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« Buongiorno, oggi morirai. »
Una guardia andò ad aprire la cella di Fukuzawa, per accompagnarlo verso la sala della condanna.

Non c'era fretta, chi accompagnava l'assassino lo circondava, accertandosi solo che non inciampasse da nessuna parte e guidandolo silenziosamente. Non una parola usciva dalle bocche dei presenti.
Il corridoio faceva eco ai loro passi, e il resto dei prigionieri guardava silenziosamente la scena, consapevoli che prima o poi sarebbe successo anche a loro.

Fukuzawa rimaneva in silenzio, cercando di camminare con la schiena dritta e senza strisciare i piedi per la debolezza.

Entrarono in una stanza e al suo centro, un cappio dondolava minacciosamente.

Doveva aver appena finito di fare il suo lavoro, da una parte c'erano buttati tre cadaveri freschi, con un segno rosso intorno al collo e dei cappucci gli coprivano la testa, rendendo la loro identità sconosciuta.

Fecero salire sul gradino l'assassino, sistemando accuratamente il cappio attorno al collo, accertandosi che il nodo sostenesse il suo peso.

Fukuzawa rimase fermo e soffermò lo sguardo sulla parete di fronte a sé.
Il muro presentava un vetro molto spesso, dove poteva vedere chi era venuto ad assistere alla sua uccisione.

Mori sedeva comodamente al centro, essendo stato convincente di essere stata una persona importante nella vita dell'assassino - grazie anche alle sue conferme -, era l'unico che era venuto lì a dirgli addio.
Il resto delle sedie erano vuote, nemmeno Fukuchi o altre persone del governo si erano presentate a dargli un minimo d'onore per quella fine.

Fukuzawa era stato usato, abbandonato e dimenticato subito. Quella era solo l'ennesima conferma che poteva ricevere. Ormai la delusione era l'ultima cosa a cui pensava.

Mori sorrideva dolcemente, guardando ogni tanto l'ora dell'orologio.

Una guardia si avvicinò al condannato, pronto a mettergli un cappuccio nero in testa.
« Le tue ultime parole? Sarò io a gestire la tua condanna. »
Vicino a lui c'era un uomo che prendeva appunti su una cartella.

Fukuzawa osservava silenziosamente Mori oltre il vetro, dopo aver incrociato i suoi occhi, parlò, calmo e freddo: « Mi fido di te. »

« Bene... »
Mormorò la guardia che gli mise subito il cappuccio nero in testa, strinse il cappio attorno al suo collo e si allontanò, dirigendosi verso la leva che avrebbe abbassato, per impiccarlo.

Il tempo pareva scorrere lentamente, il silenzio all'interno della stanza era assordante e Fukuzawa vedeva solo il buio.
Dopo la morte, avrebbe visto solo quello. Non era necessario che chiudesse gli occhi.
Si stava poco a poco abituando a quella vista, che avrebbe subito per l'eternità, probabilmente.

Fukuzawa aveva trentadue anni, capelli corti argentati e il colore degli occhi ricordavano il cielo limpido del pomeriggio.
Era stato un assassino per il governo sin da quando era un bambino, addestrato solo ad uccidere e ubbidire agli ordini. Gli era stato vietato dubitare e di impietosirsi delle sue vittime, che fossero stati uomini, donne o bambini.
La sua infanzia era stata felice, in compagnia del suo migliore amico, Fukuchi. I due si erano allenati a combattere insieme con le katane di legno, avevano condiviso pensieri e si erano fatti scherzi a vicenda, e come ogni bambino avevano riso e giocato spensieratamente. Poi, quando le loro katane furono sostituite con l'acciaio, Fukuzawa vide per la prima volta il sangue sulle sue mani.
Tutta la sua vita era andata distrutta a causa di un incidente, riducendo le sue mani ad essere solo un peso da far reggere alle braccia.
Quelle mani comunque non avevano subito solo dolore, ma avevano ricevuto anche gentilezza, come le numerose volte che Mori gli aveva teso la mano, afferrandole per spronarle a vivere; o a dover accogliere tra i palmi le numerose caramelle che Ranpo gli aveva offerto.

Intruder [BSD - FukuMori]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora