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La notte era stata lunga, per Fukuzawa. Non era riuscito a chiudere occhio, sia per lo stomaco brontolante che non dava pace alle sue orecchie e al suo corpo, ed anche perché aveva di nuovo tentato - con tutte le forze -, di far muovere le sue mani.

Il dottor Mori gli aveva chiesto di pazientare, di occuparsi prima dei polsi distrutti dalle manette, ma Fukuzawa sembrava non aver minimamente compreso quelle parole, non comprendeva quanto fosse importante aspettare per poter guarire (almeno, così si sperava).

Anzi, era il medico che non capiva: l'assassino del governo doveva tornare al più presto al suo lavoro.
Riusciva a sentire la sua katana in lontananza che stava urlando il suo nome per essere di nuovo afferrata dal suo padrone, desiderosa di sangue e morte.

Una katana non era una semplice pistola o fucile.
Una katana poteva morire solo con il suo custode; Fukuzawa non l'aveva abbandonata ad un destino dove sarebbe stata rinchiusa al buio in un qualche armadietto, ad arrugginire e forse, persino passare alle mani di un altro successore che non se la meritava.

Non lo avrebbe mai permesso.
La sua arma non l'aveva abbandonata.
Lui doveva riassumere il controllo delle sue mani.

Nonostante i numerosi tentativi, durati fino a quando era apparso il sole, nulla era stato risolto.

Le sue mani gli dolevano solo di più, tremavamo, ma non avevano minimamente accennato a muoversi.
Come se non bastasse, i polsi avevano ricominciato a sanguinare sotto le fasciature. Poteva quasi immaginare il dottor Mori arrabbiarsi quando l'avrebbe scoperto.

Tutti i medici si infuriavano con i loro pazienti, quando vedevano che non venivano ascoltati.

Fukuzawa fissava le mani, in silenzio, seduto sul bordo del letto e con le palpebre che accennavo di cadere.

- Forza, centoquattro. -
Una guardia lo richiamò oltre la porta, facendo scattare la serratura per poi aprirla.

Nel corridoio già si sentivano le voci degli altri pazienti.
Fukuzawa si spostò un momento per vedere se si sarebbe affacciato Ranpo.

- Il direttore ha chiesto di te. Sei pregato di seguirmi fino al suo ufficio. -

L'argentato sperò che Fukuchi non avesse scoperto quello che era successo la sera prima, in mensa.

Ovvio che no, se le guardie avessero fatto un verbale sulla verità dei fatti, in questo momento nessuna di loro starebbe andando ad aprire le altre celle, adesso.
Probabilmente il direttore non faceva molti giri nel suo maniero, era così sommerso da scartoffie che non si muoveva dall'ufficio o stava sempre via, a svolgere riunioni.

I due uomini raggiungessero in silenzio l'ufficio del direttore, fino a quando, come la prima volta, la guardia venne messa in attesa fuori e i due amici si ritrovarono soli.

- Com'è andata, fin'ora? Qualcuno già ti disturba? -

Fukuchi servì del tè per entrambi.

Nonostante la tazza fumante e un paio di biscotti davanti gli occhi di Fukuzawa, l'uomo li ignorò completamente, stringendo un momento i denti per trattenere i morsi della fame. La sua bocca si inumidì abbondantemente e dovette inghiottire rumorosamente tutta la saliva.

- Bene. Ma non sapevo fosse possibile rinchiudere un minorenne in un posto pieno di adulti. -
Borbottò l'assassino.

- Oh! Il piccolo Ranpo. -
Esordì il direttore, bevendo un sorso del tè verde.
- No, ovviamente. Ma lui è un caso a parte e non ha fatto nulla di male. Tranquillo, non hai a che fare con un bambino-assassino. -

Fukuzawa vide quel momento per avere più informazioni sul corvino, in modo da dargli una risposta per la prossima volta che si sarebbero visti.
- Allora cos'ha fatto, per entrare qui? -

- Nulla di preoccupante. -
Tagliò corto Fukuchi, allungando un sorriso sotto i baffi.
- Le tue mani, come sono messe? -

- Nulla di preoccupante. -
Rispose tagliente l'amico.

Il direttore per poco non scoppiò a ridere.

- Oltre ad averti chiamato qui per sapere come stavi, volevo darti un altro avvertimento. -

L'argentato si mise sull'attenti, osservando Fukuchi che si sporse verso di lui, incrociando le dita sotto il mento.

- Si tratta di un intruso. È da un po' che qualcuno sgattaiola qui come un ratto. Non sappiamo come abbia fatto ad entrare, nemmeno come esca o se si stia nascondendo dentro i muri.
Ce ne siamo accorti da quando sono spariti dei documenti di un paziente, dal mio armadietto. -

Fukuzawa assottigliò lo sguardo, disorientato.

- I tuoi, documenti. -
Sentenziò il direttore.

L'argentato rimase una manciata di secondi in silenzio, cogliendo tutte le informazioni ricevute fino ad ora dall'amico.
- Che cosa devo fare? -

Fukuchi smarrì l'aria seria e sorrise.
- Non posso darti dei doveri, ovviamente. Ma ripeto: stai attento.
Oltre ai tuoi documenti sono spariti anche alcuni viveri, e dei materiali dall'infermeria. -

Gli occhi dell'assassino si spalancarono per un istante. Questo dettaglio ovviamente non sfuggì dallo sguardo fulminante del direttore.

- Hai visto qualcuno sospettoso? Per caso? -

Fukuzawa impiegò pochi attimi, prima di riassumere la sua compostezza, per poi rispondergli con tono calmo e fermo: - No, se non che hai delle guardie molto pigre. -

Fukuchi, ovviamente, si fidava delle parole del suo amico. Annuì solo dopo un momento di esitazione.
- Va bene. Ah... Si, sono degli idioti, è vero. Ma per fortuna, al piano di sotto sono più attenti.
Corri da me, se c'è qualcosa che trovi strano. -

"Tutto è strano, qui."
Pensò l'argentato, sopprimendo una sensazione di rabbia, che si mutò in un brivido fastidioso lungo la sua schiena.

Un intruso.
Fukuzawa spostò lo sguardo dalle sue mani al suo amico.
- A proposito, il governo mi aveva promesso un medico specializzato solo per la cura delle mie mani.
È già qui, tra quelli presenti?
Non conosco ancora i volti di tutti, è stata una giornata estenuante, ieri. -

- No. Il governo ancora non ha mandato nessuno, per te. Abbiamo solo un medico, al momento. -
Sospirò Fukuchi, evidentemente dispiaciuto.
- Ti prometto che romperò i tuoi superiori, fino a quando non ne porteranno uno. Il migliore dei migliori! -
Il direttore avvicinò ancora di più la tazza di tè - ormai fredda -, al suo paziente.

- No. La legge è uguale per tutti. Non accetterò favoritismi perché siamo amici. -
Lo riprese calmo, Fukuzawa.

Fukuchi sorrise, ancora, prendendo uno dei biscotti che spettavano al suo amico e lo addentò.
- Ovviamente. -





Angolo di un autore tenuto in ostaggio da un gatto:

Piccola notizia triste: il prossimo capitolo potrebbe tardare un po' 🥲.
È in fase di sviluppo, pubblico i capitoli adesso tutti i weekend, ma la settimana prossima salgo di nuovo a nord per motivi di studio, e ritornerò dopo il 20 giugno più o meno, e subito dopo avrò un altro weekend occupato per il lavoro (ormai faccio stand alle fiere ogni volta che posso, e mi prendono TROPPO che non riesco a pensare ad altro).
Comunque, mi sto mettendo sotto a scrivere il capitolo nuovo per non tardare così tanto.

Sono così felice che questa storia sta finalmente ricevendo visualizzazioni, voti e commenti. Per un momento ho pensato di toglierla all'inizio, ma come sempre, mi piace tanto ringraziare i lettori che mi hanno incoraggiato anche con un piccolo gesto a continuare, in questo caso -Syroonn-. Grazie di cuore ♥️.

Prometto che ci sentiamo il prima possibile. Ora chissà Fukuzawa cosa farà che ha scoperto che Mori è l'intruso, e chissà perché Mori si sta offrendo di aiutarlo.
Beh, si saprà alla prossima :)).
Un bacino a tutti!

Intruder [BSD - FukuMori]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora