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All'interno dell'infermieria, si poteva udire una piacevole melodia.

Mori doveva essere di buon umore, visto che stava canticchiato con la bocca chiusa mentre picchiettava una puntura piena con del liquido trasparente. 

Senza la luce del tramonto e un cielo sereno alle sue spalle, non pareva più così rassicurante, agli occhi di Fukuzawa.
Anzi, adesso aveva la certezza di sembrare uno scienziato pazzo, mancava solo che i suoi capelli fossero tutti scompigliati e il suo camice fosse ricoperto di sangue.

Tutte le siringhe che Mori stava controllando, avevano anche dei numeri segnati sopra, nonostante nessuna di esse presentava alcuna differenza di ciò che contenevano e la quantità.

Fukuzawa entrò, silenzioso. Non sapeva se bussare o meno, il dottore pareva così canterino che quasi gli dispiaceva interrompere il suo concerto. Ma doveva prima o poi farsi notare.

- Buonasera. -

Mori si voltò immediatamente dopo, con un sorriso accogliente e una siringa tra le dita nella mano destra.

- Buonasera, prego, si metta comodo. Com'è andata la serata? -

Se il dottore appariva di buon umore, Fukuzawa si trovava esattamente a essere l'opposto.

La serata era stata un disastro, non era mai stato umiliato fino ad ora, o almeno, non in quel modo.
Aveva già dovuto affrontare dei disguidi con i suoi superiori e colleghi.

Per il suo lavoro, aveva sempre ricevuto commenti sgradevoli che cercavano di fargli abbassare la testa per sottometterlo, ma lui non si era mai dimostrato disposto a farlo, continuando a svolgere la sua strada con totale indipendenza e senza pentimento. 

Invece, quella sera, una intera mensa l'aveva deriso per la sua difficoltà alle mani. Chissà come avrebbero reagito, se avessero saputo che un tempo - ovviamente anche adesso, per Fukuzawa -, che quelle mani erano capaci di reggere una lucente spada e uccidere senza pietà e sforzo chiunque si imbatteva in lui.

Ovviamente, non lo potevano sapere, ma si erano divertiti a etichettare il nuovo arrivato come lo scemo del villaggio.

- Bene. -
Sentenziò Fukuzawa, prendendo posto sul lettino bianco.

Mori si voltò poco dopo verso di lui, con un carrello pieno di attrezzi chirurgici. L'argentato non sapeva esattamente a che fare gli sarebbe servito anche un bisturi. 

Il medico gli si piazzò nuovamente davanti, tra le gambe, dopo essersi seduto su uno sgabello più basso. Porse poi le mani, e appena Fukuzawa gli diede le sue, cominciò a muovergli leggermente le dita. 

- Gli fa male? -

- Si. -
Rispose l'argentato, visibilmente irritato, ma senza opporsi.

- Ed è ciò che non capisco. Perché mi fanno male, ma non riescono a muoversi? -

Mori sembrò pensarci sopra, poi concentrò l'attenzione sulla mano destra del suo nuovo paziente.

- Deve avere pazienza. Queste cose non si curano da un giorno all'altro. Da quant'è in queste condizioni? -

- Tre mesi. -

- Oh! E fin'ora non ha svolto nessuna cura? -

- Solo all'inizio, per curare le ferite e rimettere a posto qualche osso. 
Per il resto non c'è stato tempo, ero impegnato ad aspettare la mia sentenza, partecipando a numerose riunioni che il governo aveva aperto per decidere cosa farne di me, finché poi ha deciso di portarmi qui, per farmi guarire. -

- Buttarti... -
Mormorò Mori, studiando ancora le sue dita che presero a tremare.

Fukuzawa assottigliò lo sguardo, puntato verso il suo medico. 
Non sapeva bene cosa stesse intendendo, ma non gli rispose, lasciandolo tranquillamente lavorare.

La conversazione si chiuse lì, Mori si impegnò solo a fargli aprire e chiudere le dita di entrambe le mani, poi si occupò di cambiare le bende ai suoi polsi e disinfettarli con cura, il tutto senza richiedere alcuno sforzo da parte del suo paziente.

Non appena la visita finì, il medico si mise seduto di fianco a Fukuzawa, mentre l'altro nascose le mani sotto le maniche lunghe della felpa.

- Purtroppo non ci sono attrezzi adatti per la ginnastica che le serve, però, delle visite giornaliere le saranno utili. Anche domani, allo stesso orario.
Ci impegneremo a muovere quelle mani...
Mi dica, che cosa è bravo a fare? -

L'uomo non rispose, a Mori sfuggì solo uno sbuffo, e ripeté:
- Cosa è bravo a fare, con le sue mani? -

Fukuzawa non aveva bisogno di pensarci troppo sopra, la risposta la sapeva perfettamente. 

Non aveva mai tenuto in conto se la spada gli piacesse davvero o meno, il governo gliela aveva messa tra le mani sin da bambino, e lui era stato obbediente per tutto l'addestramento, imparando a maneggiarla con destrezza. Era uno dei migliori, l'altro era il suo amico Fukuchi.

Però, in quei mesi che le sue mani non erano più capaci neanche di afferrare una penna, si era reso conto di una cosa: gli mancava.

Provava una terribile nostalgia ad impugnare il manico di una spada, voleva di nuovo sentirla spezzare l'aria e strillare di gloria mentre sfoderava un colpo netto e preciso su un obiettivo. Che fosse un uomo o un bambù.

La spada era la sua unica ragione di vita, e che senso aveva vivere, se non poteva più usarla? 

Fukuzawa, in quei mesi, aveva perso la speranza e aveva pensato più volte a farla finita. 

Forse sarebbe successo davvero, solo che non avrebbe mai immaginato di morire in un posto del genere, specialmente se il suo più grande responsabile del momento, era il suo amico d'infanzia.

- Ero bravo con la spada. -
Rispose pacatamente l'uomo.

- Era? -
Domandò Mori, sghignazzando.

- Secondo me, lei è ancora convinto di farcela.
Un uccellino mi ha detto cosa è successo nella sala mensa. -

Per poco Fukuzawa non si alzò, seccato e sbuffando, non voleva più ricordare quella scenata, nonostante l'aveva superata a testa alta e senza scappare per l'imbarazzo. 

Il corvino continuò.

- Lei vuole davvero impugnare di nuovo una spada, ma non può e lo sa. Però è convinto di saperlo fare ancora bene, come se tutto questo non fosse mai successo.
Mio caro paziente, chiunque avrebbe chiesto aiuto ad una guardia per farsi portare il vassoio. Purtroppo è stato sfortunato, nonostante la forza di volontà che ha dimostrato, lei è rimasto a stomaco vuoto e non si sta lamentando della fame.
Domani riuscirà a mangiare? -

La visita era terminata, Mori era solo un medico, non doveva impicciarsi anche in queste storie, a parere dell'assassino del governo.

Fukuzawa si alzò dal posto, cominciando a dirigersi verso la porta, usando il gomito per poter piegare in basso la maniglia della e uscire.

- Sicuramente, a presto. -

Una volta fuori, il corvino sorrise malizioso, non vedendo l'ora di vedere l'uomo, prima o poi, reagire irragionevolmente.

"Ci sarà una festa piacevole, a corte, molto presto. La Morte Rossa sta arrivando per tutti quanti."
Pensò Mori.

Intruder [BSD - FukuMori]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora