Capitolo 5

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POV'S SCARLET
Sono ancora sul mio letto con le cuffiette ad un tratto la porta si spalanca ma io non me ne accorgo prendo coscienza di ciò che sta accadendo solo quando una sagoma nera mi sovrasta, mi colpisce e poi ride, una risata carica di cattiveria, io inizio a piangere, la sagoma ride ancora di più io provo a chiedere aiuto ma non ce la faccio ad un tratto inizia a strangolarmi , il respiro si fa sempre più corto e poi

Un urlo mi squarcia la gola e me la fa bruciare mi guarda intorno terrorizzata, sono sì nella mia stanza sul letto ma sono da sola
'un altro incubo' realizzo con amarezza. Ho la testa affollata da troppi ricordi mi sembra di annegarci dentro, ho bisogno di schiarirmi le idee.

Mi cambio prendo le mie amate cuffiette ed esco a fare una corsa. Quando ero a Napoli lo facevo sempre, se avevo troppe preoccupazioni o se ero turbata facevo lunghe corse vicino al mare e mi aiutava sempre. Ora che sono a Londra il mare non ce l'ho ma magari mi aiuterà lo stesso.

Sto correndo da parecchio tempo i miei muscoli gridano di dolore e mi iniziano a mancare le forze ma non mi importa, il dolore fisico mi ha sempre fatto distrarre da quello che sentivo e a fortunatamente pare stia funzionando anche stavolta, sento la testa più leggera.

Ero cosí assorta nei miei pensieri che non vedo dove vado e sbatto contro qualcuno <<Uh scusa, non l'ho fatto apposta. Ti sei fatta male?>> dice subito una ragazza dai capelli rossi mossi e gli occhi verdi
<<Oh no, non ti preoccupare è stata colpa mia non guardavo dove andavo>> rispondo con velate scuse, lei sorride e mi squadra
<<Sicura di stare bene? Sei pallida>> chiede poi << Sisi benissimo sono->> ma non riesco a terminare la frase che mi accascio a terra la ragazza subito si abbassa e cerca di aiutarmi ma non riesco ad alzarmi, gira tutto, allora prova a dirmi qualcosa ma non la sento in questo momento è come se il tempo e il mondo girassero all'infuori di me non capisco nulla, finché il buio mi inghiottisce completamente.

Apro lentamente gli occhi mettendo a fuoco ciò che mi circonda sono su di un divano con la testa poggiata su dei cuscini mi rendo conto che non è casa mia e quasi in contemporanea a questa realizzazione mi si avvicina un ragazzo, subito mi prende il panico e scatto all'indietro, il ragazzo non sembra sorpreso dalla mia reazione anzi mi si siede accanto con tranquillità
'Oh merda'
sono in una casa sconosciuta in culo a chissà quale lupo con un pazzo e probabilmente maniaco che mi fissa
'Sono fottuta'
realizzo cercando una via d'uscita ma all'improvviso compare una ragazza sulla soglia di una porta che non avevo visto 'è la ragazza contro cui mi sono scontrata' anche se i fatti nella mia testa erano confusi lei la ricordavo
<<Stephan!!>> dice ad alta voce come a rimproverarlo, il ragazzo scatta a guardare lei poi torna con lo sguardo su di me e va via io fisso la scena perplessa <<Scusa…>> sbuffa con fare mortificato, si avvicina a me e io ricasco nel panico <<No, no hey, hey tranquilla non voglio farti nulla>> mi tranquillizza subito lei, io respiro profondamente e provo a parlare <<Che-che è successo?>> lei mi guarda con un'espressione dolcissima
<<Stavi correndo e ci siamo scontrate e subito dopo sei svenuta>> mi spiega pacata e man mano che scorrono le sue parole i fatti nella mia testa si rimettono a posto, sto per parlare ma lei mi precede
<<Prima che tu me lo chieda, è passata circa mezz'ora>>
<<Stavo per chiederti esattamente quello>> ridiamo entrambe
<<Io sono Scarlet comunque>> dico porgendole la mano
<<Io sono Isabel>> ci stringiamo la mano
<<Ti riaccompagno a casa dai, andiamo>> dice poi con premura
<<No figurati non c'è bisogno>>
<<C'è bisogno eccome, dopo che mi sei letteralmente crollata tra le braccia non ti lascio tornare a casa da sola, dovessi anche semplicemente attraversare la strada>> ride lei io la guardo sorridendo <<Che c'è?>> mi guarda perplessa
<<Non mi conosci nemmeno, perchè ti preoccupi per me?>> le chiedo, lei mi guarda come se volesse leggermi l'anima poi all'improvviso sembra aver capito tutto <<Beh ci conosceremo>> la mia faccia dev'essere una maschera di stupore e incredulità ma lei mi sorride e mi aiuta ad alzarmi.

Ci incamminiamo verso casa mia e chiacchieriamo del più e del meno conoscendoci un po', ho scoperto che anche lei si è trasferita da poco però lei dalla Scozia e frequentiamo la stessa scuola, dopo una manciata di minuti arriviamo davanti casa mia
<<Sono arrivata>> dico indicando la villa alle mie spalle lei strabuzza gli occhi <<È… è questa casa tua? >>
<< Eh si… mio padre è Arthur bianchi>> ridacchio
<<Che cosaaa? Wow… >> esclama sempre più sorpresa io scoppio a ridere davanti alla sua espressione
<<Va bè dai almeno non puoi dire che voglio essere tua amica per questo>> dice ridendo più di me
<<Dopo questa reazione? Impossibile >> ribatto ridendo sempre di più, andiamo avanti così per un paio di minuti poi ci riprendiamo e ci salutiamo dicendo che ci saremmo viste a scuola l'indomani, io entro in casa e con mia grande sorpresa trovo mio padre <<Ciao amore, tutto bene? Dove sei stata? Non conosci la città, qui non siamo a napoli è->>
<<PAPÀ, papà frena sto bene sono uscita a correre solo che come hai detto tu non conosco bene la città e mi sono persa e una ragazza della mia scuola mi ha accompagnato, tutto qui sta calmo non ho più 7 anni >> lo tranquillizzo ridendo verso il finale lui mi guarda come se non mi avesse mai visto veramente
<<Hai ragione Sky ormai sei una donna, una bellissima giovane donna ma per me rimarrai sempre la mia bambina>> io lo guardo e sento un calore al petto all'altezza del cuore, mio padre è sempre stato un ottimo padre ma mai generoso di complimenti
<<Ti voglio bene papà>>
<<Oh anch'io tesoro>> mi risponde avvolgendomi in un caloroso abbraccio, dopo un po’ ci sciogliamo e lui mi chiede
<< Ormai è ora di cena, che ti va di mangiare?>>
<<Oh no papà non ho molta fame grazie>>
<<Sicura tesoro? Non hai mangiato nulla neppure a pranzo>> insiste preoccupato <<Sì che ho mangiato>>
<<Ah sì e che cosa? >> chiede in tono inquisitorio
<<Uhm… un panino… con il… ehmm… prosciutto>> invento una cazzata sul momento sta per ribattere ma lo precedo <<Ora scusa devo salire in camera per studiare>> salgo velocemente in camera mia e mi chiudo dentro ma non studio affatto mi lancio sul letto e lascio che morfeo mi accolga tra le sue braccia.

Come fiamme senza ossigeno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora