Capitolo 49

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Seguo il soldato Kedlark lungo i corridoi che ormai conosco a memoria. Non mi costringe più a camminare davanti, sappiamo entrambi che non ho modo di scappare o di fargli del male, non con le mani legate dietro la schiena.
Percorriamo sempre la stessa strada. Lo stesso stretto corridoio bianco che sembra non finire mai. Ma oggi la base è più deserta del solito e mi chiedo quanto ancora passerà prima che io abbia di nuovo notizie da Eric.
Mi ha detto di stare al gioco, di fidarmi di loro. Mi ha detto che mi avrebbero fatta scappare.
Ma non ha detto quanto ci sarebbe voluto, e il fatto che sto aspettando da una settimana, mi fa sentire meno in colpa, perché non ho intenzione di andare con loro.
Non posso fidarmi di nessuno.
Me lo ripetevo di continuo prima di incontrarli, avrei dovuto continuare a farlo.
E poi sono degli idioti se pensano davvero che potrei lasciare qui Noah, specialmente dopo il discorso di Eric su quanto tiene a sua sorella, pensa forse che per me sia diverso?
A volte provo a pensare a come sarebbe, uscire di qui, ma poi mi chiedo, da quanto sapevano che mio fratello era rinchiuso qui? Come posso credergli se non si sono degnati di dirmi nemmeno questo?
Ci fermiamo di fronte alla solita stanza, non ho visto nient’altro di questo posto, faccio avanti e indietro dalla mia cella alla stanza da me soprannominata “delle torture”. Le altre porte sono solo fessure su un muro.
Quando mi fa entrare mi chiude dentro e se ne va.
Non ho più visto nessuno dei ragazzi ma Kalan è sempre qui ad aspettarmi, mi fa delle domande sulla formula, che ancora non ho capito cos’è, su mia madre e il suo nascondiglio; quando non è soddisfatto della risposta ordina a Kedlark di andare a prendere Noah.
Giurerei di avere svariati lividi su tutto il corpo, ma Noah è quello messo peggio fra i due, eppure ogni volta che incontro il suo sguardo lui continua a sorridermi.
Ma oggi è diverso.
Oggi la stanza è vuota.
Aspetto per quelli che a me sembrano minuti e quando ancora nessuno si presenta cerco di portare le mani davanti.
Mi rannicchio a terra come ho visto fare in un film una volta e faccio passare le braccia sotto al sedere stringendo i denti per lo sforzo. Quando ci riesco mi siedo a terra per riposarmi un attimo, le braccia ancora sotto le gambe.
Sento una goccia scivolare sulla mia fronte e ricomincio a muovermi facendo passare una alla volta le gambe attraverso le braccia.
Quando finalmente ho le mani di fronte mi scappa un sorriso.
Mi alzo in piedi e comincio a guardarmi un po’ intorno ma non c’è nemmeno la solita sedia, la stanza è completamente vuota e se guardo troppo a lungo le pareti ho la sensazione che stiano per inghiottirmi.
Rabbrividisco avvicinandomi alla porta, ovviamente è chiusa ma provo lo stesso ad aprirla.
Da sotto la porta ogni tanto vedo passare delle ombre e allora mi allontano, ma nessuna si ferma qui.
Qualcuno fa scattare le serrature e quando vedo Eric aggrotto le sopracciglia ma non dico nulla.
Entra solo per metà “Vieni” Si limita a dire,  lascia la porta aperta e scompare di nuovo nel corridoio.
Sbatto gli occhi un paio di volte ferma sul posto.
Poi faccio qualche passo titubante verso la porta sporgendomi con la testa per guardare fuori, non c’è nessuno. Eric è già a metà corridoio, ma nella direzione opposta alle celle.
Lo ignoro e vado verso di esse, devo prendere Noah. Non se n’è neanche accorto.
Cammino in fretta approfittando dei corridoi deserti quando mi sento tirare indietro dal braccio.
Provo a divincolarmi ma vengo strattonata e due mani mi costringono a girarmi.
Finisco faccia a faccia con un Eric piuttosto arrabbiato “Che cosa stai facendo?” Ringhia a pochi centimetri dal mio viso. Mi allontano un po’ cercando di liberarmi ma stringe ancora di più la presa “Sto andando da Noah” Dico con un tono più fermo di quello che credevo “Già lo abbiamo preso, cosa non ti è chiaro della frase ‘fidati di noi’ di preciso?” Comincia a trascinarmi nella direzione opposta.
Gli rifilo un’occhiataccia, anche se non mi sta guardando “Oh ma guarda ti sei degnato di spiegarmi qualcosa” Strattono di nuovo il braccio riuscendo a liberarmi ma stavolta gli vado dietro “Perché prendermi il disturbo tanto non credi a niente di quello che dico” Alzo gli occhi al cielo “Chissà come mai” Borbotto tra me e me, ma mi assicuro che mi senta.
Comincia a rallentare quando superiamo la stanza delle torture.
Mi libera i polsi e poi mi passa una giacca e un cappello, le loro divise “Metti questi, non fiatare e resta sempre dietro di me”.
Non sono mai stata in questa parte della struttura e quando arriviamo alla fine del corridoio e lui apre la porta, apro la bocca per la sorpresa.
Il bianco c’è ancora, ma non è l’unica cosa presente, e di certo non siamo sottoterra.
Avanziamo per un corridoio senza porte ma alla mia sinistra ci sono molte finestre, non saprei dire dove ci troviamo.... In mezzo al nulla? Sembra abbastanza accurato.
Ci sono molti alberi e una radura ma nessun’altra struttura.
Seguo Eric e trattengo il fiato superando alcuni soldati che corrono nella direzione opposta alla nostra, nessuno di loro sembra fare caso a noi.
“Dove vanno?” Chiedo senza fiato continuando a corrergli dietro “Si sono accorti che manca tuo fratello”.
Una sirena comincia a suonare dagli altoparlanti sul soffitto ed Eric si ferma e si guarda intorno “Si sono accorti che manchi anche tu” Spiega stavolta senza che io chieda nulla.
“Muoviti” Mi incita prendendomi per un braccio. Solo ora che la tira fuori noto che aveva una pistola nella cintura. Avanziamo più lentamente e non fa che guardarsi le spalle.
Attraversiamo una porta e ci ritroviamo in una grande stanza con un tavolo al centro, come una sala riunioni.
Eric chiude la porta e mi fa accostare al muro accanto a lui, poi aspettiamo, cosa non lo so.
“Qual è il piano?” Sussurro appena ma mi rifila lo stesso un’occhiataccia, la sirena continua a suonare “Uscire vivi da qui” Controlla il caricatore e poi mi fa rannicchiare a terra accanto a lui.
Attendiamo per qualche minuto, Eric controlla il suo orologio e impreca sottovoce “Dovrebbero già essere qui” Sussurra impaziente “Chi?” La sirena diventa sempre più insopportabile “Gli altr-“ Non riesce a finire la frase che la porta si spalanca ed Eric da un calcio alla caviglia del soldato che è entrato facendolo cadere. Gli sale sopra puntandogli la pistola alla fronte e accade tutto così velocemente che spalanco la bocca sobbalzando ad ogni suo gesto. A malapena sono riuscita a rendermi conto di cosa è successo.
“Fermo! Sono io” Grida il soldato. Eric abbassa lentamente l’arma e poi si alza di scatto “Cristo Daniel, te l’ho detto di bussare!” Gli porge una mano aiutandolo ad alzarsi ma appena è in piedi gli da una spinta “Si certo, ci manca solo che mi metto ad urlare in mezzo al corridoio che sto entrando” Dice sarcasticamente.
Eric gli fa cenno con la mano di stare zitto e apre la porta per guardare fuori, poi torna dentro.
Mi alzo da terra sporgendomi per vedere il soldato che è entrato, Eric copre la mia visuale.
Indietreggio di scatto non appena lo riconosco: il soldato Kedlark.
“Cosa ci fa lui qui?” Domando ad Eric indietreggiando “Calmati, non c’è da preoccuparsi con lui” Risponde distrattamente.
“Certo all’improvviso sono inutile, chi è che l’ha fatta uscire?” Protesta Kedlark ignorandomi “Fa silenzio idiota, sei qui solo grazie ad Ethan” Sentendo il suo nome perdo un battito, e per un attimo mi dimentico di cosa sta succedendo.
Sta arrivando anche lui.
Lo rivedrò, non sono pronta.
Il mio battito accelera e vengo riportata alla realtà solo quando Kedlark mi schiocca due dita davanti alla faccia e io indietreggio ancora “Oh ci sei quindi, scusami per...tutto, sono un bravo attore vero?” Chiede ridendo, ma non lo trovo affatto divertente, quella non poteva essere recitazione.
“Comunque io sono Daniel” Aggiunge allungando una mano, io lo fulmino con lo sguardo e vado vicino ad Eric ignorandolo; non mi convince.
Attendiamo altri cinque minuti prima che arrivi qualcuno.
Sobbalzo quando bussano alla porta per tre volte, poi due.
All’improvviso nulla sembra più così importante. Il mio cuore accelera e non appena i nostri sguardi si incontrano si immobilizza anche lui.

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-emme<3

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