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Ranpo era vivo. Questo Fukuzawa lo sapeva bene sin da quando Fukuchi gli aveva mentito sul suo decesso. Aveva intenzione di recuperarlo, appena avrebbe avuto la forza per potersi permettere completa indipendenza del proprio corpo.
Da quando Mori lo aveva preso sotto la sua custodia, gli aveva svelato numerose verità che fin'ora gli erano state tenute nascoste dai suoi attuali traditori.

All'assassino non serviva altro per credergli e fidarsi di lui, aveva già ottenuto abbastanza dimostrazioni per poterlo fare. Ciò pareva compiacere molto il medico, visto che ogni cosa che diceva veniva ascoltata come se fosse la sua religione.

Inoltre, Fukuzawa aveva sperato fino all'ultimo solo una bugia da parte di Mori: che le sue mani fossero irrecuperabili.

Erano passate poche settimane da quando era stato recuperato dalla sua condanna a morte, il governo probabilmente stava setacciando l'intera nazione per trovarlo e recuperarlo, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che invece si trovasse all'interno dell'edificio della Port Mafia, custodito da uno dei suoi medici ma una piccola e insignificante pedina agli occhi persino del Boss. Probabilmente non lo conosceva nessun membro di quell'associazione criminale, era come un fantasma.

Ovviamente, Mori non aveva dato a nessuno l'annuncio di aver in pugno un dei migliori sicari del governo, era il suo piccolo segreto.
Si occupava del suo paziente con discrezione, passava ogni suo momento libero a fargli compagnia e nonostante la sua corretta diagnosi, si dedicava a fargli muovere almeno un dito delle sue mani ormai distrutte.

« Un altro piccolo sforzo, forza. »
Bisbigliò il medico, osservando con attenzione il suo paziente.

Fukuzawa sudò freddo, cercò di stringere il manico della tazzina da tè e la sollevò con il polso tremante. Usò l'altra mano per aiutarsi a portarla vicino le labbra, nonostante aveva ormai schizzato fuori quasi l'intero contenitore, era riuscito a bere un sorso.
Quando posò la tazzina sul tavolo sospirò di sollievo. Erano stati più facili gli allenamenti intensi con la katana quando era un bambino, che provare a tenere qualcosa in mano come adesso.

Mori sorrise e inclinò il capo, osservandolo, con il mento posato sulle dita intrecciate e i gomiti piantati sul tavolo.
« Non è andata male, stavolta l'hai tenuta fino all'ultimo, persino poggiandola... »

L'assassino sospirò e chiuse gli occhi. Nonostante era combattuto, doveva riconoscere i suoi miglioramenti, seppur molto lenti.
« Ho rovesciato tutto. »

« Si può sempre pulire. »

« Non è questo il punto, lo sai. »
Mormorò l'argentato, lasciandogli una breve occhiata ostile, che si placò immediatamente dopo.

Il medico non pareva esserne rimasto tormentato, sembrava abituato dall'atteggiamento scontroso dell'altro.
Il suo sorriso non si spense e prese la tazzina dove Fukuzawa ci aveva bevuto, seppur solo un sorso scarso.
« No, non è vero. Non hai rovesciato tutto, è rimasto ancora un po' di tè. Vedi? »
Mori posò le labbra sulla ciotola nello stesso punto dove l'aveva fatto il suo paziente. Bevve l'ultimo sorso, in silenzio, fino a rimetterla dove l'aveva trovata.
« Gustoso. »

Il fiato di Fukuzawa si mozzò e la gola gli si seccò di colpo, quando vide quella scena. Il suo sguardo era fisso sulle labbra dell'altro, che se le stava pulendo passandoci la lingua da sopra.
Distolse gli occhi da lì immediatamente dopo, ancora intollerante dei propri fallimenti.

« Sei troppo severo con te stesso, dovresti iniziare a prendere le cose con calma. »
Mormorò dolcemente Mori.

« Non posso aspettare. »

Intruder [BSD - FukuMori]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora