17. Resistere

61 16 39
                                    

EVELYNE'S POV

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

EVELYNE'S POV

Ero seduta sulla sedia della scrivania da tutto il pomeriggio con il libro di marketing aperto davanti ai miei occhi.
Mi ero posta l'obiettivo di studiare tutti gli argomenti della materia trattati fino a quel momento solo sfruttando quel pomeriggio.

Risultato? Non avevo concluso niente.
Procrastinavo, ma lo facevo involontariamente poiché i miei pensieri tendevano soltanto ad una questione.

Il tradimento di Ethan.

Non sarei riuscita a convivere con quel segreto ancora per molto, trattenerlo mi stava facendo male. Era un pensiero corrosivo, che mi distruggeva piano a piano e intralciava ogni mia azione.

Era quella la ragione per cui passavo parecchio tempo ad escogitare un piano su come cogliere in pieno lui insieme alla migliore amica di B.
Ore e ore per farmi venire un'idea, ma zero traguardi. Non riuscivo a trovarne uno.

Stavo perdendo la concentrazione per quanto riguardava il mio percorso scolastico e non mi andava bene affatto.
Ero una ragazza che dedicava parte del suo tempo alla scuola, dato che io non ero in grado di convivere per molto in un clima di collaborazione con qualsiasi altro mio coetaneo.
Non ero riuscita ad intraprendere una vera amicizia in diciassette anni di vita e la questione riappariva nella mia mente ogni qualvolta vedevo le persone in compagnia di altri individui.

A volte mi chiedevo il motivo per cui non ero nata semplicemente come il resto della popolazione della mia età; invece dovevo convivere con i miei pensieri che non frenavano mai, costruendo ogni giorno nuove paranoie e mille pensieri negativi sulla mia personalità.

Mi sentivo così sola.
Pure con a fianco la mia famiglia.
Con i miei genitori avevo un rapporto normale, non mi potevo lamentare.

Mia madre, Heather, era l'unica a cui ero più legata. Non avevo problemi a mostrarle affetto ed era più permissiva rispetto a mio padre, Nick. Lui riteneva molto importante i voti delle verifiche e delle interrogazioni, ma aveva smesso di accertarsi che io studiassi. Un tempo passava ogni sera a controllarmi i quaderni, però aveva eliminato quella sua abitudine da ormai un po' di tempo, da quando avevo iniziato le superiori.

Invece mia sorella, Bia, era quella più distaccata dai familiari.
Non c'era verso di un'atmosfera pacifica tra tutti noi e, per evitare eventuali litigi, bloccava la stanza a chiave oppure usciva con gli amici, una cerchia che non mi era mai andata a genio.
Dava più importanza a loro e, di conseguenza, ci trascurava da un paio di anni, da quando aveva iniziato a fare conoscenze stabili.

Bia non avrebbe mai saputo quanto nostra mamma soffriva ogni minuto della sua vita, sentendosi in colpa. Lei credeva di aver sbagliato tutto, ma aveva la prova vivente che non era una pessima madre, ovvero me e Charlotte.

Fated MatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora