stasera non mangia” Dice Luke entrando in cucina.
Gli do una spinta “Antipatico” Borbotto, lui mi fa il verso.

Ci sediamo tutti al tavolo per cenare, Balto si sdraia accanto alla mia sedia e gli do una merendina.
Sorrido sentendo Luke ed Eric litigare, come sempre. Josh parla con Ethan di un nuovo trucco con le carte che ha imparato, promettendogli di mostrarglielo più tardi.

Mi soffermo a guardare Ethan, che lo ascolta sinceramente interessato, è una delle cose che preferisco di lui: ti ascolta, non è così scontato come sembra.

I suoi riccioli scompigliati gli cadono in parte sulla fronte, ormai cresciuti, le labbra piene sono strette in una linea mentre ascolta Josh concentrato. Le occhiaie diventano ogni giorno più pronunciate, ma in qualche modo, lo rendono ancora più bello.

Sentendosi osservato si gira nella mia direzione, e sono abbastanza sicura di essere arrossita, ma non riesco a distogliere lo sguardo, catturata dai suoi occhi magnetici.
Sorride, e per la prima volta da tanto tempo, mi sento parte di qualcosa. Siamo una squadra, ha detto Ethan una volta, ma io vedo ancora la famiglia che mi ha accolta qui il giorno in cui mi hanno salvata. Solo che ora non mi sento fuori posto.

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fatemi sapere cosa ne pensate!

-emme <3

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora