Capitolo 45

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Non sono mai stata la prima scelta di nessuno.
Quando ne parlai con mia madre lei si offese, mi disse che ero la sua prima scelta, ma le spiegai che non valeva perché lei era mia madre.
Non sono mai stata il tipo di persona di cui la gente si innamora, o di cui vuole essere veramente amica. Piuttosto sono sempre stata quella che va a tutte le feste di compleanno ma non è in rapporti con nessuno in particolare, quella che quando il marciapiede è troppo stretto per tre persone cammina dietro, quella che se c’è ci si fa due risate insieme, si parla del più e del meno, di un libro o un film, ma della quale non si sente mai la mancanza.
Ricordo che mia madre mi disse allora che un giorno avrei trovato qualcuno che mi avrebbe scelta fra tutti, e che avrebbe continuato a scegliermi ogni giorno.
Alla fine della giornata ho sempre avuto solo me stessa e non facevo altro che sperare che questo fosse abbastanza, non dovrebbe esserlo? Mi ci è voluto parecchio per capire il problema. Continuavo a fare affidamento sugli altri, aspettando il giorno in cui qualcuno sarebbe arrivato e mi avrebbe detto che ero speciale, che ero qualcuno per cui vale la pena lottare. Quello che non capivo fino ad oggi, è che io ero diversa, lo sono sempre stata, e a me piaceva esserlo, perciò non importava se non riuscivo a trovare le persone giuste, persone in grado di apprezzarmi per quello che ero;  fin tanto che avrei avuto il mio amore, la mia approvazione, la mia ammirazione, nient’altro contava poi così tanto, non sarei mai stata veramente sola.
Non era vero che non sono la prima scelta di nessuno, io sono la mia prima scelta.
Non importa quante persone sbagliate ho incontrato, non importano le cose che mi hanno fatto soffrire, alla fine ho imparato ad essere forte, da sola.
Sono sempre stata così concentrata sugli altri, mi sono sempre impegnata con tutta me stessa per portare avanti un rapporto credendo di essere io il problema. Mi è sempre importato di più della salute e della felicità degli altri che della mia. Volevo essere di aiuto, confortare, supportare, ascoltare, ma non capivo che non posso salvare tutti, non capivo che va bene se salvo solo una persona e che va bene se quella persona sono io.
Dopo aver perso tutto, sembravano esser sparite anche le emozioni, non che lo facessi in modo consapevole o che lo volessi, ma quel muro alla fine si ergeva sempre e io non provavo più niente. Era un meccanismo di difesa, altrimenti non so se sarei riuscita ad andare avanti.
Ethan e i ragazzi sono stati come fulmine a ciel sereno, non dovevano esserci, eppure non si sa come, loro ci sono stati lo stesso. Sono piombati nella mia vita come un uragano e allo stesso modo hanno distrutto ogni mia barriera, ogni mio muro, mattone dopo mattone, senza nemmeno provarci. Mai avrei pensato di riuscire a provare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso dal dolore. Ogni singolo istante passato con loro mi faceva sentire viva.
Ethan mi ha insegnato ad amare, nessuno specchio mi ha mai fatta sentire come quando mi riflettevo nei suoi occhi e per la prima volta dopo tanto tempo, mi ha fatta sentire al mio posto.
Se c’è una cosa che ho imparato è che le persone se ne andranno, non importa quante volte prometteranno di non farlo, né tanto meno importa quanto sembravano sincere mentre lo dicevano. Loro se ne sono andati, ma questa non è la fine della mia storia, è solo la fine della loro parte in essa.
Ho spezzato il mio cuore con le mie stesse aspettative. Mi sono affezionata a loro lentamente, inevitabilmente; non c’è assolutamente niente che io avrei potuto fare per cambiare le cose.
Non importa se sono di nuovo a pezzi, non importa se mi sento più sola di prima, non importa se mi hanno ferita, non importa nemmeno che la voragine nel mio petto si sia aperta di nuovo.
Non importa perché io sento di nuovo, non mi sono mai sentita così viva.
Perciò si, li ho persi, ma ho trovato me stessa.
Ho vinto io.

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capitolo di character development che ci sta sempre bene

-emme <3

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora