Capitolo 12

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POV’S ASHER

<<Vi giuro che ha fatto proprio così.>> ripeto per la centesima volta ai miei amici

<<Quindi fammi capire, questa gli ha lanciato in faccia un foglio che lui le aveva mandato e poi quando lui l'ha aggredita lei lo ha preso per il culo?!>> chiede Tyler scettico

<<Vi sto dicendo di si!>>
Abbiamo finito di pranzare da circa un quarto d’ora e ora siamo davanti all’ingresso della scuola invece di tornare a casa perché i miei amici si rifiutano di credere a quello che ha fatto Scarlet stamattina 

<<Io quella ragazza la adoro!>> dice Jonathan ridendo
<<Ah finalmente vi siete convinti>>

<<Senti sono 4 anni che chiunque in questa scuola ha paura anche di respirare vicino a Killa, non meravigliarti se ora facciamo fatica a credere che l’ultima arrivata si comporta così.>> si difende Ty

<<Dai ci vediamo domani uomini di poca fede>> li saluto e loro mi rispondono avviandosi io faccio per rientrare ma sento Tyler richiamarmi quindi mi rigiro

<<Hey amico dove vai? Non hai lezioni pomeridiane oggi>>
<<Mh sì, non mi va di tornare a casa>>

lui annuisce e sventola leggermente la mano per ribadire il saluto poi se ne vanno e io inizio a vagare per la scuola ripensando a stamattina e a tutto ciò che lei ha fatto, sinceramente capisco l’incredulità dei miei amici io per primo quando ho visto la scena ho creduto di essere sotto l'effetto di allucinogeni.

Credo di non essere riuscito a trattenere un sorriso compiaciuto a vedere quella ragazza minuta e apparentemente indifesa tenere testa a quello stronzo.

L’espressione di Killa però è stata la cosa più impagabile di tutte, era talmente furioso e scioccato perchè lei non subiva come tutti ma reagiva che pareva stesse per esplodere.

Certo L’avevo sottovalutata, quando gli ha risposto per la prima volta o anche quando due settimane fa lo ha fatto sospendere credevo fosse solo una sciocca che non sapeva a cosa andava incontro, un’ingenua che aveva iniziato un gioco più grande di lei, invece dimostra sempre di più che lei non gioca e basta ma conduce, non le importa un accidenti di quello che potrebbe fare lui, lei va avanti spingendo sempre di più sull'acceleratore.

In realtà la invidio anche un po’, alla fine io sono sempre stata la sua vittima preferita e in quattro anni non ho mai avuto il coraggio neanche di guardarlo negli occhi.

E’ riuscita a fare
più lei in poche settimane che io in tutto questo tempo. Quasi mi vergogno.

“Ti rendi conto della nullità che sei?! Fai bene a vergognarti”

“Ok. Hai rotto il cazzo!”

Mi guardo attorno e mi rendo conto di aver camminato per parecchio. Diamine l’aula di musica è dal lato opposto all’ingresso.

A quanto pare il mio corpo mi conosce meglio di me perché prima di accorgermene sto afferrando la chitarra e mi sto dirigendo verso lo sgabello per suonare.

La sala è insonorizzata quindi non ha importanza quanto suono forte nessuno se ne accorgerà.

Inizio a far scorrere le dita sulle corde e mi beo dell’armonia che quei tre semplici accordi hanno prodotto.
Adoro la sensazione delle corde che vibrano sotto le mie dita producendo melodie semplici e complesse.

Quasi senza rendermene conto inizio a pizzicare le corde componendo accordi sempre più complessi fino a cominciare a suonare la base di una canzone.

Mi perdo nella musica rilassandomi completamente.
Mi lascio andare al punto da iniziare a cantare sul base che sto suonando

Come fiamme senza ossigeno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora