15. Terza volta

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EVELYNE'S POV

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EVELYNE'S POV

Erano quasi le undici di sera e mi ritrovai a scorrere la mia For You Page di TikTok davanti alla mia abitazione. 
Come una stupida, avevo dimenticato di prendere il mio mazzo di chiavi dalla piccola mensola che mio papà posizionò nell'atrio dell'entrata.

Erano passati soltanto venti minuti da quando mi sedetti davanti al cancello e io non vedevo l'ora di buttarmi sul letto per fare un doccia calda e andare a dormire.
Era tutto il giorno che ero via e, come se non bastasse, avevo pure ballato per un'ingente quantità di ore, perciò mi sentivo totalmente sfinita.

I miei genitori mi avevano avvisato soltanto pochi istanti prima che sarebbero usciti in centro. Mi avevano riferito che Charlotte aveva dormito tutto il pomeriggio e che doveva stancarsi per poter riuscire ad addormentarsi ancora.

Sapevo, invece, che mia sorella Bianca sarebbe uscita con il suo fidanzato.
O meglio, con quel coglione traditore del suo fidanzato.

Non mi andava a genio la loro relazione, però non potevo oppormi al loro legame.
A mio padre non faceva né caldo né freddo; invece mia mamma, appena vedeva Ethan, lo riempiva di complimenti e non smetteva di esprimersi su quanto lui fosse perfetto per mia sorella. Ogni volta che succedeva ciò, io lo fulminavo con lo sguardo. Lo odiavo.

Non avevo delle belle sensazioni nei suoi confronti ed ero fermamente convinta di non sbagliarmi. Sapevo ci fosse sotto qualcosa, però non ero mai riuscita a trovare delle prove da far vedere a mia sorella e far aprire lei gli occhi una volta per tutte.

Quella sera però, sulla strada di ritorno dal ristorante Da Maddalena, tutto si confermò.
Era meglio non venire a conoscenza di quel fatto, in un certo senso.

Io dovevo trovare una soluzione. Dovevo cogliere lui e la sua amante un'altra volta insieme, fotografarli e, infine, mostrare gli scatti a Bianca.
Questo però significava che avrei dovuto seguire Ethan oppure la migliore amica di B.

Smisi di pensare, non volevo farmi rovinare la serata pensando a quelle due brutte persone.

Iniziavo ad avere freddo, in fondo avevo soltanto un tailleur aderente di un materiale fine, perciò chiamai Bia al telefono per chiedere entro quanto tempo sarebbe tornata, ma, sfortunatamente, non rispose. Avevo paura che il suo ragazzo potesse farle qualcosa. Ero avvolta dall'ansia.

Sentii il motore di una macchina nella via e cominciai a sudare. Temevo potesse essere uno stupratore o un serial killer.

Volevo alzarmi per tentare di scavalcare il mio cancello, però era alto tre metri e, in aggiunta, non avevo le calzature adatte.
Sarei morta in qualunque caso, infilzata nel portone oppure accoltellata dal maniaco.

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