4. Ricordi

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EVELYNE'S POV

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EVELYNE'S POV

«Questa sera vi porterò in un posto che frequentavamo spesso quando voi eravate piccole.» Ci comunicò nostro padre.

«Sì! Sono grande!» Esclamò la mia sorellina.

«No, amore. Papà si stava riferendo a Eve e a Bianca. Tu non eri ancora nata!» Le spiegò mia madre e poi la abbracciò.
Era troppo carina, soprattutto in quel momento. I suoi capelli biondissimi cadevano lungo la schiena ed erano fermati da due mollette azzurre, proprio come i suoi occhi.

Le avrei scattato una fotografia se avessi avuto il telefono carico.

Mi piaceva fotografare, specialmente le cose e le persone che mi stavano più a cuore.
Amavo catturare quei momenti che avrei voluto fermare per sempre.
Quei momenti felici, ma rari.

Ricordai gli album che sfogliavo sempre, in cui erano inserite foto di ogni tipo: dagli amici ai parenti, in qualsiasi luogo immaginabile su questo pianeta.
Seppur ogni individuo in quella raccolta era diverso, ognuno aveva in comune qualcosa: il sorriso.
Possibile che su migliaia di foto non ce ne sia una vera? Mi chiesi.

In generale, nessuno sa la verità dietro a ogni scatto.
Le foto vengono fatte per ricordare il luogo o il momento, per mostrare dunque i luoghi visitati; però nessuno si sofferma sul sentimento, sulla profondità, sugli stati d'animo che si provano realmente in quella situazione.

La felicità viene ben distinta, a mio avviso.
Mi ricordai quando un giorno confrontai due fotografie: entrambe ritraevano me, a danza.
La prima, era la foto pre-spettacolo.
Ero in piedi, davanti alle tende del sipario.
Nella seconda, invece, ero in compagnia delle mie compagne di squadra, stavamo mangiando un panino sedute a terra, in cerchio.
Quest'ultima fu scattata dalla mia ex professoressa di ballo, senza preavviso.
Nessuno se ne accorse.
Continuavamo ad essere felici e sorridenti.
Nulla era pre impostato.
Era tutto vero.
Tutto era reale.

Quel confronto mi segnò, ebbi un pensiero completo sulla felicità.
Capii cosa fosse.
Se qualcuno mi avrebbe chiesto 'Cos'è per te la felicità?' avrei risposto 'La sincerità.'

Odiavo la falsità sotto ogni aspetto.
L'azione che si fa dopo il "cheese!", ovvero sorridere a trentadue denti quando ci si deve mettere in posa, è un perfetto esempio di felicità finta, secca, che non trapela emozioni.
È questa la ragione per cui detestavo i selfie.

In contrapposizione si trovava la spontaneità, un concetto meraviglioso, che mi dava sempre un senso di libertà e leggerezza.
La percepivo anche soltanto guardando una foto.
Essa è capace di far rivivere ogni momento, come se riuscisse a colorare un ricordo.

Fated MatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora